Ucraina. L’annuncio “Cristo è Risorto” sotto gli attacchi dei droni e in clandestinità nei territori occupati

Ucraina
Fanar, Pasqua 2024. Patriarca Bartolomeo (foto N. Papachristou)

Pasqua di sangue in Ucraina. Domenica 5 maggio, nel giorno in cui le chiese orientali celebravano, secondo il calendario giuliano, la Resurrezione di Gesù, i russi hanno lanciato droni da sud a nord del Paese, colpendo in particolare le regioni di Kharkiv, Kherson e Mykolaiv, Dnipropetrovsk, Sumy. 15 persone sono rimaste ferite a Kharkiv mentre un attacco di missili nella regione di Donetsk ha ucciso due persone. C’è distruzione nella regione di Dnipropetrovsk. I leader spirituali rivolgono un pensiero e una preghiera per la pace.

L’appello a una pace giusta e duratura

Agli “auguri” espressi da papa Francesco nel Regina Coeli di Roma, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo risponde dal Fanar con un appello a una pace giusta e duratura. “Preghiamo per i nostri fratelli e sorelle che sopportano difficoltà e dolore, desiderano la pace nel Medio Oriente devastato dalla guerra e nell’Ucraina da lungo tempo sofferente, cercando la riconciliazione, la giustizia e la solidarietà come fondamento per una pace duratura”.
Il Patriarca rilancia l’iniziativa per uno scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina, “soprattutto nella sacra occasione della Pasqua”.
“Chiediamo al Signore della misericordia di illuminare le nostre menti e i nostri cuori, guidandoci sulla via della verità”, mentre “proclamiamo con gioia: ‘Cristo è risorto!’ con incrollabile convinzione sulle labbra”.

La situazione in Ucraina, anche per le chiese, è difficilissima

In un’intervista a Radio Svoboda il metropolita Epifanio, Primate della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” (indipendente da Mosca) fa un drammatico punto della situazione nei territori temporaneamente occupati dove “la nostra Chiesa è fuori dalla cosiddetta ‘loro legge’”. “Abbiamo praticamente perso tutte le nostre chiese in Crimea – fa sapere il metropolita –. E recentemente la cupola della cattedrale di Simferopoli è stata smantellata”.
Nei territori delle regioni di Donetsk attualmente occupati, nelle regioni di Luhansk e Kherson, la chiesa ortodossa guidata in Ucraina dal metropolita Epifanio, continua a operare ma clandestinamente.
Ci sono ancora sacerdoti nei territori di quelle regioni, ma svolgono segretamente le loro attività e i servizi liturgici. A costo purtroppo anche della loro vita.

I sacerdoti invitati ad andarsene, decidono di rimanere

Il 13 febbraio scorso, secondo le notizie in possesso del metropolita Epifanio, i russi hanno fatto irruzione nella residenza del 59enne p. Stepan Podolchak a Kalanchak, abate della chiesa locale ortodossa. Lo hanno portato in una destinazione sconosciuta e il 15 febbraio sua moglie è stata chiamata e “invitata” a identificare il corpo del marito defunto.
Per questo motivo, i vescovi di Donetsk e Mariupol e Kherson hanno invitato i loro sacerdoti ad andarsene perché “la vita umana è preziosa” ma i sacerdoti hanno liberamente deciso di rimanere.
“Ogni giorno offriamo preghiere per la vittoria della verità e per una pace giusta per l’Ucraina”, dice Epifanio il cui pensiero – nel messaggio della Pasqua – si rivolge a “tutte le vittime dell’aggressione russa, i feriti, i rifugiati forzati, e soprattutto a coloro che celebrano questa Pasqua sotto il giogo dell’occupazione temporanea, nelle catene della prigionia, sotto il potere del nemico. In questi tempi bui e terribili, la testimonianza della fede nella risurrezione di Cristo rafforzi tutti voi, cari fratelli e sorelle, e alimenti la luce della speranza di vittoria”.

Vicinanza a quanti hanno perso parenti e amici nel conflitto

Gli fa eco Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della chiesa greco-cattolica ucraina. “Avvolgo con il mio affetto paterno le famiglie delle vittime”, dice, a chi sta soffrendo per “la perdita di un figlio o di una figlia, di un fratello o di una sorella, di un marito o di una moglie, di un padre o di una madre”.
“Abbraccio i feriti” e “tutti i parenti dei nostri detenuti e delle persone scomparse che celebrano oggi la Pasqua in lacrime. A tutti coloro che sono stati privati ​​della loro casa a causa della guerra ed espulsi dalla città o villaggio natale, agli sfollati interni e a coloro che hanno trovato temporaneo rifugio fuori dalla Patria, auguro la consolazione spirituale e la fiducia che laddove il Signore è risorto, lì siamo sempre a casa”.