7 aprile, domenica in Albis. Festa della divina misericordia: don Giancarlo Camastra commenta il Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Don Camastra commenta il Vangelo

La domenica in Albis, festa della divina misericordia, chiude l’Ottava di Pasqua. Per la nostra meditazione ci soffermiamo su una delle battute più famose di Tommaso: «Se non vedo, non credo» (cfr. Gv 20,25).
Tommaso è uno del gruppo dei dodici apostoli ma, rispetto al gruppo più grande dei discepoli, è chiamato a una particolare intimità con il Maestro. La chiamata a seguire Gesù ha implicato per gli apostoli una separazione dalla vita precedente per entrare in una nuova vita: la vita in Cristo.
Nel capitolo 11 del Vangelo di Giovanni, alla notizia della morte di Lazzaro, Tommaso è l’unico che aderisce alla richiesta di Gesù di tornare in Giudea, nonostante la prospettiva di morte che incombeva su di lui, dimostrando così di avere un certo coraggio nell’andare col Signore nonostante il reale pericolo. Un grande zelo, buono e positivo, tuttavia questo zelo nasconde una piccola divergenza: Gesù non va per morire, ma per far risorgere l’amico Lazzaro. Questa divergenza tra il punto di vista di Gesù e quello di Tommaso indicano che il discepolo non è in sintonia piena con il Maestro, è come se non riuscisse a vedere, a comprendere le parole di Gesù, c’è una sorta di cecità. Nel Vangelo di questa domenica, l’evangelista Giovanni annota che Tommaso non era con gli altri dieci apostoli (Gv 20,19) durante la prima apparizione di Gesù al loro gruppo, ma non dice nulla della presenza di Didimo all’annuncio che Maria Maddalena fa agli Apostoli dopo il suo incontro con il Risorto: questo porta alcuni esegeti a supporre che Tommaso era presente con i suoi compagni a quel primo sconvolgente messaggio.

Tommaso, il credente zelante

Che cosa è scattato in lui? Perché l’incredulità di Tommaso di fronte all’annuncio entusiasmante della Risurrezione di Gesù fatto prima dalla Maddalena e poi dai suoi compagni? Chi è Tommaso?
A mio giudizio Tommaso può rappresentare il credente zelante, che ha percorso un importante pezzo di strada come tutti gli altri apostoli, piuttosto che un neo convertito. Il suo zelo a volte gli ha impedito di notare come non ci fosse una perfetta coincidenza tra il messaggio di Gesù e quello che l’apostolo voleva o credeva.
Proprio l’annuncio della resurrezione sembra essere la causa scatenante della sua incredulità, è come se la Risurrezione di Cristo faccia “venire i nodi al pettine”. Tuttavia possiamo tranquillamente affermare che già l’evento della Croce è stato un momento traumatico per tutto il gruppo degli Apostoli e per Tommaso un primo passo verso la verità delle sue divergenze con il Maestro. L’incredulità di Tommaso è allora in qualche modo legata all’evento della Pasqua di Cristo.

I segni di Cristo

Otto giorni dopo la prima apparizione del Risorto agli apostoli, si ripete la stessa situazione stavolta con Tommaso lì presente e la sua posizione non sembra per nulla cambiata: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (Gv 19,25).
Probabilmente Tommaso sta quasi rivendicando il “diritto” di godere della visione del Risorto conferitogli dal Maestro nei discorsi di addio (Gv13-17): «La visione da lui pretesa non ha infatti per oggetto qualche generico prodigio … ma nientemeno che il rivedere Gesù Signore risorto nella sua identità con il crocifisso – fondamento della fede per tutte le generazioni»1.
Indubbiamente il finale del Vangelo lascia con l’amaro in bocca: «Perché mi hai visto hai creduto? Beati coloro che hanno creduto senza vedere!» (Gv 20,29), perché non tutti possono “rivendicare a Cristo il diritto di vederlo”, come ha fatto Tommaso.
Ci soccorre il versetto successivo (Gv 20,30), che ci indica che per arrivare a godere della beatitudine di chi crede, occorre meditare i segni di Cristo riportati dall’evangelista: è quindi l’obbedienza alla meditazione della parola di Dio la chiave per arrivare a quella fede tanto lodata da Gesù nei Vangeli.

  1. R. Vignolo, Personaggi del quarto Vangelo. Figure della fede in san Giovanni, Glossa, Milano 2015, 69.

 

don Giancarlo Camastra