Montodine-Ripalta Arpina: Incuria per il ponte sul fiume Adda

La prima sensazione che si prova, guardandolo e passandoci sopra, è quella dell’abbandono. Diciamo pure dell’incuria. E il pensiero va alla ‘storia’ di questo ponte, tanto da dire: non avrà mai pace.
Il ponte è quello sul fiume Adda tra Montodine e Ripalta Arpina, struttura nevralgica nel collegamento tra il Cremasco e il Lodigiano, lungo la strada che porta a Piacenza passando per Castiglione e Codogno. Rami e arbusti hanno invaso la pista ciclabile che, su entrambi i sensi di marcia, fiancheggia la carreggiata: da mesi ci sono cartelli che impediscono l’accesso e che, di fatto, vietano il transito. Qualcuno che provveda al taglio delle sterpaglie e alla pulizia? Nemmeno l’ombra… Ma non è tutto: l’intero tracciato del ponte – comprese le rampe stradali d’accesso – presenta l’asfalto profondamente usurato tra sgretolamenti, disconnessioni e profonde quanto pericolose buche.
Scatta immediata la domanda: a chi tocca la manutenzione? Non ai Comuni i quali, potendo, molto probabilmente avrebbero già risolto con i loro cantonieri. Non toccherebbe nemmeno alle Province (il ponte è ‘a cavallo’ tra Cremona e Lodi), anche se qualcuno dice che qualcosina la potrebbero fare. Rimane l’Anas: sua, confermano gli amministratori comunali, è la competenza sulla struttura strallata che unisce le due sponde dell’Adda.
“Qui non si vede mai nessuno”: lo dicono persone che quotidianamente percorrono la strada. E che confermano l’assenza di manutenzione. Lungo la ciclabile è impossibile passare da tempo: la vegetazione, cresciuta senza nessuna potatura, impedisce il passaggio e in certi punti le radici hanno ‘rotto’ l’asfalto. L’unico accorgimento sono, come detto, i cartelli che vietano l’accesso: son lì da mesi, in attesa che qualcuno intervenga. Lo stesso vale per l’asfalto che sta andando in pezzi.
Ricordiamo che il nuovo ponte sull’Adda è stato inaugurato il 14 dicembre 2009: 15 anni, 1 mese e 5 giorni dopo il crollo – avvenuto il 9 novembre 1994 – del vecchio manufatto. In mezzo, accanto al disagio di un intero territorio, un’incredibile odissea tra progetti sbagliati, lungaggini burocratiche, ricorsi e controricorsi, imprese fallite: un ponte, insomma, dalla storia travagliata e controversa. Un ponte che oggi presenta nuove ‘ferite’ dovute all’incuria. ‘Ferite’ da sanare, si spera, al più presto.