Dopo una prima fase sperimentale, che ha visto la preparazione di farmaci a base di cannabis a servizio dell’Unità operativa di Cure palliative domiciliari diretta da Sergio Defendi per pazienti in fase terminale, prende piede l’attività di preparazioni magistrali condotta dall’Unità operativa di Farmacia, diretta da Manuela Savoldelli. In particolare, è la Struttura semplice di Galenica clinica, diretta da Laura Casorati, ad allestire i preparati garantendo efficacia, stabilità e sicurezza, ponendosi così a servizio delle Unità operative autorizzate che ne facciano richiesta.
Tempo di formazione
L’attività è stata codificata in una procedura validata. Di recente, si è tenuto un primo momento formativo rivolto a farmacisti, medici e infermieri delle Unità operative di Cure palliative, Anestesia e rianimazione, Neurologia, Oncologia, Medicina, Oculistica, Pediatria, Psichiatria, Neuropsichiatria e Riabilitazione neuromotoria. L’incontro, dedicato al tema Prescrizione, allestimento e rimborsabilità a carico del Sistema sanitario regionale, ha visto la partecipazione anche dei medici di Medicina generale. Una seconda sessione formativa verrà prevista nel mese di settembre.
Per l’anestesista Marco Cerisara ha offerto una “sistematizzazione riguardo al tema della prescrivibilità di questi farmaci utili al trattamento del dolore benigno o maligno, offrendo sia una solida base teorica, sia una formazione pratica”.
Per il direttore delle Cure palliative Sergio Defendi, “questa innovazione è un passo avanti importante nell’ambito della terapia del dolore: così viene data attuazione ad un diritto dei cittadini”.
Gestione del dolore cronico
L’uso di farmaci a base di Cannabis è particolarmente indicato nella gestione del dolore cronico, come il dolore neuropatico, vale a dire quello causato da infiammazioni dei nervi sia del cervello che periferici (nevralgie). Come spiega Savoldelli: “Dopo la prima fase pilota, ora siamo pronti a offrire a tutti i reparti autorizzati e ai loro pazienti eleggibili questa opportunità. Certo, richiede adeguata formazione da parte di tutto il personale interessato, ma riteniamo possa essere utile per offrire, da un lato, una soluzione a una pluralità di sintomi favorendo una razionalizzazione della terapia farmacologica e, dall’altro, per garantire immediato supporto al clinico per la gestione del dolore”.
L’introduzione di questi farmaci, da utilizzare in seconda battuta dopo gli oppioidi, consentirà, ad esempio, un migliore controllo degli stati di ansia e depressione, di stipsi e disfagia, di nausea e insonnia. Consentirà, inoltre, di contrastare movimenti involontari e di stimolare l’appetito, ad esempio in casi di anoressia nervosa.
“La Cannabis – continua Salvoldelli – è nota da millenni, non solo per le sue proprietà psicotrope che rendono i suoi derivati le sostanze d’abuso illegali più diffuse, ma anche per le proprietà terapeutiche. In modo simile all’oppio, la Cannabis è stata utilizzata per un gran numero di malattie. Oggi il suo utilizzo terapeutico è regolato dalla legge e la terapia del dolore è quella condizione per la quale viene più spesso prescritta. Viene comunque impiegata, nel rispetto della normativa vigente in materia, quando i trattamenti convenzionali non producano più alcun effetto terapeutico”.
“Le sostanze che derivano dalla Cannabis producono una riduzione del dolore agendo sulla conduzione nervosa dei segnali del dolore, mitigando la sensibilizzazione di questi neuroni e attenuando l’infiammazione attraverso l’attivazione di appositi recettori chiamati CB. La stimolazione di questi recettori modula il rilascio di neurotrasmettitori implicati nella percezione e nell’elaborazione dei segnali dolorifici, nel cervello e nel midollo spinale”.
Tra gli effetti avversi derivanti da questo trattamento si annoverano: “Confusione mentale, tempi di reazione ridotti e, talvolta, accentuazione dell’ansia. La Cannabis, anche se ben tollerata, resta controindicata nei soggetti con meno di 18 anni e che hanno manifestato reazioni di ipersensibilità a qualsiasi cannabinoide e nei soggetti con gravi malattie cardiorespiratorie”.