Domenica 23 giugno. Don Camastra commenta il Vangelo: “La fede pura e incrollabile è un mito”

don Giancarlo

Dal Vangelo secondo Marco 4, 35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Don Camastra commenta il Vangelo: il nascondimento di Dio

Questo passo del Vangelo era molto caro a santa Teresa di Gesù Bambino e rappresenta quello che i grandi maestri della vita spirituale chiamano “il nascondimento di Dio”.
Nella sua autobiografia leggiamo: “Prima di parlarle di questa prova avrei dovuto, Madre diletta, parlarle del ritiro che precedette la mia professione; invece di portarmi consolazioni, l’aridità più assoluta e quasi l’abbandono furono la mia sorte. Gesù dormiva quasi sempre nella mia piccola navicella; ah! mi rendo ben conto che raramente le anime Lo lasciano dormire tranquillamente in sé stesse. Gesù è così stanco di darsi sempre da fare e di prendere l’iniziativa che si affretta ad approfittare del riposo che Gli offro, non si sveglierà certo prima del mio grande ritiro dell’eternità, ma invece di rattristarmi ciò mi fa un piacere immenso”.
In Teresa di Lisieux vediamo la piena accettazione dell’aridità spirituale, che raggiungerà il suo vertice nell’ultima fase della sua vita, nei mesi che precederanno la sua morte.

L’altra riva e il contrasto tra Gesù e i suoi discepoli

Dopo la predicazione Gesù non lascia riposare i suoi discepoli: ordina loro di “passare all’altra riva” (Mc 4,35) ed essi obbediscono senza obbiettare. “L’altra riva” vista dalla costa occidentale è Tiberiade e dintorni, la riva dei pagani. Il discorso parabolico ha evidenziato un parziale fallimento e la parola è ora indirizzata “all’altra riva”. È significativo poi che la tempesta improvvisamente scoppi e minacci di affondare la barca.
Non solo, Gesù infatti dorme e sembra per ora non essere toccato dall’acqua che penetra nella barca, in quanto si trova nella parte posteriore di essa e quindi la più alta. Abbiamo quindi da un lato il sonno di Gesù che è il frutto della sua sovranità e non delle fatiche della predicazione e della spossatezza; dall’altro lato abbiamo la fatica e la paura dei discepoli, i quali svegliano Gesù. È molto bello il contrasto tra Gesù e i suoi discepoli, nei quali possiamo rifletterci, soprattutto in situazioni della vita dove il Signore sembra proprio dormire.

Gesù rimprovera, ma non smette di tenere per mano i discepoli

Nella seconda parte del Vangelo (4,39-41) abbiamo inizialmente il rimprovero di Gesù ai discepoli. In seconda battuta gli studiosi notano che l’ordine dato da Gesù alla natura di tacere sia di fatto una formula di esorcismo, perché secondo la concezione cosmologica del tempo, dietro alle potenze naturali nocive erano presenti dei demoni.
Al di là delle conoscenze scientifiche di allora, ciò che è valido e rimane è che Gesù abbia di fatto il potere sulla natura stessa. Il rimprovero di Gesù ai discepoli è molto forte, infatti lega la loro paura alla mancanza di fede, ovvero essi hanno pensato solamente a loro stessi e non hanno condiviso la loro paura con Gesù, scenario che si ripeterà nel momento della Croce, quando scapperanno via tutti. In realtà le parabole che i discepoli avevano ascoltato fino a quel momento avrebbero dovuto fornire l’intelligenza per far loro comprendere il mistero che stavano vivendo, in particolare la parabola dell’agricoltore che dorme (Mc 4,26-29).
Questo passaggio è importante anche per noi, infatti Gesù rimprovera duramente i discepoli per la loro mancanza di fede, tuttavia non solo non li respinge, ma non smette di “tenerli per mano” fino alla Pentecoste, momento in cui saranno trasformati e resi nuovi dall’azione dello Spirito. La fede pura e incrollabile è un mito, perché essa coinvolge tutta la nostra umanità. Una fede compiuta può avere dei grandi momenti di prova e di difficoltà, tuttavia l’orante colto da dubbi non si culla nel suo dubbio, ma si radica in Cristo. Questo è stato ad esempio l’atteggiamento di santa Teresa di Lisieux.

don Giancarlo Camastra