Campioni cremaschi. Tiro con l’arco. Paola Natale: grande mira e un sogno

Arcieri Cormòns
Paola Natale, concentrata, prende la mira con l'arco

Le eccellenze del nostro territorio non si fermano agli sport più popolari: è il caso di Paola Natale, giovane promessa del tiro con l’arco, nata e cresciuta a Bolzone, ma ormai cittadina del mondo. Classe 2000, Natale lavora con i tiratori di arco olimpico (tradizionale, ricurvo), ma la sua specialità prediletta è il compound. L’abbiamo intervistata.

Da dove è nata questa tua passione?
“Praticavo ginnastica ritmica e verso i 13 anni ho cominciato tiro con l’arco. Non è stata una scelta voluta, inizialmente: a causa di una frattura scomposta alla gamba non potevo più praticare sport dinamici dove si corresse o saltasse. Sono caduta dallo skate ed è stata la mia svolta. Tra gli sport nel nostro territorio ho visto che c’era questa possibilità e ho scelto quasi a occhi chiusi. Mi è piaciuto sin da subito. Ho iniziato alla Pierina, la sede di tiro qui a Crema, ma una volta diventata allieva di categoria mi ha contattato una società di Gallarate e ho fatto squadra con altre due ragazze. Oggi sono in forza a una società friulana: gli Arcieri Cormòns”.

Come mai proprio l’arco compound?
“Avevo deciso già durante il corso: era l’arco che mi piaceva di più e riuscivo bene. In questo sport si inizia con delle lezioni classiche di addestramento con l’istruttore e con l’arco scuola e solo successivamente viene scelto l’arco più adatto. Dopo una o due lezioni, invece, avevo già scelto il mio arco e passati tre mesi ho iniziato a gareggiare, in città. È molto diverso rispetto all’arco olimpico: quello compound ha due carrucole che aiutano a scaricare il peso. Quindi la freccia parte con più velocità e più potenza”.

Quali sono le diverse specialità?
“Esiste il tiro alla targa, la specialità che mi riesce meglio, in cui si deve colpire da 50 m di distanza un bersaglio di diametro 80 cm; c’è poi il tiro di campagna, con bersagli di diverse grandezze e posizionati a differenti distanze, alcune dichiarate, altre da valutare in modo autonomo (si svolge in montagna, con pendenze anche importanti); segue il 3D in cui si tira su sagome di animali, nel bosco e a distanze variabili; poi c’è l’indoor, a 18 m di distanza, su targhe chiamate ‘semafori’ perché hanno tre bersagli.”

Com’è una tua settimana “tipo”?
“Mi alleno tutti i giorni a orari differenti. Tiro la stessa quantità di frecce che tiro in gara. Poi dipende in base a se mi devo concentrare più sulla tecnica o sul punteggio da raggiungere. Mi alleno in svariati campi lombardi, così da provare spazi diversi. All’allenamento con l’arco affianco, un paio di volte a settimana, la parte di preparazione atletica in sala pesi: serve a rinforzare le braccia e la schiena. Inoltre, sto studiando all’Università di Bergamo Ingegneria informatica”.

Qual è stata la tua gara migliore?
“La vittoria quest’inverno a Losanna (Svizzera, 27-29 ottobre 2023), prima gara internazionale vinta individualmente: sono stata molto soddisfatta. Mi sono piaciute anche le Universiadi l’estate scorsa: c’era proprio il villaggio olimpico. È una gara targa di una settimana con le Nazionali. In base al ranking la federazione (Fitarco) seleziona i tre atleti che formano la squadra che rappresenta l’Italia. Rispecchia molto le Olimpiadi e, a proposito, c’è stata una grandissima delusione… ci speravamo tutti: anche nel 2028 il tiro con l’arco compound non sarà presente come disciplina. Essere uno sport di interesse olimpico fa la differenza. Speriamo in quelle successive di avere una possibilità. Sarebbe il mio sogno partecipare alle Olimpiadi. Più che allenarmi non posso fare. Si sa mai che la prossima intervista sia in vista delle Olimpiadi!”.

Tiro con l'arco
L’arciera cremasca in gara