E’ stata la notte più dura. “Kiev è sotto bombardamento. Purtroppo si contano vittime anche tra i civili. I soldati russi sono sulle strade centrali della città dove per tutta la notte ci sono stati esplosioni e spari e continuano ad esserci”. È il racconto drammatico da Kiev di don Taras Zheplinskyi, capo redattore del Dipartimento di comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina.
La gente abbandona le proprie abitazioni per rifugiarsi in luoghi sicuri
“Si sentono in continuazione le esplosioni e i colpi delle armi – dice il capo redattore -. Sulle strade non si vede nessuno, sono deserte. Nei punti di scontro, sono avvolte da fuoco e fumo”.
La gente, per paura, lascia le proprie abitazioni per rifugiarsi in luoghi sicuri. “Anche la nostra Chiesa cattedrale della Resurrezione di Kiev è diventata un luogo di riparo. Le persone rimangono lì di giorno, ma soprattutto di notte, quando la situazione fuori è più pericolosa. Si usano le stazioni della metropolitana. Le persone che si rifugiano in questi posti sono sempre di più. Non lasciano questi ripari.
Stanotte, è nato un bambino in uno dei rifugi nella metropolitana di Kiev. Questa nascita è per noi segno della forza della vita che è più forte di ogni guerra. E con questa nascita, Dio ci dà un segno di speranza”.
A Kiev e in tutta Ucraina si combatte
“Devo dire che il nostro esercito sta dando prova di una degna risposta. L’Europa e l’Italia devono sapere anche che ci sono tanti soldati russi che sono stati presi dai nostri soldati ucraina e si sono arresi. E quando chiamano le loro famiglie a casa, i parenti non sapevano che erano stati arruolati. Questo vuol dire che nessuno qui vuole la guerra”.
“Sappiamo – prosegue il sacerdote – che l’obiettivo dei militari russi sono le sedi del governo e del parlamento ucraino che si trovano proprio nel cuore della città e non si fermeranno fino a che non li raggiungeranno. Ma devo dire che il nostro esercito sta reagendo”.
Tutti a difendere l’indipendenza
Gli Stati Uniti sono pronti ad aiutare il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky aiutandolo a lasciare Kiev per evitare di essere catturato o ucciso dalle forze russe.
“Ma il nostro presidente ieri ha pubblicato un video dicendo
di aver rifiutato l’offerta americana per rimanere a Kiev e difendere il nostro Paese”. “La battaglia è qui”, ha detto Zelensky. “Siamo tutti qui”, ha aggiunto facendo vedere nel video anche il premier Denys Chmygal. “I nostri militari, i nostri concittadini, la società, siamo tutti qui per difendere la nostra indipendenza, il nostro Stato”.
La gente in fuga
Don Taras parla al telefono mentre sta lasciando Kiev in macchina per raggiungere Leopoli, città che si trova ad Ovest dell’Ucraina al confine con la Polonia.
“Ma nessun posto è sicuro”, dice. “A Leopoli sono stati annunciati attacchi aerei”.
Le stime dell’Onu, su dati del 24 febbraio, parlano di oltre 100.000 ucraini costretti a lasciare le loro case e sfollare all’interno del Paese, mentre diverse migliaia si sono già diretti verso Polonia, Lituania, Ungheria, Slovacchia, Moldavia e Romania. Ma le stime degli sfollati sono destinate inevitabilmente ad aumentare in queste ore.
Grazie a papa Francesco
E mentre a Kiev e in Ucraina si combatte, la diplomazia della Santa Sede non cessa di lavorare per la pace. E’ arrivata anche qui la notizia sia dell’incontro di papa Francesco a Roma con l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, sia della telefonata che il Santo Padre ha fatto nel tardo pomeriggio di ieri all’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shenvhcuk.
“Ringraziamo papa Francesco – dice don Taras -. Abbiamo saputo con gioia della sua visita all’ambasciata russa. E’ molto importante perché la voce del Papa unisce il mondo e unisce soprattutto i cattolici che vivono in diversi paesi.”
Quando Giovanni Paolo XXIII riuscì a mantenere la pace tra Stati Uniti e Unione Sovietica
Don Taras prosegue spiegando quanto sia importante sapere che questa voce potente parla a favore della pace e dell’Ucraina, in questa guerra cominciata dalla Russia. “E’ molto importante perché in queste ore l’Ucraina ha un grande bisogno del supporto di un mondo unito per aiutare il nostro Paese a difendersi.
Noi crediamo che papa Francesco possa davvero riuscire laddove le diplomazie mondiali hanno fallito.
Ricordiamo l’azione durante la guerra fredda, negli anni ’60, di Giovanni Paolo XXIII, il Papa di pace. E’ riuscito a mantenere la pace tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica durante un periodo di altissima tensione. E’ quindi già successo nella storia e questo ci dà la certezza che il Papa può aiutare a risolvere questa situazione a favore della pace”