Lavoro. Domani la Giornata mondiale sulla sicurezza

In un anno, il 2024, iniziato sotto cattivi auspici, dal punto di vista delle morti bianche, rivestono ancora più importanza la giornata di domani, domenica 28 aprile, quella dedicata alla sicurezza e alla salute sul posto di lavoro e quella di mercoledì 1° Maggio, festa dei lavoratori. Momenti di riflessione e sensibilizzazione su un tema fondamentale che forse non è ancora riuscito a pieno a fare breccia sotto il profilo culturale in un società in cui la matassa generata dall’intreccio di dinamiche diverse (produzione, economie, competitività, controlli, formazione e sostegno alle imprese) non si riesce proprio a sbrogliare. Il risultato è che si rischia di andare al lavoro senza più far ritorno a casa o con patologie professionali che si manifestano sul medio-lungo periodo.
I dati offerti dal rapporto Inail relativo al 2023, sotto il profilo delle morti sul lavoro, avevano evidenziato una controtendenza che lasciava ben sperare: “concentrando l’attenzione sui casi mortali denunciati, i dati del 2023 mostrano una diminuzione del 4,5% rispetto all’anno precedente, da 1.090 a 1.041. Al netto dei decessi da Covid-19, che si erano già quasi azzerati nel 2022, la riduzione degli infortuni mortali resta comunque alta, di poco oltre il 4%. ”.
Purtroppo l’avvio del 2024 ci ha fatto fare un preoccupante e drammatico balzo indietro. Tra gennaio e febbraio si sono verificati infatti 119 infortuni mortali sul lavoro, di cui 91 durante l’attività e 28 in itinere. Nello stesso periodo del 2023 erano stati 100.
Nulla di buono, invece, nel 2023 per quanto concerne le malattie professionali. In questo caso il trend è in netta crescita. “A differenza degli infortuni, le denunce di malattia professionale rilevate allo scorso 31 dicembre mostrano un incremento del 19,7%, dalle 60.774 del 2022 alle 72.754 del 2023 (fonte Inail, ndr). Questo aumento è dovuto in parte alla conclusione definitiva della pandemia da Covid-19, che oltre a portare alla sospensione delle attività di molte aziende, con conseguente diminuzione dell’esposizione dei lavoratori al rischio, ha reso più difficile la presentazione delle denunce. Il 73,7% delle patologie denunciate sono riferibili agli uomini, in sostanziale stabilità con il 2022, e anche la distribuzione territoriale non registra variazioni significative rispetto all’anno precedente, con la concentrazione maggiore delle denunce nelle regioni del Centro (36,8%), seguito da Sud (25,4%), Nord-Est (18,9%), Isole (9,5%) e Nord-Ovest (9,4%).
“Gli ultimi incidenti sul lavoro, come quello nel cantiere edile di Firenze e nella centrale idroelettrica di Suviana, non devono solo scoraggiarci ma anzi, farci prendere ancora più consapevolezza che possiamo vincere la sfida contro infortuni e malattie professionali solo facendo squadra con tutti i soggetti coinvolti ad ogni titolo”. Così Paolo Ricotti, presidente del Patronato Acli, in una nota in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro che si celebrerà, appunto, domani.
“Il sistema sanzionatorio non è sufficiente a contenere questo fenomeno, – ha continuato Ricotti – soprattutto se i controlli continuano a essere così pochi; serve fare di più perché la questione, come ripetiamo ormai da anni, è culturale: sono necessari momenti informativi e formativi che coinvolgano i lavoratori in maniera costante nel tempo, in quanto non potranno mai essere sufficienti una o poche iniziative formative previste per legge”.

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