Domenica 1° settembre. Don Giorgio Zucchelli commenta il Vangelo: “No ai precetti, sì al cuore”

don Giorgio Zucchelli

Dal Vangelo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Il popolo ebraico doveva osservare tante leggi

Nel Vangelo di oggi Gesù ci insegna che la scelta cristiana non consiste nell’osservare precetti più o meno complessi, inventati dagli uomini, ma è una scelta di vita. Che conta è quanto abbiamo nel cuore. Se il nostro è un cuore che ama Dio e i fratelli o no!
Gli ebrei osservavano numerosi precetti cui Gesù accenna, aggiungendo: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Il popolo ebraico doveva osservare alla lettera tante leggi che andavano dai comandamenti, fino a minime prescrizioni. Mosè dice: “Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli.” Ma si erano ridotti a un’osservanza esteriore della legge, pensando che bastasse per essere a posto davanti a Dio.
È il grande errore dei farisei, ed è il grande errore di tanti credenti ancora oggi! Le regole esteriori, costruite lungo i secoli dagli uomini, a seconda delle culture dei vari periodi e luoghi, non possono prendere il posto del Vangelo. “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”, dice Gesù.

Alcuni esempi

Ancora oggi gli ebrei e i musulmani non mangiano carne di maiale. Ritengono infatti – secondo antiche tradizioni – che questo animale sia impuro e quindi da evitare. Non solo: molti altri cibi e accostamenti di cibi sono proibiti. Ricordo, anni fa, durante un pranzo pubblico in ristorante insieme a un iman islamico, come quest’ultimo si facesse un sacco di problemi ogni piatto gli portassero. Gli dissi: “Perché si preoccupa? Tutto quanto Dio ha creato è buono!” “No – mi rispose –. Dio ha fatto anche il diavolo!”. Ed io: “Non è vero, Dio ha fatto l’angelo che poi si è ribellato!” Non mi rispose.
Noi cristiani non abbiamo prescrizioni di questo genere perché, come dice Gesù nel Vangelo di oggi, “non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro.”

Magro del venerdì

In passato vi erano precetti molto numerosi anche per il popolo cristiano, sempre in modo relativo comunque, proprio per il chiaro pensiero di Gesù. Sono poi decaduti poco a poco lungo i decenni. Soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. Molto avevano comunque un significato spiritale che andava compreso.
Come ancora l’attuale “magro” del venerdì. Un tempo lungo l’intero anno, oggi solo in Quaresima. L’idea non deriva da una negativa considerazione sulla carne, ma come momento di sacrificio e quindi di privazione a ricordo del giorno della morte in croce di Gesù. Un “precetto” che ha dunque un bel significato spirituale.
Ed è questo il valore delle prescrizioni cristiane. Osservarle tanto per osservarle, senza accoglierne il significato, non ha senso, ed è quanto Gesù contesta.

Partecipare alla Messa domenicale

Ma veniamo al “precetto” più conosciuto e importante della vita cristiana, quello della partecipazione alla Messa domenicale. Che non è tale, come vedremo, anche se molti lo considerano proprio così. Perché non è un precetto?
Riflettiamo sull’Eucarestia. Gesù ci ha dato un pane da mangiare e un vino da bere per nutrire la nostra vita cristiana. Un pane e un vino che sono il suo stesso corpo e il suo stesso sangue. Senza questo nutrimento – senza unirsi profondamente a Lui – un cristiano non può sopravvivere. Come il cibo naturale: non potremmo vivere senza mangiare. E nessuno si sognerebbe di dire che è un’imposizione, un “precetto”, dover nutrirsi.
Come la natura stessa desidera il pane naturale, così il cuore cristiano ha fame di Gesù. Una fame più forte, quanto più forte è la nostra fede.

Il cristiano ha fame di Gesù

Niente precetto quindi, ma fame “naturale” di Gesù, nostra vita e nostra gioia. La partecipazione alla Messa domenicale non dovrebbe quindi essere presentata e vissuta come un’imposizione, ma desiderata con passione.
È proprio dall’Eucarestia che sgorga quella ricchezza interiore che ci fa vivere secondo il Vangelo ed evitare “tutte le cose cattive che vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.