Oggi, 10 giugno, è la solennità di San Pantaleone, patrono della città e del Cremasco. Ieri sera, alle 21, il vescovo Daniele ha concelebrato il solenne pontificale in Cattedrale con un bel numero di sacerdoti, presenti numerosi fedeli e sindaci del territorio.
Nell’occasione ha donato a ciascuno dei primi cittadini cremaschi la copia di un’antica Vita di San Pantaleone, scritta dal sacerdote Tommaso Piantanida e pubblicata nel 1707. La riproduzione anastatica del libretto (conservato nella biblioteca dell’Università dell’Illinois) è stata stampata proprio nei giorni scorsi. È stato possibile grazie all’interessamento di don Giuseppe Pagliari, direttore della Biblioteca e dell’Archivio storico diocesano, e di Matteo Facchi della Società Storica Cremasca e della Libreria Cremasca di via Dante (dove è possibile acquistare il volumetto).
CHI È TOMMASO PIANTANIDA
Illustriamo brevemente autore e volume, con estratti dai commenti di Nicolò Premi, anch’egli della Società Storica Cremasca.
Il sacerdote Tommaso Piantanida (Crema, 1662 circa – 13 febbraio 1715), dottore in teologia, fu nominato priore-parroco di Madignano nel 1701. Già prima di diventare priore, secondo quanto riferisce Riccardo Ghidotti, il suo nome compare in alcuni documenti del 1695 riguardanti la ricostruzione della chiesa parrocchiale di Madignano. Si trovava infatti assente dalla parrocchia il precedente priore, il bergamasco Filippo Ferrari, che era stato nominato parroco di Madignano nel 1668, ma in seguito privato della parrocchia perché non osservava la residenza. Il Piantanida già ne faceva le veci prima della propria nomina a priore-parroco e pertanto può essere considerato il vero promotore dell’ampliamento della chiesa.
Il Piantanida è noto agli studiosi soprattutto per essersi fatto editore nel 1714 del testo Nuova idea del male contagioso de’ buoi (Milano, Marc’Antonio Pandolfo Malatesta, 1714). Raccoglie le lettere del medico cremasco Carlo Francesco Cogrossi e di Antonio Vallisneri sul dibattito scientifico a proposito delle cause di un’epizoozia bovina proveniente dall’Europa orientale che decimò il bestiame dell’Italia settentrionale nel primo decennio del Settecento.
Sette anni prima di questa edizione, che gli valse un posto nella storia della medicina e della letteratura scientifica, il sacerdote Piantanida pubblicò una sua propria opera, meno nota. È la Succinta istoria della vita di S. Pantaleone martire medico nicomediense, con l’aggiunta di alcune cognizioni intorno al culto particolare professato dalla città di Crema a detto Santo suo protettore (Crema, Mario Carcano, 1707).
LA RISCOPERTA DELL’OPERA
L’opera, benché nota agli studiosi, risultava sostanzialmente irreperibile e per questo, tra le vite di san Pantaleone, era quella meno letta e meno studiata. Lo scorso anno però la Biblioteca Diocesana è riuscita a rinvenire una copia del libro conservata presso la Illinois University Library. Si trova rilegata insieme in un volume con altre otto opere italiane del XVII secolo su vite di santi o miracoli. Il libro, come recita una scritta a penna sul frontespizio, era di proprietà del Convento di Sant’Agostino di Crema.
I CONTENUTI DEL VOLUME
Il volume di Piantanida è particolarmente interessante. Si tratta di un fascicolo di 43 pagine dedicato ai tre Provveditori (Emilio Vimercati, Cristoforo Zurla e Andrea Patrino) e ai due Deputati (Foscari Zurla e Orazio Verdelli) all’altare del Santo.
L’autore, nelle poche pagine del suo opuscolo, offre innanzitutto una sintesi della vita del santo. La sua nascita a Nicomedia nel 283 al tempo dell’imperatore Marco Aurelio Probo, da padre pagano e da madre cristiana che purtroppo morì presto e non riuscì a educarlo alla fede come avrebbe voluto. Pantaleone apprese l’arte della medicina e poi si convertì al Cristianesimo grazie al sacerdote Ermolao e ricevette il Battesimo. Piantanida racconta i miracoli di Pantaleone che convertirono anche il padre, ma ingelosirono i medici suoi colleghi che lo denunciarono all’imperatore Galerio Massimiano. Venne condannato a morte e il testo racconta tutti i tentativi di ucciderlo che andarono a vuoto, fino alla decapitazione nel 311.
Piantanida ricorda inoltre le tappe storiche della devozione di Crema verso san Pantaleone: il 1361, quando fu proclamato patrono della città, l’apparizione del Santo Martire, il decreto di scegliere Pantaleone come nuovo Patrono, la scoperta della reliquia del cranio nel 1485 e il riferimento alla traslazione della reliquia del braccio del 1493.