I funerali a Trescore del parroco don Elio Ferri

Celebrati oggi pomeriggio alle 15, in una chiesa di Trescore traboccante di fedeli e sacerdoti, i funerali del parroco don Elio Ferri, deceduto martedì alle 11.30 dopo una breve malattia. 

Ha presieduto la liturgia funebre il vescovo mons. Daniele Gianotti.

All’inizio della celebrazione è stato letto

IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI DON ELIO:

Sulla soglia di passare all’altra sponda, mi guardo indietro e mi rendo conto che il bilancio non è dei migliori, nonostante mi sia sempre sforzato di lavorare tanto per Gesù e per la sua Chiesa.

Per questo oso chiedere perdono a Dio misericordioso: “Nella tua grande bontà cancella il mio peccato!”. E oso chiedere perdono a tutti: ho senz’altro qualcosa da farmi perdonare, mentre io assicuro di non avere nulla da perdonare. 

Ma, per non lasciarmi sanguinare il cuore per quanto non ho vissuto bene, è giunto il momento di dire “grazie!”. 

Grazie a Dio, mio Padre buono; grazie a Gesù Cristo, mio Salvatore; grazie allo Spirito Santo, mia fortezza e consolazione. E grazie a tutti coloro che mi hanno reso la vita contenta.

A tutti dico che vado a raggiungere quelli che mi amarono, in particolare i miei genitori, dei quali conservo grata e perpetua memoria.

Vado ad  attendere quelli che mi amano, in particolare i miei fratelli con le rispettive famiglie, i Vescovi e i sacerdoti del presbiterio diocesano, le tantissime persone che ho avuto la grazia di incontrare nelle parrocchie che sono state anche “mie”: Credera, Quintano, Madignano, Santissima Trinità in Crema, Camisano, Scannabue,

Montodine, Trescore Cremasco. A tutti il mio affettuoso augurio: che siate felici nell’oggi e nell’eternità!

Oh, come vorrei che tutte le persone che mi vogliono bene siano felici!

Mi affido volentieri al cuore materno della Vergine Maria, affinché interceda per me peccatore nell’ora della mia morte, e mi accompagni nel gaudio eterno di Dio. Amen!

Don Elio Ferri

Prima dell’omelia del vescovo, don Mario Piantelli, compagno di ordinazione di don Elio assieme a don Ersilio Ogliari, ne ha ricordato la figura. 

Al termine della Messa, commosso ricordo di don Nicholas Sangiovanni, figlio spirituale di don Elio.

Pubblichiamo l’omelia del vescovo Daniele. 

Su Il Nuovo Torrazzo di domani il profilo biografico di don Elio Ferri. 

OMELIA DEL VESCOVO DANIELE

All’inizio del suo testamento spirituale, don Elio ha citato il primo versetto del Salmo col quale abbiamo pregato dopo la prima lettura. È il salmo pasquale per eccellenza, che inizia e finisce proprio con le parole «Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna e la sua misericordia» – e chiede, e insieme proclama, la salvezza e la vittoria di Dio: «Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!» (Sal 118/117, 25).

Questa preghiera, e questa certezza, sono la nostra preghiera e la nostra certezza per don Elio: ti preghiamo, Signore: dona a questo tuo servo, il nostro fratello Elio, tuo ministro nella Chiesa, la salvezza nella quale egli ha creduto, e che ha proclamato con la sua vita e con il suo ministero. Come lui stesso ti ha chiesto, nella tua grande bontà cancella ogni suo peccato, e rendilo partecipe della tua vittoria pasquale sul peccato e sulla morte.

Mi è stato detto che fra i tre segni che i preti ordinati il 25 giugno 1977 dal vescovo Manziana avevano messo nell’immagine ricordo di quel giorno lieto – la Parola, la luce e la croce – don Elio aveva scelto per sé la croce. Dio, evidentemente, ha preso sul serio questa scelta, e ha chiesto a don Elio di abbracciare la croce di Cristo non soltanto nel dono generoso di sé al servizio dei fratelli nella Chiesa, che è chiesto ad ogni prete, e neppure solo nelle tante croci quotidiane, con le quali anche lui ha dovuto fare i conti vivendo il suo ministero, ma anche nella malattia che ha colpito il suo corpo e che in un tempo così breve l’ha stroncato e condotto alla morte.

Con il Salmo 118 abbiamo pregato così: «Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore» (v. 19). Per ogni prete (ma anche per ogni credente) queste parole danno voce al desiderio di entrare nella vita piena, e di sperimentare la benedizione di Dio.

Don Elio si è sentito rispondere: «È questa la porta del Signore: per essa entrano i giusti» (v. 20). Questa porta è quella per la quale è passato Cristo: è la porta stretta della fede, della pazienza a tutta prova, della speranza che non viene meno, della carità che si esprime in un concreto voler bene alle persone e alle comunità, del perseverare nella fedeltà anche quando la malattia ti travolge e scopri che Dio ti chiama all’ultima Pasqua, all’ultimo passaggio, molto prima di quanto non ti saresti aspettato.

È la porta stretta della vita e della felicità, quella felicità che don Elio ci augura nel testamento spirituale: «Che siate felici nell’oggi e nell’eternità. Oh, come vorrei che tutte le persone che mi vogliono bene siano felici!». Raccogliamo con riconoscenza questo augurio: ma lo raccogliamo consapevoli che don Elio, da questo altare, ci ripeterebbe anche, senza tanti complimenti, in un modo anche un po’ ruvido e schietto, ciò che Gesù dice nel Vangelo: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7, 21).

Don Elio ci lascia l’augurio di una felicità non a buon mercato, ma scoperta nell’incontro lieto e generoso con la volontà del Padre, che Gesù Cristo ci rivela. È un augurio che pensiamo indirizzato in modo speciale agli adolescenti e ai giovani: a loro don Elio ha voluto particolarmente bene, soffrendo, anche, quando gli sembrava di non trovare risposta; e tanti di loro, come sappiamo, ha aiutato a cercare la felicità scoprendo e seguendo la chiamata di Dio per la loro vita; e di questo gli siamo particolarmente debitori.

Il Signore ha chiesto a don Elio di abbracciare la croce anche attraverso la malattia. In questo modo, però, gli ha fatto anche un dono che, mi è stato detto, egli desiderava molto: il dono di morire da parroco, di morire spendendosi per la sua comunità. Vorrei che questa parrocchia di Trescore portasse profondamente nel cuore questo desiderio di don Elio, e lo raccogliesse come seme capace di portare frutti di unità, di reciproca accoglienza, di generosità nella vita della fede, nell’educazione cristiana delle nuove generazioni, nella testimonianza piena alla gioia e alla bellezza del Vangelo in questo paese.

Anche per questo motivo, sicuro di interpretare anche i sentimenti della parrocchia, vorrei ringraziare in modo speciale i famigliari di don Elio, soprattutto i fratelli e la sorella che, con disponibilità e senso di Chiesa, hanno acconsentito a che l’ultimo saluto della Chiesa cremasca a don Elio, il loro fratello più giovane, avvenisse in questa parrocchia, prima di partire per l’amata parrocchia natale di Credera, dove il suo corpo riposerà in attesa della risurrezione.

I suoi genitori e i suoi cari, i vescovi e i confratelli defunti, i tanti parrocchiani che ha accompagnato all’incontro con Dio, e soprattutto i piccoli e i poveri, ai quali ha voluto particolarmente bene, siano ora i suoi compagni nell’incontro con il Padre, perché arrivando alla porta del Paradiso don Elio sia accolto con le parole del Salmo: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore»; e lui, a sua volta, ci benedica dalla casa del Signore (cf. v. 26), ormai raggiunta per sempre