Domenica 19 maggio, Pentecoste. Don Camastra commenta il Vangelo

don Giancarlo

Dal Vangelo secondo Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Don Giancarlo Camastra commenta il Vangelo: la missione degli Apostoli

Con la Pentecoste si conclude il tempo pasquale, anche se per tre domeniche la liturgia sembra voglia ulteriormente prolungare lo spirito pasquale celebrando tre solennità che vanno a toccare il cuore della nostra fede.
È decisamente interessante a proposito un commento del Beato Maria Eugenio di Gesù Bambino: “Vediamo ora quel che succede per gli Apostoli. Sono fatti apostoli, consacrati sacerdoti, Nostro Signore affida loro la Chiesa: ‘Come il Padre mi ha mandato, io mando voi’ (Gv 20,21); ora siete i maestri: ‘Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in Cielo, tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in Cielo’ (cfr. Mt 16,19; Gv 20,23). Sono i poteri più ampi, la missione più universale che ci sia. Gesù se ne va, ormai sono loro che devono reggere il suo Corpo mistico, la Chiesa. Questa funzione però, il sacerdozio stesso, non li mette, dal punto di vista della grazia, all’altezza della loro missione: è il motivo per il quale Nostro Signore chiede loro, prima di iniziare a compiere la missione, di attendere a Gerusalemme la venuta dello Spirito Santo” .

Lo Spirito, testimone su Gesù

Lo Spirito opererà negli apostoli una vera e propria trasformazione, una santificazione che permetterà loro di essere docili all’azione dello Spirito stesso. Inoltre “nella vita degli Apostoli, vediamo come Nostro Signore li ha progressivamente condotti fino alla Pentecoste. Fa fare loro dell’apostolato, in seguito dona il sacerdozio; li ha fatti passare attraverso delle esperienze dolorose, li ha obbligati a pregare, ha donato lo Spirito Santo, e la loro santità si è sviluppata perfino dopo”.
Il Vangelo di questa domenica presenta principalmente lo Spirito come testimone su Gesù (cfr. Gv 15,26-27), mentre negli annunci sinottici della persecuzione il ruolo dello Spirito sembra essere quello dell’assistenza dei credenti condotti presso i tribunali.
La testimonianza ha come finalità di far conoscere il Figlio e la sua missione di Rivelazione ed è duplice: quella del Paraclito e quella dei discepoli. Riusciamo a comprendere da questi versetti come mai i grandi maestri di vita spirituale pongono con forza la necessità di fondare la nostra fede sulla testimonianza apostolica.

I credenti

La seconda parte del Vangelo (Gv 16,12-15) si sposta sui credenti stessi. Sarà lo Spirito a preparare e guidare i discepoli alla verità tutta intera, al Cristo glorificato in Dio, il quale si comunica ai suoi. Il Figlio continuerà la sua opera di rivelazione attraverso lo Spirito, il quale parlerà al cuore dei discepoli.
Nella tradizione contemplativa, sia occidentale che orientale, abbiamo un passaggio decisivo che l’orante è chiamato a compiere se vuole rispondere alla chiamata di Dio, di entrare sempre di più nel mistero del suo amore.
Un primo gradino è costituito dalla rivelazione da parte dello Spirito del mistero dell’amore di Dio, ovvero: evolvere da una conoscenza di tipo intellettuale, passaggio necessario ma non sufficiente, a una conoscenza che penetra il cuore e la vita. Tutti coloro che hanno ricevuto i doni dello Spirito Santo nel Battesimo possono essere guidati da Dio alla pienezza della vita mistica e alla contemplazione soprannaturale, tuttavia all’origine abbiamo la volontà di Dio; infatti è lui stesso che vuole lo sviluppo pieno della grazia, perché, pienamente incorporato al Corpo Mistico di Cristo, possa riversare il suo amore diffusivo. Questo passaggio è di capitale importanza, non solo perché toglie ogni possibile spazio al pelagianesimo (secondo questa dottrina la volontà dell’essere umano è da sola in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina), ma anche perché pone l’uomo nella condizione di obbedienza filiale e di docile abbandono all’azione dello Spirito; in questo modo ciò che deve muovere per un cammino di compiutezza sulla via contemplativa, non è un atto di volontarismo, ma un atteggiamento che ha come icona biblica il fiat di Maria nell’Annunciazione (cfr. Lc 1,38).

don Giancarlo Camastra