Sabato 2 ottobre, alle ore 21 presso l’Auditorium Manenti, chiesa di San Bernardino a Crema, al’interno del Festival “I Mondi di Carta” verrà proposto, come ormai ben noto, un appuntamento con Bottesini sacro: The Garden of Olivet – Oratorio devozionale per pianoforte, coro e quattro voci.
L’evento si terrà in prima esecuzione mondiale moderna in collaborazione con Associazione Giovanni Bottesini e Coro Claudio Monteverdi.
Originariamente composto per orchestra, coro e quattro voci, è stato eseguito per la prima volta a Norwich nel 1887. Una valida occasione per riflettere sul Bottesini sacro.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Si raccoglieranno donazioni a favore della Caritas di Crema.
La storia di questo Oratorio è davvero affascinante.
Il 12 ottobre del 1887 venne rappresentato con grande successo al Festival di Norwich in Inghilterra l’oratorio di G. Bottesini “The Garden of Olivet”.
L’oratorio fu replicato poi a Londra il 17 novembre alla Sacred Harmonic Society di Londra. Questo lavoro venne scritto da Bottesini durante il 1886 e fu terminato presumibilmente tra settembre ed ottobre di quell’anno.
Nella brillante e approfondita recensione che segue, a cura della rivista “Il Trovatore”, si trovano molti dettagli sull’esecuzione, l’accoglienza e la struttura musicale dell’opera.
Purtroppo la partitura dell’orchestra non è sopravvissuta ma esiste una valida riduzione per pianoforte che viene presentata oggi al pubblico.
«Il trovatore», 21 ottobre 1887
Oggi, in occasione del Festival triennale, a beneficio degli Istituti di Carità di Norfolk e Norwich, nella sala dell’antico Convento di Sant’Andrea, è stato eseguito l’Oratorio di Bottesini. La vasta sala era piena di uditori. Bottesini è stato salutato, al suo primo apparire, da un lungo applauso del pubblico, a cui si unirono i professori dell’orchestra ed i cantanti dei cori. Questo Oratorio devoto è così chiamato perché di genere rifessivo e narrativo, quindi diverso dall’Oratorio drammatico: Il giardino degli olivi. Le parole sono di Joseph Bennet, musicista e critico distinto, letterato e profondo conoscitore di soggetti biblici. Per non offendere suscettività religiose e schivare la taccia di profanazione di un soggetto sacro, lo trattò con molta delicatezza. Finge un lettore che mediti sulla Bibbia l’agonia, il tradimento e la morte del Redentore, aggiungendo osservazioni, preghiere e slanci religiosi suoi. Potrebbesi chiamarla una predica musicale. La parte del lettore (Narratore) è il contralto; Gesù è il baritono; Giuda il basso (parte piccola); il soprano, il tenore ed i cori figurano in preghiere e le esclamazioni del Narratore. Musica essenzialmente italiana, ancorché studisi di seguire il genere dell’Oratorio come piace qui, melodica, pure scorrevole, ma castigata quasi sempre, perché ispirata da profondo sentimento religioso, interpretazione felice del libretto e del soggetto. Alcune reminiscenze mendelssohniane ed in alcuni punti fattura verdiana. Finali splendidi, uso fughe. Il primo preludio per orchestra è maestoso con tre note (leitmotif) che predominano in tutto lo spartito e specialmente nella parte assegnata a Gesù ed ai cori. I cori, di buona fattura, di molto effetto, se non tutti sempre assolutamente belli, molti però di stile assai elevato. Gli a soli melodici, forse un tantino teatrali, ma piacevoli, toccanti, ispi- rati. Un duetto tra soprano e tenore molto geniale, forse un pochino mondano, però farebbe uno splendido pezzo di musica da camera. Nella seconda parte un tempo di marcia che indica l’entrata degli sgherri che accompagnano Giuda, pezzo di stile sostenuto. Poi un’aria per contralto, che gli intelligenti dichiarano il più bell’a solo dell’Oratorio. Gran pezzo di chiusara soli e coro di grande effetto; il compositore si vale dei due soggetti del preludio, formando così una superba cornice al suo lavoro che è serio, non mancante di unità, a momenti drammaticissimo, per esempio quando Gesù grida due volte agli sgherri: Sono io, sono io, con una gran pausa e poi scoppio in orchestra. Bottesini dimostra d’avere studiato parecchio i celebri modelli del genere sacro, approdandone con vantaggio e trovando momenti felici. L’istrumentazione da grande artista e sempre conservatosi italiano, la sola pecca è che qualche momento predominano troppo gli ottoni. Il soprano miss Marriott ha gran voce, però non sempre felice negli attacchi; sforzò qualche volta a danno della chiarezza. Il contralto miss Wilson, bel volume di voce, metodo eccellente, dizione perfetta, però freddina e non sempre espressiva. Il tenore Lloyd, il primo e meritamente celebre tenore d’Inghilterra, voce chiara, simpatica, pastosa, metodo italiano. Il baritono Santley un po’ in decadenza per l’età, ma rivelasi sempre artista eccellente e coscienzioso. Il basso Brockbanck, parte piccola, artista non superiore. L’orchestra è composta di 70 professori scelti fra i migliori d’Inghilterra. Fra i violini noto il conte Contin di Venezia, ex direttore dell’Istituto Benedetto Marcello. L’esecuzione accurata assai, Bottesini la diresse ispirandovi la sua grand’anima di artista italiano, e ottenendo coloriti eccellenti. I cori, 250 voci, scelti tra le Società corali delle Abbazie di Westminster, di Windsor, di Cambridge, di Baxton e delle cattedrali, rinomate per cori, di Ely e Carlisle. Tra i tenori notai uno degli Sceriffi di Norwich! Molti hanno offerto l’opera loro gratuita. Nonostante le previsioni, questo si può considerare come un altro trionfo dei maestri nazionali, il quale fa ritenere in quel conto che si meritano i giudizi di certa stampa anglo-tedesca. Sebbene sia proibito applaudire la musica sacra, pure le frequenti acclamazioni denotavano il successo che andava man mano crescendo. L’esecuzione è durata due ore. Alla fine lunghi generali applausi. Bottesini era commosso. Gli italiani presenti tutti contenti.