PADRE GIGI: sette mesi di prigionia

Silvia: “Accompagno p. Gigi nella sua prigionia”

La prima cosa che ho fatto quando mi è stato chiesto di raccontare come sto vivendo la vicenda triste del rapimento di p. Pierluigi Maccalli è stata quella di ritornare alle Letture della Liturgia Eucaristica di quel 17 settembre 2018, perché desideravo custodire la Parola di Dio che p. Gigi si era portato via, sapendo che, purtroppo, in quei pochi secondi di fuga, non ha potuto prendere nulla con sé.

E così ho riletto la 1alettera ai Corinzi 11,17-26.33, il Salmo 39 (40) e il Vangelo secondo Luca 7,1-10. Le parole rivolte da San Paolo agli abitanti di Corinto mi fanno pensare alla piccola comunità della missione di Bomoanga in Niger, che, quella notte, ha perso il suo punto di riferimento, quella guida che la stava aiutando a crescere nella conoscenza di Gesù, a combattere le divisioni, a celebrare l’Eucaristia, a vivere quella trasmissione della fede molto cara anche a p. Gigi e alle persone che gli erano vicino.

Paolo, nella sua lettera, ricorda l’istituzione dell’Eucaristia e questo mi fa pensare ad un piccolo gesto che faccio ogni volta che vivo la S. Messa: dopo aver ricevuto la Comunione, “mastico” un pezzo di particola/corpo di Cristo per p. Gigi, pregando per lui e dicendo: “questo pane è per te, fratello mio”.

Penso che per ogni cristiano non sia facile stare senza la possibilità di ricevere Gesù Eucaristia e per un presbitero, per Gigi, ancora di più!

Mi chiedo quanto in prigionia sente questa mancanza, come prega Dio, forse da arrabbiato, deluso, o forse con ancora più fiducia in quel Padre che non abbandona mai i suoi figli. Penso che Gigi stia pregando tanto: per i suoi rapitori, per le persone della sua parrocchia, per i suoi famigliari e confratelli e sono sicura che tutte le nostre preghiere che, quotidianamente, salgono per lui, in qualche modo, diventino abbraccio, consolazione, calore e sostegno.

È per questo che per me è diventato un dono grande il riunirci presso la casa SMA-NSA di Feriole per l’Adorazione Eucaristia, per la S. Messa, per tutti quei momenti in cui si prega per la liberazione di p. Gigi e so che tante persone, dalla sua diocesi di Crema alle varie realtà sparse in tutto il mondo, non si sono fermate a quel 17 settembre, anzi, hanno rafforzato la loro fede in Dio e aumentato le preghiere per la missione di p. Gigi.

Ogni giorno per me rinnovare il bene per p. Gigi è ritornare alla sorpresa di averlo incontrato l’estate scorsa, ultima volta che l’ho visto: era il 31 luglio 2018 alla SMA di Feriole. Ripercorro con la mente e il cuore i momenti condivisi. Ripenso all’Eucaristia, alla cena, al dono delle nostre scelte raccontate, al saluto di “arrivederci”, ai post scambiati quella sera.

Ritorno allora ad un passaggio del Salmo 39 (40) che p. Gigi avrà recitato: “Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo”.

Mi chiedo quanto quelle parole “io vengo…” e “di fare la tua volontà” siano impresse nel cuore di Gigi e quanto le stia offrendo proprio per continuare a rispondere alla chiamata del Signore, a compiere quella Sua volontà che ora, ai nostri occhi, sembra incomprensibile, inaccettabile e crudele.

Eppure, conoscendo la mansuetudine di p. Gigi, lo immagino calmo a vivere in quella condizione di prigionia, con tutto ciò che essa comporta: l’impossibilità di essere libero nel muoversi, nel parlare, nel gestire la quotidianità della vita personale, dai bisogni primari a quelli relazionali, a quelli fisici a quelli “mentali”. Ogni qualvolta immagino ciò che p. Gigi sta provando, spero che non sia grave perché nella mia preghiera c’è il continuo ricordo per i suoi rapitori, perché siano persone umane, capaci di comprensione e di amorevolezza e confido che davvero il loro cuore sia presto toccato dalla misericordia di Dio e nasca in loro il desiderio di liberazione.

Pensare a Gigi in prigionia mi fa riflettere sulla mia libertà che posso vivere sempre e ovunque, a ciò che posso fare senza che nessuno mi dica nulla! Il grande valore della nostra libertà! Che Dio davvero la custodisca sempre e ci aiuti ad “usarla” per un bene agli altri, per una continua restituzione a Lui di ciò che gratuitamente riceviamo.

Dal giorno del rapimento di Gigi ogni volta che mi capita qualcosa di difficile da accogliere o superare “la offro a Dio per la sua liberazione” e spesso invito la mia mamma o chi conosco ad offrire al Signore le piccole e grandi sofferenze fisiche, proprio per condividere la sorte di p. Gigi, ma soprattutto per unirci in tutto, anche nelle fatiche, perché il Signore non faccia mancare al nostro fratello Gigi conforto e sostegno, forza e coraggio.

Sono convita che Dio sa sempre ascoltare e accogliere, donare e restituire. Per questo la nostra preghiera non può affievolirsi, ma trovare sempre più speranza e abbandono alla Sua volontà.

Infine ritorno al Vangelo che racconta la guarigione del servo che un centurione aveva molto caro. Egli crede e manda uomini a riferire a Gesù della malattia del suo servo ed essi lo supplicano con insistenza. Gesù accoglie e si incammina con loro verso la casa del centurione che si premura di non voler disturbare il maestro. Gesù alla fine ammira la fede del centurione, pur non conoscendolo, ma fidandosi del racconto dei suoi amici.

È la straordinaria potenza di Gesù che sa sempre andare “oltre” i nostri pensieri, gesti, pretese… Gesù sa ascoltare, riconoscere, guarire. E noi continuiamo ad essere proprio come quel centurione che, pur riconoscendo di non meritare ciò che chiede a Gesù, non si stanca di sperare e di cercare il bene: “Dì una parola e il mio servo sarà guarito”. Possa davvero il Signore ascoltare le nostre suppliche e tutto ciò che ognuno di noi sta offrendo per la liberazione di p. Gigi.

Credo sia importante tenere sempre accesa la sua vicenda, fare in modo di trovare occasioni per ritrovarci a pregare, certi che Dio porterà al nostro caro fratello tutto il bene che sentiamo. Spesso utilizzo anche facebook e whatsapp per chiedere ai miei amici e alle persone che conosco di ricordare p. Gigi e non mancano occasioni in cui incontro gente che mi chiede notizie di lui.

Quest’anno poi ho voluto dedicare il mio presepio di casa a p. Gigi, comprando delle statuine africane, stampando delle foto di lui, facendolo partecipare all’attesa e alla nascita di Gesù, attraverso il suo essere nel villaggio, nella cappellina in Niger insieme ai suoi confratelli, ai bambini e agli adulti della sua comunità. Era un dono per me sentire le persone che entravano a casa mia parlare di p. Gigi, mentre guardavano il presepio: a loro poi era consegnata la possibilità di ricordarlo nelle preghiere.

Non manca giorno in cui dentro di me non nascano queste parole: “ci sei p. Gigi”… “sei qui” e neppure momenti in cui affido a Dio ciò che vivo “in nome di p. Gigi”, dalle piccole scelte quotidiane, a quella di vita che sto compiendo in questi mesi. Tutto è vissuto per p. Gigi… con affetto, riconoscenza, stima, memoria di quanto condiviso in questi anni (più di 20) che lo conosco.

Il tuo ritorno arrivi presto fratellino Gigi… e mentre un po’ di lacrime nascono negli occhi, faccio mie le preghiere recitate nella Liturgia Eucaristica di quel 17 settembre 2018… leggetele (si possono trovare in internet), sono tutte parole di speranza e di richiesta a Dio. Scelgo quella sulle offerte: “Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti”.

Fai ritorno presto p. Gigi… ti stiamo aspettando!

Silvia Sandon, Montemerlo (PD)

 

IN OCCASIONE DEI SETTE MESI DI PRIGIONIA DI PADRE GIGI PREGHEREMO TUTTI INSIEME NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI MALIGNANO, SUO PAESE NATALE, MERCOLEDÌ 17 APRILE ALLE ORE 21.