Ucraina. Dal fronte don Igor tra cibo ed elmetti

Kharkiv
(Foto Gregorio Semenkov)

“La situazione da noi è stabile. Ma ci sono posti, anche vicino a noi, dove c’è tanta gente senza cibo e acqua da giorni. Si trovano nei seminterrati o nei bunker. Non possono uscire perché ci sono i bombardamenti”. La voce è quella di Don Igor nome di fantasia che un sacerdote ucraino si è dato per non essere scoperto. Lo abbiamo chiamato nel suo Paese, nella parte occidentale, nei pressi del corridoio umanitario verso la Polonia che fa capo a Leopoli. È lì che opera per aiutare chi combatte e chi cerca di mettersi in salvo (servizio integrale su Il Nuovo Torrazzo in edicola).

La situazione

Sentito dell’avanzata russa in Ucraina, anche verso la parte occidentale, lo abbiamo chiamato questa mattina (martedì), dopo che venerdì ci aveva raccontato di bombardamenti in città vicine a quella nella quale opera e di un aereo russo che aveva sorvolato la zona probabilmente per ispezionare e individuare obiettivi sensibili.

“Come si muovono i russi è incredibile – continua – sparano alla gente civile, una famiglia che va per la strada o un’auto che passa. È una cosa orribile vedere tutto questo. Il demonio esiste e può portare questa distruzione. Dall’altra parte andiamo avanti aiutando perché il male non è l’ultima parola. Andiamo avanti aiutando la gente”.

Assalto atteso

Un assalto atteso, ma “non mi aspettavo si sarebbe arrivati a tanto – aggiunge –. Il pericolo c’era, lo sapevamo, ma nessuno poteva prevedere a cosa sarebbe arrivato Putin. Si stava pensando a cosa si sarebbe potuto fare se fosse scoppiata la guerra che poi è arrivata all’improvviso. Non siamo riusciti a creare una fondazione o una organizzazione e allora ci siamo mossi come volontari e ci siamo appoggiati al mio conto corrente privato aperto in Polonia sul quale confluiscono donazioni che utilizzo per acquistare quanto serve per i profughi e per i nostri connazionali che stanno difendendo le nostre città e la nostra gente”.

Non solo cibo e vestiario per l’Ucraina aggredita, ma medicine e giubbotti antiproiettile oltre ad elmetti. “Sì è così. Dalla nostra città partono tanti uomini che hanno raggiunto i fronti delle battaglie a Kiev e Kharkiv. Chi è qui si occupa di prepararsi all’eventuale battaglia e presta aiuto ai profughi che stazionano o che transitano per raggiungere la Polonia. Diamo vestiti, cibo e medicinali. Alcuni di questi sono molto costosi ed è per questo che servono soldi”.

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