Sale la protesta – dopo quella dei mesi scorsi nelle piazze, anche a Crema – dei baristi e dei ristoratori cremaschi e della provincia di Cremona. Il fronte si amplia sempre più, con adesioni, oltre che della città, anche da diversi paesi del territorio. In rete è comparso pure un “manifesto”, dove gli esponenti di queste categorie fortemente penalizzate dai decreti del Governo Conte, chiedono una cosa molto semplice: “Essere equiparati alle altre attività commerciali!”.
Alcune decine di titolari d’attività si stanno organizzando per la protesta ufficiale, in calendario dal 15 gennaio: i partecipanti proseguiranno con il servizio d’asporto, ma l’idea è di tenere le luci dei locali accese, con il manifesto affisso in vetrina. Lo scritto riporta i motivi del forte malcontento: “Le chiusure di questi mesi dimostrano che il virus non viaggia per tipo d’attività; ci siamo messi in sicurezza a nostre spese, per i nostri clienti e dipendenti, abbiamo seguito le regole ce ci hanno dato; tornare a lavorare è una necessità economica e psicologica per noi, tutti i nostri dipendenti e fornitori; con le nostre attività diamo lavoro a migliaia di persone, contribuendo a far fronte alla crisi economica in atto; siamo attività di servizio alla comunità, siamo ospitalità, siamo uno dei migliori settori economici trainanti del Paese. Ora siamo in ginocchio”.
Motivazioni sacrosante e che i partecipanti al “movimento” intendono far arrivare dritte in Regione e al Governo, aprendo un dialogo con gli enti di ogni livello.