Ancora un titolo agostano per la rassegna Cinema sotto le stelle: il 23 verrà proiettato in CremaArena, in collaborazione con il cinema Multisala Portanova, la pellicola The Northman; inizio vendite biglietti (posto unico 5 euro) la sera stessa dalle ore 20.30. Proeiezioe a partire dalle 21.30. In caso di maltempo l’iniziativa verrà annullata.
La trama
Hrafnsey, X secolo d.C. In un regno del Nord Europa Amleth, figlio del re Aurvandil, assiste all’agguato in cui muore il padre per mano di suo fratello Fjölnir. L’usurpatore del trono prende in sposa Gudrun, la madre di Amleth, mentre il ragazzo riesce a fuggire e mettersi in salvo. Anni dopo, Amleth è cresciuto: diventato un berserker, guerriero implacabile e animalesco, conosce solo uno scopo per la sua vita: vendicare il padre, salvare la madre, uccidere lo zio.
Analisi del film
Per il suo terzo lungometraggio Robert Eggers si rifà alla storia medievale del principe normanno Amleto, ossessionato dalla vendetta. Un testo adattato prima da Saxo Grammaticus e poi trasfigurato in tragedia da William Shakespeare, con gli esiti che ben conosciamo.
Non c’è traccia di Rosencrantz e Guildenstern né di Orazio e Ofelia quindi in The Northman, che si concentra unicamente sulla violenta rivincita di Amleto, contestualizzandola in un verosimile regno vichingo, regolato da tradizioni brutali e intimorito da poteri arcani. Un affresco gigantesco, curato in ogni minimo dettaglio, in cui Eggers si interroga sul confine tra magico e terreno, una zona grigia in cui è la percezione soggettiva a determinare la verità di quel che si osserva. Quest’ultima si rivela ancora una volta la maggiore forza del regista, la capacità di porre uno straordinario gusto visivo al servizio di competizioni di virilità che mescolano machismo e tendenze omoerotiche.
Distaccandosi nettamente dalla sovrastruttura shakespeariana della storia e tornando all’osso della vicenda originaria di Amleto, Eggers tratteggia un universo totalmente amorale, dove la vendetta è un’ossessione a cui è impossibile sfuggire perché legata a un imprinting paterno. Anche di fronte a una verità alternativa a quella in cui ha sempre creduto, per Amleth non è possibile rinascere e ripensarsi: lui è vendetta. Quando è morto re Aurvandil, è morto anche lo spirito di un ragazzino, impossibilitato a divenire altro che un carnefice.