Commemorate stamattina – nel Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi – le vittime delle foibe.
Secondo l'ormai consolidato rituale, rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma – schierati con labari e bandiere – autorità civili e militari, oltre a diversi cittadini, si sono ritrovati davanti alla lapide incastonata sul fianco del San Domenico in piazza Istria e Dalmazia. Presenti quest'anno anche gli alunni delle classi 2a F della scuola media Vailati e la 2a B del liceo tecnologico.
La celebrazione è stata aperta dal canto dell'Inno degli italiani, cui è seguita la deposizione della corona d'alloro da parte del sindaco, sulle note del Piave e la toccante esecuzione del Silenzio d'ordinanza, in omaggio dei Caduti. Sempre il primo cittadino, Stefania Bonaldi, ha quindi tenuto il discorso commemorativo della tragedia delle decine di migliaia di vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre di Istriani e Dalmati nel Secondo Dopoguerra.
“Dividere la storia in carnefici e vittime è un dovere morale che investe ciascuno di noi. Sottrarsi – ha esordito – significa confondere se stessi, ma soprattutto i più giovani, cui abbiamo l'obbligo di raccontare la storia con onestà e senza strabismi ideologici, ma distinguendo tra uomini che cercarono di sopprimere vite e libertà di altri e uomini che fecero di tutto per impedirlo, pagando spesso con la vita.”
“Noi abbiamo oggi il dovere di piegare le nostre menti a un gesto di pietà, ricordando non i tiranni e i loro servi – ha puntualizzato – ma le persone comuni che ebbero solo la cattiva sorte di incrociare nella propria esistenza totalitarismi rossi o neri, rimanendone travolti, spesso tragicamente.”
E stigmatizzando che per lungo tempo, purtroppo, “foibe ed esodo giuliano dalmata, biblico quanto tragico, sono stati così ostinatamente ignorati e omessi colpevolmente”, il sindaco ha invitato tutti a “fare nostra l'ingiustizia senza rimedio subita da quei fratelli italiani, brutalizzati negli anni '40 e nell'immediato Dopoguerra nelle terre del confine orientale, a cavallo tra l'Italia e la Jugoslavia”.
Mettendo in guardia – contestualizzando nell'oggi la commemorazione – dal “nazionalismo” che allora è stato l'innesco di quei fatti tanto deprecabili, ma che “torna di moda, veicolato da pifferai che anche qui e ora trovano ascolto, purtroppo”.
“Non possiamo rischiare, vale per questa ricorrenza così come per il Giorno della Memoria – celebrato il 27 gennaio scorso – di relegare quei fatti e quei comportamenti a un'epoca lontana, altra, distante.”
E ancor meno, ha sostenuto con fermezza, “inorridire di quegli eventi, chiedersi come sia potuto accadere, e sorvolare sulle contraddizioni del presente, sulle nostre responsabilità”.
“L'attualità è la nostra sfida, il campo dove dimostrare che rifiutiamo davvero che certi eventi del passato tornino a ripetersi”, ha aggiunto. E ha posto all'attenzione dei presenti “due notizie che devono interpellare il nostro spirito critico”: da un lato il Marocco, dov'è stata “sancita la possibilità, per i fedeli dell'Islam, di abbracciare un'altra fede, senza temere le vecchie sanzioni contro l'apostasia, che contemplavano anche la condanna a morte. Un fatto di portata rivoluzionaria, del quale dobbiamo gioire”, ha commentato. Dall'altro gli Stati Uniti, il cui nuovo presidente ha firmato l'ordine di progettazione d'un muro al confine con il Messico, “decisione che deve indignarci, quando credevamo che, dopo Berlino, nessun altro muro avrebbe dovuto segnare la storia dell'umanità”.
“Oggi rendiamo omaggio ai fratelli che perirono o che subirono provvedimenti disumani per mano di un regime antidemocratico, un regime comunista e totalitario. Ma al contempo ci ammoniamo, tutti quanti – ha concluso la Bonaldi – a non cedere alla tentazione di confinare l'orrore ai fatti del secolo scorso, perché se quei fatti non servono a renderci più responsabili e meno ideologizzati, nessuna commemorazione potrà riscattarli e le giornate istituite per fare memoria diventeranno stanchi rituali, vuoti di significato.”