Don Maurizio in Uruguay, il Vescovo in visita

Il Vescovo Daniele con don Maurizio
Il Vescovo Daniele con don Maurizio, don Emilio, Fantoni e la moglie Emma in partenza dall’aeroporto di Milano

Sono partiti per l’Uruguay questa sera, vi resteranno fino al 20 febbraio. È il vescovo Daniele accompagnato da don Emilio Luppo, parroco di Montodine, Enrico Fantoni, presidente della Commissione per la Pastorale Missionaria, assieme alla moglie Mimma Benelli. Con loro don Maurizio Vailati, che ha dato la sua disponibilità a lavorare per tre anni nella missione cremasca della diocesi di San José de Mayo insieme a don Paolo Rocca, dando il cambio a don Federico Bragonzi, che è tornato definitivamente in diocesi pochi giorni fa. 

Ordinato nel 1985, don Maurizio è stato per due anni curato a Izano, ha lavorato per più di vent’anni nella scuola diocesana, anche come preside, è stato poi parroco di San Carlo per undici anni e dal 2016 vicario generale prima del vescovo Oscar e poi del vescovo Daniele. Lo facciamo parlare della sua scelta.

Qual è il senso di questa tua decisione di partire per l’Uruguay?

“Risale a quando il vescovo Oscar una decina di anni fa ha chiesto a tutti i preti la disponibilità di servire la Chiesa in Uruguay. Già allora avevo dato la mia disponibilità: mi sembrava una modalità bella del mio essere prete. Non è stata considerata subito e mi è stata riproposta a luglio dello scorso anno dal vescovo Daniele. Dopo averci pensato per un certo tempo, ho dato la mia disponibilità. Le motivazioni sono due. Una ecclesiale: la scelta della nostra diocesi, molto bella, di aprire il cuore ad aiutare una chiesa più povera. Una personale: credo che anche il mio essere prete esige di aprirsi ad altre realtà e servire anche laddove c’è bisogno.” 

Qual è la parrocchia dove lavorano i sacerdoti cremaschi?

“La parrocchia dell’Uruguay collegata alla nostra diocesi è stata costituita da soli tre anni, col titolo di Nostra Signora di Lourdes, dopo la ristrutturazione di una piccola casa come abitazione parrocchiale. 

Si trova a una decina di chilometri dalla capitale Montevideo e conta di 17.000 abitanti. Nella casa abiterò con don Paolo Rocca al quale mi affiancherò nell’attività. Cercheremo di fare animazione pastorale e sociale in quella realtà. Impegno già portato avanti, dal 2012, da don Federico, che ora appunto torna e che io sostituisco.”

Cosa significa essere un sacerdote ‘fidei donum’?

“Significa che io sono sacerdote della diocesi di Crema e quindi rimango nel presbiterio della diocesi di Crema. Però per un periodo di tempo vado a collaborare in una realtà più povera. Invece i missionari classici sono di altro tipo: sono legati a istituti e fanno della missione una scelta di vita. Questa collaborazione di aiuto reciproco tra Chiese dell’Uruguay e dell’Italia, prevista dalla formula fidei donum mi sembra molto bella. È un segno di apertura e di collaborazione. Tra l’altro noi in diocesi stiamo vivendo l’esperienza delle Unità Pastorali, comunità chiamate ad aprirsi ad altre comunità e a collaborare: così faccio anch’io andando però in una diocesi un po’ più distante.”

Quanti anni di collaborazione sono previsti?

“Il nostro vescovo Daniele e il vescovo Fabian della diocesi di San José de Majo, dove appunto saremo noi, hanno convenuto un periodo di tre anni rinnovabili per altri tre anni. Io per ora, data la mia età, prevedo tre anni, poi si vedrà. Spero che nella nostra diocesi ci sia qualche altra figura pronta a questo servizio.”

Proposta che può essere fatta anche ai laici?

“Certo. Sarebbe proprio bello. La scelta della nostra diocesi non è rivolta solo ai preti, ma anche ai laici che possono venire per periodi diversi a dare una mano e conoscere un’esperienza che apre il cuore. Potrebbero anche favorire un rapporto più stretto tra le nostre due diocesi sorelle. 

Vi è l’idea, ad esempio, di inviare due giovani uruguayani alla giornata mondiale della gioventù di Lisbona nell’agosto di quest’anno. Potranno incontrare i nostri giovani cremaschi e potrebbero magari venire anche a Crema al ritorno da Lisbona per conoscere la nostra realtà giovanile, i nostri oratori e creare un gruppo interdiocesano.”

Un’ultima domanda: che cosa possiamo imparare noi dalla parrocchia uruguayana?

“Nel 2019 abbiamo concluso un cammino di assemblea diocesana e formulato alcune intuizioni e delle prospettive che la nostra diocesi si dà. Credo di trovare in Uruguay un ambiente che consenta di attuarle: penso alla formazione degli adulti, alle nuove forme di ministerialità, alla centralità della parola di Dio, alla cura della liturgia, alla creazione di piccole comunità. In una realtà povera, come quella in cui vado, credo di avere la possibilità di sperimentare e di provare alcune di queste modalità. Là non ci sono strutture, quindi occorrerà proprio mettersi in gioco e realizzare un’esperienza nuova che mi potrà insegnare molto.” 

Don Maurizio, ti facciamo tantissimi auguri, ti saremo vicini con la preghiera e con tanto affetto nella tua nuova avventura missionaria. Buon cammino!

Seguiremo il viaggio del Vescovo, di don Maurizio e dei loro accompagnatori con i flash che Fantoni ci invierà “in diretta”nei prossimi giorni.