Giovani e vescovi lombardi si sono incontrati di nuovo sabato 10 dicembre a Sotto il Monte Giovanni XXIII, dopo il primo incontro del 6 novembre 2021 nel duomo di Milano.
L’appuntamento presso il teatro Giovanni XXIII alle ore 10.00. C’erano tutti i vescovi, salvo due per problemi di salute, e tanti giovani delle dieci diocesi della Lombardia. C’era anche un gruppo di cremaschi, accompagnati dal responsabile giovani don Stefano Savoia e dal vescovo Daniele. Ha guidato la giornata Luca Uberti Foppa, segretario nazionale di Noi Associazione, l’associazione degli Oratori.
È stata una mattinata gioiosa e fruttuosa, con vescovi e i giovani in sintonia e amicizia.
Il 6 novembre 2021, nel duomo di Milano, si era vissuto un bel momento di sinodalità, nel quale i vescovi avevano ascoltato i giovani, in un dialogo franco alla ricerca di un nuovo volto di Chiesa.
Ci sono state poi cinque commissioni regionali che hanno rielaborato i contenuti emersi dai tavoli di discussione, impostati su cinque tematiche: affetti, vocazione e lavoro, ecologia, intercultura, riti. L’altro ieri don Paolo Carrara teologo pastorale di Bergamo ha illustrato quanto emerso e ha dato il via ad un’ulteriore fase: quella diocesana.
LE CRITICHE DEI GIOVANI
“Perché Giovani e vescovi?” si è chiesto. Perché la Chiesa vuole ascoltare i giovani, sapendo che da loro può venire la possibilità di comprendere sempre meglio il Vangelo.
Ed ha illustrato le critiche e i desideri dei giovani nei confronti della Chiesa.
Le critiche sono tante e fanno pensare: i giovani ritengono che la proposta della Chiesa sia mancante di alcuni temi di grande importanza: la sessualità, l’ecologia, la condizione di vita dei single, l’omosessualità, la vita politica. Una proposta astratta che non tocca la vita effettiva: emerge il bisogno di un confronto più aperto.
I giovani notano che nella Chiesa manca una vera comunità, perché domina l’individualismo; mancano testimoni credibili: si fa fatica a individuare figure significative da assumere come punti di riferimento. I preti sono spesso frettolosi, distaccati, pressapochisti, non affidabili. Infine il metodo di lavoro è monolitico e ingessato dove il formalismo impera, i riti sono rigidi e formali. Una Chiesa incapace di vedere la realtà effettiva perché guidata solo da celibi. E infine le classiche critiche di clericalismo, maschilismo, moralismo, mancanza di sobrietà. Ce n’è per tutti i gusti!!
I DESIDERI DEI GIOVANI
E quali sono i desideri dei giovani? Si desidera una Chiesa attenta al quotidiano, che si confronti su ciò che è scomodo, che sostenga le scelte personali senza tarparle, che crei relazioni vere, sane, con testimoni animati dalla convinzione della propria fede; una Chiesa come casa, coinvolgente… in questo caso anche i riti possono tornare a parlare.
I giovani chiedono un metodo diverso: dove la verità viene presentata nelle sue diverse sfaccettature, dove prevalgono momenti di dialogo e condivisione, si superano paure e chiusure. Una Chiesa nella quale ogni giovane possa fare esperienza di accoglienza, che possa suscitare curiosità. Dove vi sia apertura verso chi è diverso, comunicando l’un l’altro il proprio bene senza porsi in atteggiamento di autodifesa.
Il tutto coinvolge ovviamente anche l’idea di Dio e l’ideale di Regno: dai giovani è emerso che se la fede alimenta l’ideale del Regno, questo non può che accadere nella forma di una presa in carico reale della condizione effettiva della vita e rispondere alle domande decisive che la vita pone.
Un ideale che non può ridursi ad una dimensione puramente individuale, ma ha una dimensione costitutivamente comunitaria.
Un ideale che non può coinvolgere soltanto il piccolo gruppo di coloro che si riconoscono come cristiani, ma deve aprirsi a tutti, anche accettando la diversità.
DIBATTITO TRA VESCOVI E GIOVANI
Dopo l’intervento di don Paolo – che era il momento chiave dell’incontro – è seguito un simpatico dialogo tra il vescovo di Vigevano mons. Gervasoni e la giovane Elisa, guidato da Federica. S’è discusso su come la Chiesa potrà cambiare e si è auspicato una continua vicinanza tra giovani e vescovi, un continuo ascolto dei giovani stessi e un dialogo con tutti.
Dopo il dibattito, le fotografie di rito e il pranzo offerto presso la sede dell’oratorio.
LA PREGHIERA PER LA PACE NEL POMERIGGIO
Nel pomeriggio, alle 14.00, tutti nel santuario Giovanni XXIII e al Giardino della Pace dove s’è pregato per la pace. Ha presieduto la celebrazione il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, che ha chiesto la pace per tutti, soprattutto per l’Ucraina, per la quale – ha detto– papa Francesco ha pianto il giorno dell’Immacolata: “Questo Giardino di pace, non vuole essere per noi un punto di arrivo, ma un momento di rilancio per tutti i giovani della nostre Chiesa, perché dal cammino che abbiamo condiviso possa scaturire un tempo nuovo dove si intensifichi il dialogo, la fraternità e la pace. Giovani e vescovi desiderano mantenere questo legame sincero e fecondo perché le nostre Chiese continuino a ricercare modalità concrete ed evangeliche per annunciare la presenza del Risorto.”
LE CALAMITE DEI DESIDERI
Di seguito ciascun giovane ha scritto su una calamita una propria preghiera o un proprio desiderio e poi tutti, in gruppo, ci si è portati nel Giardino della Pace per aggiungere le proprie calamite a quelle delle migliaia di tanti fedeli che vengono a pregare a Sotto il Monte.
Ora ogni diocesi costruirà il suo percorso di dialogo vescovo e giovani, sui cinque aspetti ritenuti strutturali (le cinque domande).
Sullo sfondo ci deve essere sempre quel “Mi ami tu?”, rivolto da Gesù a Pietro: cioè una scelta d’amore per Cristo, non qualche ingegneria pastorale.