SAN PANTALEONE – Festa patronale: i sindaci dal Vescovo, poi la Messa in Cattedrale

Il vescovo con i sindaci e la autorità in Episcopio. Nel riquadro, un momento della Messa

È stata celebrata questa sera l’annuale ricorrenza di San Pantaleone, patrono della città e della diocesi di Crema. Alle ore 20.30 il vescovo monsignor Daniele Gianotti ha ricevuto nella Sala Rossa dell’Episcopio i sindaci cremaschi e le autorità cittadine, unitamente ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle realtà che operano nel sociale. A loro, dopo averli salutati cordialmente chiedendo a ognuno la comunità di appartenenza, il Vescovo ha consegnato – in busta personale – il discorso che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, ha tenuto il 7 giugno appena scorso a Roma, in Santa Maria in Trastevere, in occasione della Veglia di preghiera per l’Italia.

Richiamando le parole del cardinal Bassetti, anche monsignor Gianotti ha invitato tutti – soprattutto quanti hanno un ruolo e una responsabilità pubblica – a “mettere a disposizione e valorizzare i ‘talenti’ ricevuti”, lavorando per il bene comune in questo periodo difficile per l’Italia sul piano sociale, economico e politico. “L’amore per la Patria – sono parole del presidente della Cei riprese dal vescovo Daniele – deve prevalere su tutto e, insieme, va ricucito il tessuto sociale del Paese”.

A seguire, la solenne celebrazione in Cattedrale animata nel canto dalla Polifonica diretta dal maestro Alberto Dossena. Sull’altare con monsignor Gianotti hanno concelebrato il vicario generale e i vicari zonali, oltre a diversi sacerdoti.

“Penso che sia bello che la nostra Chiesa di Crema abbia come patrono un Santo venerato come medico e come martire”: il vescovo Daniele ha iniziato così la sua omelia e, guardando a San Pantaleone, ha aggiunto: “La sua è, possiamo dire, la figura di una santità ‘laicale’ (non apparteneva al clero) vissuta nel contesto dell’esercizio di una professione che, certo, non possiamo paragonare troppo rapidamente alle condizioni attuali; nondimeno, vissuta nel ‘mondo’, non in qualche angolo separato e riparato, ed esposta alla contestazione e all’opposizione, che sfociarono nel martirio. Guardare a una figura così significa riconoscere una volta di più che la santità non è confinata solo ad alcune forme di vita, ma trova spazio e possibilità nell’esistenza di tutti i giorni, purché il cristiano si apra all’azione di Dio e non ponga ostacoli al dinamismo dello Spirito”.

Monsignor Gianotti ha quindi richiamato l’esortazione Gaudete et exultate, con la quale papa Francesco pone l’accento sulla “chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”. Tutti, di fatto, “siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova: da consacrati, da sposi, nel mondo del lavoro, da genitori o da nonni, nell’esercizio di un’autorità”.

La santità alla quale ci richiama il Papa, ha osservato il vescovo Daniele, “è una santità che possiamo chiamare ‘anti-elitaria’. Non solo nel senso che non dovremmo pensare ai santi come a una specie di élite del Cristianesimo, ma anche nel senso che la santità matura dentro le relazioni con gli altri, nei legami che poco alla volta impariamo a intessere con le persone, negli impegni della vita che giorno per giorno siamo chiamati a portare avanti con gli altri… Da San Pantaleone – ha rimarcato – impariamo una santità che non ha paura di conformarsi in tutto e per tutto a Cristo, perché vale per ogni discepolo ciò che Gesù sceglie come orientamento radicale della sua vita: ‘Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna’. Il cammino della santità, ricorda il Papa, va controcorrente fino al punto da farci diventare persone che con la propria vita mettono in discussione la società, persone che danno fastidio”.

Essere santi nella vita di ogni giorno richiede dolcezza, rispetto, retta coscienza… “Abbiamo più che mai bisogno – ha sottolineato il Vescovo – di santi così in tutti i contesti di vita: nella professione, nella famiglia, nella politica, nell’arte, nella scuola – e, beninteso, nelle parrocchie, nelle associazioni laicali, in tutte le comunità cristiane… Ne ha bisogno la Chiesa, perché la chiamata alla santità la riguarda in prima persona; ma ne ha bisogno tutta la nostra società, perché una santità così non la limita, non la soffoca, ma le permette di crescere verso un bene autentico e degno dell’uomo. San Pantaleone, medico e martire, interceda per noi e ci sia esempio di una santità fedele a Dio senza riserve, e pienamente inserita nel mondo degli uomini”.

Dopo le preghiere dei fedeli, come da antica tradizione, l’offerta dei ceri votivi da parte dei sindaci che si sono recati processionalmente all’altare per la consegna nelle mani del Vescovo.

Al termine della santa Messa, monsignor Gianotti ha benedetto tutti con la reliquia di San Pantaleone.