Impossibile fermarsi. Non c’è tempo, troppe le cose da fare. È più facile riempirci la giornata di impegni, piuttosto che fermarci e riposare.
Siamo ormai diventati abilissimi a non lasciare nessuna casella vuota nell’agenda. Possiamo fare tutto. Arrivare ovunque. Sopportare ogni tensione. Gestire ogni situazione.
Ma perché tutto ciò? Per prima cosa, è onesto ammettere che viviamo in una società dove tutto è troppo veloce. Dove non esiste il valore del tempo o l’idea del tempo come valore. Siamo condizionati e indotti a vivere in modo frenetico. Si pensi, per esempio, che spesso ci si può trovare a gioire di poter andare in palestra alle ore 7 del mattino e non perdere tempo durante la giornata.
Ma cosa ci impedisce, davvero, di fermarci? Rispondere a questa domanda non è affatto facile.
Molte volte non possiamo fermarci perché ci sentiamo sovrastati da cose da fare e non riusciamo a mettere una priorità: tutto diventa una cosa da fare subito.
Altre volte, mossi da un insano senso del dovere e controllo, tutto diventa una cosa che solo noi possiamo fare.
Ma quanto ci costa il “Non fare”? Sembra assurdo dirlo, ma per non fare ci vuole un grosso impegno.
Bisogna concederselo. Frequentemente, fermarsi mette a disagio. Sembra di essere di fronte a un vuoto da colmare, a un tempo perso e sprecato. Spesso ci si trova anche a combattere contro un senso di colpa legato al piacere di aver fatto qualcosa di utile, che ci gratifica perché non abbiamo “buttato via il tempo”.
Invece, se provassimo a riflettere davvero su tutte le cose che facciamo, ci renderemmo conto che, alcune di queste, potrebbero essere evitate o comunque ridotte e delegate.
Ma perché si arriva a questo? Per riempire il vuoto.
Il concetto di vuoto da sempre affascina. Aristotele parlava di horror vacui. Sostenendo che anche la natura rifugge il vuoto, perciò lo riempie costantemente. Ogni gas o liquido tenta di riempire lo spazio, evitando di lasciarne porzioni vuote.
Ecco qui! Noi facciamo la stessa cosa. Tentiamo di occupare tutto. Non lasciare spazi vuoti, perché anche noi rifuggiamo il vuoto. Lo temiamo.
Perché abbiamo paura di avere del tempo libero? Avere uno spazio vuoto che ci permette di entrare realmente in contatto con noi stessi, coi nostri bisogni reali e coi nostri desideri, può essere un problema. Siamo obbligati a entrare in contatto con noi stessi, con i nostri desideri e le nostre paure.
Quando la mente si attiva senza sosta per pianificare l’azione successiva c’è il rischio di restare intrappolati in quella “dimensione del fare” che oscura “la dimensione dell’essere”.
Si smette di pensare, sentire, percepire ciò che accade intorno a noi e ciò che accade dentro di noi, lasciamo indietro i nostri reali bisogni e perdiamo contatto con il momento presente.
Se si vive “scollegati” dal proprio universo interiore si smette di ascoltare il corpo, che spesso lancia segnali di grande stanchezza.
Si rischia di rallentare il lavoro a cui si tiene tanto, di trascurare per troppo tempo le relazioni familiari e amicali, ci si sente sempre ansiosi e inclini all’irritabilità. Soprattutto, ci si sente incapaci di rilassarsi.
Fermarsi ci permette di ascoltarci, capire cosa vogliamo, identificare le priorità e, soprattutto ricaricarci di energia preziosa.
Nessuno è prigioniero delle proprie abitudini. La scelta sta a noi!
Siamo ormai diventati abilissimi a non lasciare nessuna casella vuota nell’agenda. Possiamo fare tutto. Arrivare ovunque. Sopportare ogni tensione. Gestire ogni situazione.
Ma perché tutto ciò? Per prima cosa, è onesto ammettere che viviamo in una società dove tutto è troppo veloce. Dove non esiste il valore del tempo o l’idea del tempo come valore. Siamo condizionati e indotti a vivere in modo frenetico. Si pensi, per esempio, che spesso ci si può trovare a gioire di poter andare in palestra alle ore 7 del mattino e non perdere tempo durante la giornata.
Ma cosa ci impedisce, davvero, di fermarci? Rispondere a questa domanda non è affatto facile.
Molte volte non possiamo fermarci perché ci sentiamo sovrastati da cose da fare e non riusciamo a mettere una priorità: tutto diventa una cosa da fare subito.
Altre volte, mossi da un insano senso del dovere e controllo, tutto diventa una cosa che solo noi possiamo fare.
Ma quanto ci costa il “Non fare”? Sembra assurdo dirlo, ma per non fare ci vuole un grosso impegno.
Bisogna concederselo. Frequentemente, fermarsi mette a disagio. Sembra di essere di fronte a un vuoto da colmare, a un tempo perso e sprecato. Spesso ci si trova anche a combattere contro un senso di colpa legato al piacere di aver fatto qualcosa di utile, che ci gratifica perché non abbiamo “buttato via il tempo”.
Invece, se provassimo a riflettere davvero su tutte le cose che facciamo, ci renderemmo conto che, alcune di queste, potrebbero essere evitate o comunque ridotte e delegate.
Ma perché si arriva a questo? Per riempire il vuoto.
Il concetto di vuoto da sempre affascina. Aristotele parlava di horror vacui. Sostenendo che anche la natura rifugge il vuoto, perciò lo riempie costantemente. Ogni gas o liquido tenta di riempire lo spazio, evitando di lasciarne porzioni vuote.
Ecco qui! Noi facciamo la stessa cosa. Tentiamo di occupare tutto. Non lasciare spazi vuoti, perché anche noi rifuggiamo il vuoto. Lo temiamo.
Perché abbiamo paura di avere del tempo libero? Avere uno spazio vuoto che ci permette di entrare realmente in contatto con noi stessi, coi nostri bisogni reali e coi nostri desideri, può essere un problema. Siamo obbligati a entrare in contatto con noi stessi, con i nostri desideri e le nostre paure.
Quando la mente si attiva senza sosta per pianificare l’azione successiva c’è il rischio di restare intrappolati in quella “dimensione del fare” che oscura “la dimensione dell’essere”.
Si smette di pensare, sentire, percepire ciò che accade intorno a noi e ciò che accade dentro di noi, lasciamo indietro i nostri reali bisogni e perdiamo contatto con il momento presente.
Se si vive “scollegati” dal proprio universo interiore si smette di ascoltare il corpo, che spesso lancia segnali di grande stanchezza.
Si rischia di rallentare il lavoro a cui si tiene tanto, di trascurare per troppo tempo le relazioni familiari e amicali, ci si sente sempre ansiosi e inclini all’irritabilità. Soprattutto, ci si sente incapaci di rilassarsi.
Fermarsi ci permette di ascoltarci, capire cosa vogliamo, identificare le priorità e, soprattutto ricaricarci di energia preziosa.
Nessuno è prigioniero delle proprie abitudini. La scelta sta a noi!
Federica Perolini
Psicologa – Crema