La morte di Mauro Pamiro potrebbe essere attribuibile a una azione volontaria dello stesso docente di informatica. Lo ha detto ieri il Procuratore della Repubblica Roberto Pellicano parlando del caso che ha scosso l’estate cremasca dopo il ritrovamento senza vita del 44enne musicista in un cantiere edile di via don Mazzolari, a poche decine di metri dalla abitazione in cui viveva con la moglie nel quartiere cittadino dei Sabbioni, dopo oltre 24 ore dal suo allontanamento da casa.
“Non mi è piaciuto il taglio dato all’informazione legata a questo accadimento – ha dichiarato Pellicano ad alcuni organi di stampa –. Non è un giallo ma un fatto privato che riguarda la vita delle persone”. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori vi sarebbero elementi sufficienti per escludere il coinvolgimento di terzi, a partire dalla moglie di Mauro, Debora Stella, iscritta per atto dovuto nel registro degli indagati. Secondo la magistratura cremonese Pamiro potrebbe aver fatto tutto da solo, uscendo di casa la notte tra sabato 27 e domenica 28 giugno, raggiungendo il cantiere e salendo sulla impalcatura dalla quale si sarebbe gettato nel vuoto. Il foro trovato sulla fronte dell’uomo sarebbe compatibile con l’impatto con un sasso trovato a poca distanza dal cadavere. Il docente del Galilei, come stabilito dalla autopsia, è morto per le lesioni provocate da una caduta da una considerevole altezza.
“Riteniamo di aver raggiunto elementi sufficienti per escludere le responsabilità di terzi nella vicenda – ha concluso il procuratore capo – ed anche se le attività di ricostruzione non sono terminate, si avrà presto un quadro molto più chiaro che, in ogni caso, sarà oggetto di una attività giurisdizionale, essendovi una persona iscritta nel registro degli indagati che sarà verosimilmente oggetto di richiesta di archiviazione”.