Domenica 16 giugno. Don Camastra commenta il Vangelo: “Le grandi riforme hanno avuto origine da piccoli granelli di senape”

don Giancarlo

Dal Vangelo secondo Marco 4, 26-34

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Don Camastra commenta il Vangelo

La categoria del “Regno di Dio” è centrale per la teologia mistica del beato Maria Eugenio di Gesù Bambino. Con il Battesimo abbiamo avuto la grazia di entrare in questo Regno, o meglio, il Regno di Dio è entrato in noi e la nostra fedeltà a rimanere nell’amore di Cristo permette allo Spirito di farlo crescere in noi. Il religioso amava molto giocare sulla sproporzione che le parabole mettevano in luce, ovvero amava sottolineare la piccolezza con la quale il Regno veniva rappresentato (un seme, un po’ di lievito…).
La prima parabola (Mc 4,26-29) porta l’attenzione del lettore sulla relazione che intercorre fra il divenire delle cose/mondo e il Regno di Dio. L’uomo della parabola non è immediatamente Gesù e il gettare il seme a terra non indica la poca importanza che questo dà al seme; indica piuttosto che una volta “gettato” il seme a terra e aver compiuto il suo lavoro, questo è lasciato a sé stesso. È interessante perché la parabola non accenna al lavoro che il contadino svolge nel campo affinché il seme possa morire e diventare una pianta, sembra quasi che l’uomo della parabola sia un fannullone e la terra automaticamente svolga tutto il lavoro.
La parabola indica che l’uomo non può influenzare il processo di espansione del Regno. Non è a caso quindi che alcuni studiosi vedano in questa parabola una sorta di critica agli zeloti per il loro modo di contrastare il dominio romano, una critica ai farisei e una critica a chi non crede. Il messaggio della parabola vuole sollecitare il lettore a prendere coscienza dell’irruzione salvifica del Regno nella storia spesso travagliata dell’uomo; il riferimento alla mietitura va a indicare che la storia va verso un compimento, descritto molto bene nel discorso escatologico di Gesù.

L’inizio vs la fine

Nella seconda parabola (Mc 4,30-32) il contrasto è tra l’inizio e la fine. Lo stesso beato Maria Eugenio sottolinea come nel granello di senape, noto per la sua piccolezza, sia presente una forza inesauribile. Il secondo passaggio della parabola riguarda il seme diventato un una pianta così grande da offrire la possibilità agli uccelli del cielo di nidificare. Recentemente gli studiosi hanno visto in questo passaggio il riferimento di Ezechiele 17,22-24: “Così dice il Signore Dio: Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso, faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò”.
Anche questo messaggio è di grande conforto per noi oggi perché la parabola rivela l’agire stesso di Dio nella storia.

Da piccoli granelli grandi riforme

Spesso la Chiesa ha dovuto affrontare crisi tali da minare la sua stessa esistenza; tali momenti risultavano essere difficili per due motivi: per la forza della persecuzione e per la debolezza interna alla Chiesa stessa. Tuttavia le grandi riforme che hanno rivitalizzato la sua fecondità, hanno avuto origine da piccoli granelli di senape: san Francesco d’Assisi, il santo Curato d’Ars, santa Teresa d’Avila…
La parabola ha una sua verità che ci fa ritornare al modo d’agire di Dio: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio” (1Cor 1,26-29).

 don Giancarlo Camastra