San Pantalone. La vita scritta da Tommaso Piantanida

Don Giuseppe Pagliari presenta il libro su san Pantaleone

Primo atto della festa di San Pantaleone, patrono della città e della diocesi di Crema.

Oggi, in cattedrale, alle ore 11.00, presso l’altare del Santo, presente il vescovo Daniele, è stata presentata da don Giuseppe Pagliari, direttore della biblioteca diocesana, la Vita di San Pantaleone, scritta dal sacerdote cremasco Tommaso Piantanida e pubblicata nel 1707. 

Ha introdotto il presidente del Cda della cattedrale Marcello Palmieri, presente anche Matteo Facchi, della Società Storica Cremasca, che ha curato l’allestimento di tre grandi pannelli posti all’esterno del duomo. 

Al termine della presentazione, allietata anche dal canto e dal suono di un piccolo organo portatile, la presentazione del pannelli posti in piazza, sul lato del duomo. Raccontano sia la vita di San Pantaleone, le reliquie in possesso della nostra cattedrale e le opere d’arte cremasche relative appunto al santo patrono.

Tommaso Piantanida

Il sacerdote Tommaso Piantanida (Crema, 1662 circa – 13 febbraio 1715), dottore in teologia, fu nominato prioreparroco di Madignano nel 1701. Già prima di diventare priore, il suo nome compare in alcuni documenti del 1695 riguardanti la ricostruzione della chiesa parrocchiale di Madignano. 

Trovandosi infatti assente dalla parrocchia il precedente priore, il bergamasco Filippo Ferrari, il Piantanida già ne faceva le veci prima della propria nomina a priore-parroco. Pertanto può essere considerato il vero promotore dell’ampliamento della chiesa. 

Il Piantanida è noto agli studiosi soprattutto per essersi fatto editore nel 1714 del testo Nuova idea del male contagioso de’ buoi (Milano, Marc’Antonio Pandolfo Malatesta, 1714).

La Vita di San Pantaleone

Sette anni prima di questa edizione, il sacerdote Piantanida pubblicò una sua propria opera, meno nota: la Succinta istoria della vita di S. Pantaleone martire medico nicomediense. Con l’aggiunta di alcune cognizioni intorno al culto particolare professato dalla città di Crema a detto Santo suo protettore (Crema, Mario Carcano, 1707). 

L’opera, benché nota agli studiosi, risultava sostanzialmente irreperibile. Per questo, tra le vite di san Pantaleone, era quella meno letta e meno studiata. Nel 2022 però la Biblioteca Diocesana è riuscita a rinvenire una copia del libro conservata presso la Illinois University Library. Ai trova rilegata in un volume insieme con altre otto opere italiane del XVII secolo su vite di santi o miracoli. Il libro, come recita una scritta a penna sul frontespizio, era di proprietà del convento di Sant’Agostino di Crema. 

Il testo di Piantanida è particolarmente interessante. Si tratta di un fascicolo di 43 pagine dedicato ai tre Provveditori e ai due Deputati (Foscari Zurla e Orazio Verdelli) all’altare del Santo. L’autore, nelle poche pagine del suo opuscolo, offre innanzitutto una sintesi della vita del santo. La sua nascita a Nicomedia nel 283 al tempo dell’imperatore Marco Aurelio Probo, da padre pagano e da madre cristiana che purtroppo morì presto e non riuscì a educarlo alla fede come avrebbe voluto. 

Il martirio

Pantaleone apprese l’arte della medicina e poi si convertì al Cristianesimo grazie al sacerdote Ermolao e ricevette il Battesimo. Piantanida racconta i miracoli di Pantaleone che convertirono anche il padre, ma ingelosirono i medici suoi colleghi che lo denunciarono all’imperatore Galerio Massimiano. Venne condannato a morte e il testo racconta tutti i tentativi di ucciderlo che andarono a vuoto, fino alla decapitazione nel 311. 

Piantanida ricorda inoltre le tappe storiche della devozione di Crema verso san Pantaleone: il 1361, quando fu proclamato patrono della città, l’apparizione del Santo Martire, il decreto di scegliere Pantaleone come nuovo Patrono. 

Don Pagliari ha ricordato anche che nel libro è raccontata anche la scoperta della reliquia del cranio nel 1485 e vi è un il riferimento alla traslazione della reliquia del braccio del 1493. 

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