Storici dell’arte in libreria. Emilia-Romagna Medievale

Sabato 1° giugno 2024 alle  17 nelle scuderie di Palazzo Terni de’ Gregorj (via Dante Alighieri, 20 – Crema) si terrà il trentanovesimo appuntamento della rassegna ‘Storici dell’arte in libreria’, organizzata dalla Libreria Cremasca. Ospite sarà Jessica Ferrari che presenterà il volume: Jessica Ferrari, Emilia-Romagna medievale. 55 luoghi da scoprire e visitare, Edizioni del Capricorno, Torino 2023.

L’abbiamo intervistata in esclusiva per “Il Nuovo Torrazzo”.

Dott.ssa Ferrari, qual è stato il suo percorso di studi e come è arrivata a occuparsi di storia dell’arte?

La storia e le opere, architettoniche o artistiche, prodotte dall’uomo nei secoli passati hanno sempre esercitato su di me un notevole fascino e uno stimolo alla ricerca delle loro origini. Dopo essermi laureata con lode in Storia delle arti presso l’Università degli studi di Pavia, ho deciso di continuare il percorso accademico con il diploma di Specializzazione presso l’Università Statale di Milano. Ho avuto anche la fortuna di poter fare uno stage presso l’ufficio conservatori del Museo Poldi Pezzoli e poi di lavorare per 5 anni presso la Fondazione Prada. Ho infine acquisito nel 2021 il titolo di Dottore di ricerca in Storia dell’arte medievale presso l’Università di Parma, con una tesi dedicata alle emergenze romaniche di area piacentina, e sono oggi assegnista di ricerca presso lo stesso Ateneo, nell’ambito di un progetto PRIN sulla catalogazione della scultura romanica in area lombarda.

 Il volume raccoglie le schede di 55 monumenti medievali in tutta l’Emilia-Romagna. Vediamo alcuni esempi partendo da quelli più vicini a noi, a Piacenza, in particolare San Savino.

La basilica di San Savino rappresenta oggi una delle testimonianze più celebri del romanico di area padana, pur con molte questioni ancora aperte relative alla datazione, condizionate anche dai pesanti restauri di inizio Novecento. L’aspetto attuale complessivo è da assegnare a un cantiere di primo XII secolo. Entrando in chiesa, la mente corre subito alla spazialità e alle architetture del Sant’Ambrogio di Milano, una austera basilica in mattoni e pietra scandita in navate da pilastri con capitelli lapidei riccamente decorati. Punti di contatto con le realizzazioni di un’altra emergenza del territorio piacentino, l’elegante Collegiata di Castell’Arquato, si riconoscono invece nei capitelli della cripta, decorata da un interessante mosaico pavimentale bicromo raffigurante i Mesi.

Passiamo al complesso monumentale della Piazza del Duomo di Parma.

Parma costituisce una tappa obbligata per un turismo variegato. Se evidenti sono le tracce del glorioso periodo di capitale del Ducato farnesiano, molto rimane nel tessuto urbano del periodo medievale e Piazza Duomo ne rappresenta il luogo privilegiato. In particolare, il Duomo e il Battistero sono accomunati dalla figura di Benedetto Antelami, un magister fondamentale per l’evoluzione delle arti tra romanico e gotico in nord Italia alla fine del XII secolo. È lui l’autore della famosa lastra della Deposizione oggi conservata nel transetto della cattedrale, i cui interni sono stravolti dagli interventi di età moderna. Ed è Antelami soprattutto che si firma su un portale esterno del Battistero ottagonale, di cui fu forse anche architetto: sue sono le simboliche lunette scolpite dei portali e i raffinatissimi rilievi dei Mesi conservati all’interno.

 A Reggio Emilia ci aspetta un itinerario sulle orme di Matilde di Canossa, tristemente nota ai Cremaschi per aver ceduto la proprietà dell’Insula Fulkerii alla diocesi di Cremona nel 1098.

L’area appenninica reggiana costituisce il prezioso scrigno delle terre matildiche: tra questi monti e i rilievi oggi nel modenese sorgono infatti le località che costituivano il cuore dei domini della potente famiglia dei Canossa, di cui la contessa Matilde (1046-1115), rappresenta il personaggio più noto, ammirato, studiato (e anche romanzato!). Assoluta protagonista della scena politica del suo tempo, è stata anche munifica committente di chiese e castelli. Ne rimangono oggi scarse ma affascinanti tracce nascoste tra i boschi del reggiano. Domina tra tutti la rocca di Canossa: costruita nel X secolo, ha rappresentato un baluardo inespugnabile soprattutto con Matilde per poi conoscere un triste destino di abbandono e rovina. Rimangono oggi i resti della chiesa interna alla fortezza, dedicata a Sant’Apollonio e scelta dalla contessa quale mausoleo di famiglia.

A Bologna colpisce per vastità il complesso di Santo Stefano o delle Sette Chiese

Il complesso di edifici dedicato al martire Stefano rappresenta il cuore sacro bolognese, legato alle origini della chiesa locale, ma soprattutto imitazione dei Luoghi Santi gerosolimitani. Secondo la tradizione fu Petronio, vescovo di Bologna nel V secolo, a iniziare le costruzioni ispirandosi proprio al complesso costantiniano del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Si tratta oggi di un insieme di diversi edifici sacri rimaneggiati in varie epoche, delle quali è difficile restituire le fasi costruttive. Nella visita delle “Sette Chiese” – denominazione che rimanda metaforicamente a un passo dell’Apocalisse relativo alla Gerusalemme celeste – si segue un percorso prestabilito, il cui fulcro è l’edificio forse più suggestivo e simbolico del complesso, la chiesa del Santo Sepolcro, una struttura a pianta centrale, “copia” dell’Anastasis gerosolimitana.

Chiudiamo questo piccolo assaggio con una puntata in Romagna: San Leo, le chiese e la rocca

Nell’entroterra romagnolo si trova un luogo che è stato nucleo primigenio di una delle signorie più prestigiose e potenti del rinascimento italiano, i Da Montefeltro, dal 2009 in provincia di Rimini. Su uno sperone roccioso insiste il borgo medievale di San Leo, nel cui cuore sorgono due chiese parallele che hanno la particolarità di non avere una facciata come tradizionalmente la intendiamo! Per entrambi gli edifici sono infatti i due lati prospicienti a rappresentare le “facciate”, dal momento che verso ovest si affacciano sul dirupo! Si tratta della pieve di Santa Maria, con strutture di XI secolo, e il duomo di San Leo, in forme più mature di XII secolo. Sulla cima opposta della rupe rispetto all’abitato, sin da età antica un punto strategico di controllo del territorio, svetta invece la rocca. Oggi è difficile riconoscervi la fase medievale, stravolta nell’aspetto dagli interventi commissionati nel XV secolo da Federico da Montefeltro.