PAPA FRANCESCO IN GEORGIA/4

ALLE FAMIGLIE
Un grande nemico del matrimonio è la teoria del gender. Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Non si distrugge con le armi ma si distrugge con le idee. Ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono”. Lo ha detto papa Francesco, rispondendo ad una donna, madre di due figli, che ha raccontato al Papa, nell'incontro alla chiesa dell'Assunta, a nome delle famiglie, la propria esperienza a fianco di tante coppie. Francesco, in risposta, ha parlato dei matrimoni che falliscono e ha detto che a pagarne le spese sono sempre in due: Dio e i figli. “Dio perché il matrimonio è stato creato” da lui. “La Bibbia – ha spiegato – ci dice che Dio ha creato l'uomo e la donna a sua immagine. Cioè, l'uomo e la donna che si fanno una sola carne sono l'immagine di Dio”. Per questo, “paga Dio, perché quando si divorzia una sola carne, sporca l'immagine di Dio”. E “pagano i bambini, i figli”. “Voi non sapete, cari fratelli e sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli quando vedono le liti della separazione dei genitori. Si deve fare di tutto per salvare un matrimonio. Ma è normale che in un matrimonio si litighi. Sì, è normale. Succede. Alle volte volano i piatti. Ma se è vero amore, lì si fa la pace subito. Io consiglio ai matrimoni: litigate tutto quello che volte, litigate tutto quello che volete, ma non finire la giornata senza fare la pace. Sapete perché? Perché la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima. Quanti matrimoni si salvano se si ha il coraggio alla fine della giornata non tanto di un discorso ma di una carezza”. Papa Francesco ha detto di sapere molto bene che “ci sono situazioni più complesse” quando soprattutto l'uomo o la donna sono attratti da altre persone. “Chiedete aiuto subito – ha consigliato -. Quando viene questa tentazione, chiedete aiuto subito. E questo è quello che dicevi di aiutare le coppie. Si aiutano con l'accoglienza, la vicinanza, l'accompagnamento, il discernimento e l'integrazione nel corpo della Chiesa. Accogliere, accompagnare, discernere, integrare. Nella comunità cattolica bisogna aiutare a salvare i matrimoni”.
E a questo proposito il Papa ha ricordato le tre famose “parole d'oro nella vita del matrimonio”: “Permesso, grazie, scusa”. “Io domanderei: vi volete bene? Sì, diranno. E quando c'è qualcosa che uno fa per l'altro, sapete dire, grazie? E se qualcuno dei due fa una diavoleria, sapete chiedere scusa? E se volete portare avanti un progetto, qualsiasi cosa, sapete chiedere l'opinione dell'altro? Tre parole: cosa ti sembra? Posso? Grazie! Scusa! Se nei matrimoni si usano queste parole, il matrimonio andrà bene, va avanti”.

AI SACERDOTI, SEMINARISTI E RELIGIOSI
“È Maria il modello della Chiesa. La Chiesa è donna e Maria è donna”. È tornato a parlare della donna papa Francesco e lo ha fatto nell'incontro con i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi e gli operatori pastorali nella chiesa dell'Assunta, a Tbilisi, questo pomeriggio. “Ci sono due donne che Gesù ha voluto per tutti noi. Sua madre e la sua sposa” che è la Chiesa. “Sembra che il Signore ha una preferenza per portare avanti nella fede le donne. Maria, la Santa Madre di Dio, la Chiesa la Santa Sposa di Dio”. All'inizio del suo intervento, il Papa si è soffermato a lungo a parlare di una donna anziana incontrata in Armenia, nel suo viaggio di giugno. L'aveva incontrata a Gyumri alla messa e gli aveva raccontato che arrivava dalla Georgia ed aveva quindi fatto con il bus almeno 6/7 ore di viaggio e il giorno dopo l'ha incontrata di nuovo ad Erevan. Il Papa ha detto di non poter mai dimenticare “quell'immagine”. “È una donna vostra – ha poi aggiunto -, una donna armena che vive qui in Georgia, e le donne georgiane hanno fama, hanno fama, hanno tanta fama di essere donne forti, che portano avanti la Chiesa”. “Essere saldi nella fede. Essere saldi nella fede è la testimonianza che ha dato questa donna. Credeva che Gesù Cristo, Figlio di Dio aveva lasciato Pietro sulla terra e lei voleva vedere Pietro. Saldi nella fede significa capacità di ricevere dagli altri la fede, conservarla e trasmetterla”.
Mai litigare, mai fare proselitismo, mai condannare. Queste le tre “regole” che papa Francesco ha lasciato a sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e agenti pastorali per affrontare in Georgia il “problema dell'ecumenismo”. “Mai litigare – ha detto papa Francesco -. Lasciamo ai teologi che studino le cose astratte della Chiesa. Cosa devo fare io con un amico, un vicino, una persona ortodossa? Essere aperto, essere amico. Ma devo fare forza per convertirlo? C'è un grosso peccato contro l'ecumenismo: il proselitismo. Mai si deve fare proselitismo con gli ortodossi. Sono nostri fratelli e sorelle. Discepoli di Gesù Cristo. Per situazioni storiche tanto complesse siamo diventati così. Sia loro sia noi crediamo nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo, crediamo in Maria, Madre della Chiesa. Che cosa devo fare? Non condannare, amicizia, camminare insieme, pregare gli uni per gli altri, pregare e fare opere di carità insieme quando si può. È questo l'ecumenismo. Mai condannare un fratello o una sorella ortodossi, mai smettere di salutarli perché ortodossi”.

AGLI OPERATORI DI OPERE DI CARITÀ
“Le persone povere e deboli sono la 'carne di Cristo' che interpella i cristiani di ogni confessione, spronandoli ad agire senza interessi personali, ma unicamente seguendo la spinta dello Spirito Santo”. Lo ha detto papa Francesco incontrando questo pomeriggio gli assistiti e gli operatori delle Opere di carità della Chiesa cattolica presso il Centro di assistenza dei Camilliani, a Tbilisi. Papa Francesco è stato accolto dal direttore del Centro di assistenza camilliano e dalla direttrice di Caritas Georgia. L'incontro si è svolto in un clima di gioia, canti e danze all'aperto, davanti a un edificio del Centro. Erano presenti malati, assistiti e operatori delle diverse realtà caritative della Chiesa vattolica in Georgia.
“La vostra attività – ha detto il Papa – è un cammino di collaborazione fraterna tra i cristiani di questo Paese e tra fedeli di diversi riti. Questo incontrarsi nel segno della carità evangelica è testimonianza di comunione e favorisce il cammino dell'unità. Vi incoraggio a proseguire su questa strada esigente e feconda”. Il Papa ha quindi rivolto un saluto speciale “agli anziani, agli ammalati, ai sofferenti e agli assistiti dalle diverse realtà caritative. Mi rallegra poter stare un po' con voi e incoraggiarvi: Dio non vi abbandona mai, vi è sempre vicino, pronto ad ascoltarvi, a darvi forza nei momenti di difficoltà. Voi siete prediletti da Gesù, che ha voluto immedesimarsi nelle persone sofferenti, soffrendo Egli stesso nella sua passione. Le iniziative della carità sono il frutto maturo di una Chiesa che serve, che offre speranza e che manifesta la misericordia di Dio”.