Sentita e partecipata cerimonia, stamattina, nel Giorno della Memoria, per onorare le vittime della Shoah. In piazza Istria e Dalmazia si sono ritrovate le autorità civili e militari, le associazioni combattentistiche e d’arma e i ragazzi delle scuole, quelli dell’Istituto Galilei, dello Sraffa e del liceo Racchetti-da Vinci. Tra i politici, il sindaco Fabio Bergamaschi e l’intera Giunta, alcuni consiglieri di maggioranza e minoranza e i due consiglieri regionali del territorio, Matteo Piloni e Riccardo Vitari. Dopo l’Inno d’Italia e Il Silenzio, intonato dalla tromba, il discorso del sindaco, davvero molto significativo.
Orrore satanico
Bergamaschi è partito da un biglietto di una delle innumerevoli vittime sconosciute ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz. “Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai”, c’era scritto. “Una chiamata alla responsabilità: quando conosci sei coinvolto, non può non importartene, non si può volgere lo sguardo da un’altra parte. ‘Non lo dimenticate’, ovvero, non lasciate che la polvere che si cumula nel tempo sulle cose della vita e il susseguirsi delle generazioni confini questa atrocità all’oblio o, al più, a uno studio disattento e distaccato di qualche pagina di storia. Ciò che è accaduto sia un monito perenne, vivo, autentico, sempre attuale”, ha esordito il sindaco. Nella chiosa “e tuttavia non saprete mai” la certezza che possiamo conoscere la storia, possiamo anche avvertirne il pugno nello stomaco, “ma il livello di male raggiunto con la Shoah non sarà mai del tutto accessibile alla comprensione di chi non abbia direttamente subìto quell’orrore. Un orrore che potremmo definire satanico, se a compierlo non fossero stati esseri umani, molti esseri umani simili a ogni altro essere umano”.
Gli occhi della storia
Il primo cittadino ha anche citato Hannah Arendt ne “La banalità del male”. “Anche questo dobbiamo sapere, conoscere e metabolizzare se vogliamo provare a essere interpreti del bene in questo frammento spazio temporale che definiamo contemporaneità, per passare un testimone dignitoso alle prossime generazioni, al riparo da imbarazzi innanzi agli occhi della storia. Il germe del male si annida dentro di noi. Adolf Heichmann, il criminale di guerra nazista cui si riferisce Arendt nella sua lucida constatazione, avrebbe potuto chiamarsi Mario Rossi. Una persona mediocre, priva di qualità salienti, ritrovatasi per conformismo al violento spirito dei tempi e adesione alle dinamiche di carrierismo per acritica obbedienza al potere a divenire tra i principali coordinatori della macchina delle deportazioni di ebrei destinati ai campi di sterminio”.
Storia e Memoria
Nella sua riflessione Bergamaschi ha ricordato anche i Giusti tra le Nazioni, coloro che a rischio della propria vita e privi di un interesse personale hanno salvato vite ebree dalla persecuzione nazifascista, “come il cremasco Ernesto May che andremo a ricordare tra pochi minuti a palazzo comunale, ce lo insegnano con il loro fulgido esempio. E anche nel mezzo della piena di brutalità possiamo aggrapparci a quei sentimenti più elevati che con ostinazione continuiamo a condensare nel termine umanità, come testimonia l’ex libris realizzato dall’artista ebreo Michel Fingesten mentre si trovava recluso in un campo di prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale, esposto al Museo Civico. C’è un germe di male, dentro di noi, ma anche una scintilla di bene capace di divenire luce nelle tenebre. E questa, oggi, si coltiva seguendo il binario della Memoria e della storia, strumenti di conoscenza e discernimento cruciali per comprendere il passato e orientarci nel presente”.
Dalla storia s’impara
Ai giovani il sindaco ha detto di stare attenti a certe dinamiche manipolatorie odierne, chiedendosi se siano così differenti da quelle che hanno condotto all’ascesa del fascismo e del nazismo. “Care ragazze e cari ragazzi – ha concluso – qualcuno dice che dalla storia l’essere umano non impari nulla. Dimostrate a quel tale che si sbaglia”.