Caritas Crema. Riapre il “dormitorio” Rifugio San Martino

rifugio san martino
Uno scorcio del "dormitorio" Rifugio San Martino in via Civerchi

Lunedì 1° novembre prossimo Caritas Crema riapre il “dormitorio” Rifugio San Martino – in via Civerchi – che la diocesi di Crema da otto anni mette a disposizione di persone che, per varie vicissitudini, si trovano senza una fissa dimora e a vivere in condizioni di povertà e profondo disagio.
Questa sera, martedì 26 ottobre, nel salone della Casa della Carità si terrà un incontro, alle ore 21, aperto oltre che ai volontari anche a tutte le persone interessate a mettersi a disposizione per un’informativa sul tipo di esperienza da vivere e la presentazione del team di lavoro. Per partecipare è necessario avere il Green pass.

Il “dormitorio” al tempo del Covid

“Quest’anno – evidenzia il referente del servizio, Massimo Montanaro – gli operatori e i volontari che assicurano l’assistenza notturna nella struttura dovranno obbligatoriamente essere in possesso di Green pass, anche per la loro sicurezza essendo gli ospiti non tutti nelle condizioni di esibire il passaporto verde. E questo nonostante la Caritas, dallo scorso mese di marzo e continui tuttora, abbia proposto alle persone con cui entra in contatto la possibilità di vaccinarsi. Non sempre, tuttavia, chi vive per strada aderisce a questa sollecitazione; comunque non possiamo escluderlo dal rifugio, soprattutto nei periodi di maggior rigore”.
“Come già lo scorso anno – aggiunge – continueremo a mantenere in vigore il protocollo Covid, che prevede, oltre alla misurazione della temperatura all’ingresso e alla dotazione dei dispositivi di protezione, l’osservanza del distanziamento. Questo potendo anche utilizzare alcuni degli ampi spazi disponibili al piano terra del palazzo ex Artigianelli, dove saranno servite la colazione mattutina e il rifocillamento all’accoglienza di sera.

Un posto sicuro e al caldo per dormire e per rifocillarsi

Montanaro spiega che inoltre, da marzo dello scorso anno, non è stato interrotto, anche durante questa estate, il servizio mensa per tutti coloro che sul territorio si trovano in condizione di grave marginalità, che registra una frequenza media giornaliera di una ventina di persone.
L’accesso al Rifugio, come già gli scorsi anni, avviene facendo domanda al Centro di ascolto diocesano alla Casa della Carità in viale Europa 2, o alla Casa d’Accoglienza in via Toffetti 2, oppure attraverso i Servizi sociali del territorio, o anche presentandosi direttamente in via Civerchi, all’apertura del “dormitorio”.

Dormitorio, non solo accoglienza. Relazioni e resinserimento

Durante la notte sono presenti due volontari, o anche tre, che hanno tutti i riferimenti utili in caso di necessità. Mentre nella fascia dell’accoglienza, dalle ore 20 alle 22, e in quella dell’uscita, dalle 7 alle 9, si alternano quattro operatori, perché “oltre a offrire la possibilità di dormire in un letto, al riparo dai rigori dell’inverno – tiene a evidenziare Montanaro – è importante poter stabilire relazioni con queste persone, per dare la possibilità, a chi lo desidera, di cercare un’opportunità di uscita dalla situazione di bisogno, venendo ‘preso in carico’ e accompagnato in un percorso più strutturale all’interno dei progetti di accoglienza e di reinserimento sociale della Casa della Carità”.
Dallo scorso anno è stata avviata una collaborazione con il sottocomitato cittadino della Croce Rossa Italiana, per cui ogni lunedì sera alcuni dei suoi giovani volontari, nella fascia oraria dell’accoglienza, espletano alcune prestazioni di base quali la misurazione della pressione e piccole medicazioni di vario tipo.

Il servizio al “dormitorio” un’esperienza da proporre alle comunità

“Il servizio al Rifugio – sottolinea il direttore di Caritas Crema, Claudio Dagheti – è un’esperienza di relazione con gli ultimi, che centra con il proprio percorso di fede. Come Gesù era attento ai più poveri, a chi stava ai margini della società, così anche a noi viene data l’opportunità di provare a costruire una relazione con loro, al di là del servizio. Perché quello che fa il volontario nelle notti in dormitorio non è semplicemente erogare il servizio per dormire, la colazione o la doccia, ma è costruire una relazione.”
“Per questo – aggiunge – sarebbe bello se ogni parrocchia proponesse quest’esperienza di relazione con gli ultimi all’interno della comunità, adottando una notte e proporre l’esperienza all’interno comunità, facendo sperimentare che gli ultimi sono persone con cui si può stare e creare relazioni anche di amicizia”.