Il vescovo eletto don Daniele ci ha inviato il suo nuovo stemma con relativa illustrazione che subito rendiamo noti ai nostri lettori.
IL MOTTO: “UT CREDENTES VITAM HABEATIS”
Riprende alcune parole della (prima) conclusione del vangelo di Giovanni: «. questi [segni] sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo abbiate la vita nel suo nome» (Gv 20,31).
L'evangelista ha raccontato Gesù riportando alcuni dei «molti segni» (cf. 20,30) da Lui compiuti, per condurre alla fede in Lui e alla pienezza di vita che viene dalla fede; similmente una comunità cristiana – una Chiesa locale con il suo vescovo – è chiamata a diventare un «racconto vivente» di Gesù e del vangelo, perché altri siano attratti a Lui, possano conoscerLo, credere in Lui ed essere partecipi della vita piena che in Lui il Padre vuole comunicare al mondo.
LO STEMMA
Il Figlio di Dio è venuto «perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (cf. 10,10); ma, perché questo si realizzi, egli mette in gioco la sua stessa vita, dà la sua vita, sapendo che «non c'è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici» (cf. 15,13). Il luogo nel quale questo «amore più grande» (evocato anche dal colore rosso) si manifesta pienamente, è la croce, qui rappresentata come la croce gloriosa (cf. le gemme) (1), che è al tempo stesso patibolo e trono di gloria, culmine della vita apparentemente «tolta» a Gesù ma, in realtà, da lui donata (cf. 10,18). Nella croce si manifesta l'amore folle di Dio, più sapiente degli uomini (cf. 1 Cor 1,25); in essa la morte è sconfitta dall'amore, e alla sua luce si capisce finalmente che «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (cf. la spiga), perché solo chi accetta di non fare della propria vita qualcosa da difendere a ogni costo, la conserva per la vita eterna (cf. Gv 12,24-25).
La spiga evoca anche «i campi che già biondeggiano per la mietitura» (4,35), il raccolto abbondante che Dio prepara per i discepoli, mandati da Cristo a mietere dove altri hanno seminato (cf. 4,38) (2): per me, inviato a servire come vescovo la Chiesa di Crema, è la certezza di raccogliere i frutti del lavoro di tanti altri, che prima di me hanno lavorato nel «campo di Dio».
Nella parte inferiore dello stemma sono evocati i fiumi (3): scorrono ai piedi della croce e richiamano i «fiumi d'acqua viva» dello Spirito (cf. 7,37-39), il Soffio di vita che Cristo, dalla croce, «consegna» al mondo nel suo ultimo respiro (cf. 19,30).
Tutto, così, invita a «tenere fisso lo sguardo su Gesù» (Eb 12,2), la «stella radiosa del mattino» (cf. Ap 22,16). Il segno della stella è anche memoria della Madre del Signore, Stella maris, che custodisce nel cuore gli eventi stupendi del suo Figlio (cf. Lc 2,51) e sempre dice ai «servi» (quale dev'essere anzitutto un vescovo): «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5).
don Daniele Gianotti
vescovo eletto di Crema
1 – C'è pure, qui, un elemento autobiografico, perché sono nato nel giorno della festa dell'Esaltazione della Croce (14 settembre), giorno che è anche il dies natalis di tre vescovi santi: Cipriano di Cartagine (? 258), Giovanni Crisostomo (? 407) e il reggiano Alberto di Gerusalemme, primo legislatore dell'Ordine Carmelitano (? 1214).
2 – Vangelo della Messa di ordinazione episcopale, III dom. di Quaresima, anno A.
3 – La diocesi di Crema si trova tra due fiumi, l'Adda e il Serio, che confluiscono proprio nella parte più meridionale della diocesi.