18 febbraio, prima domenica di Quaresima. Don Gianfranco: “La Quaresima è un tempo di preparazione spirituale per la nostra missione”

don Mariconti
Don Gianfranco Mariconti

Dal Vangelo secondo Marco 1, 12-15

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Don Gianfranco commenta il Vangelo: la tentazione

La prima domenica di Quaresima ci propone, ogni anno, l’episodio della tentazione di Gesù che segue immediatamente il battesimo. Gesù non ha fretta di buttarsi subito nella missione ma, su impulso dello Spirito, si ritira prima nel deserto per prepararsi al suo ministero. Ogni grande compito non si può improvvisare. E questa preparazione consiste in una lotta spirituale interiore contro le forze del male attraverso il digiuno e la preghiera. Tutto questo in profonda solitudine e silenzio.
Il deserto è il luogo dell’intimità con Dio dove Gesù molte volte viene sorpreso in preghiera a tu per tu con il Padre per sintonizzarsi con la sua volontà. Ma il deserto è anche il luogo della prova dove Satana agisce contrastando la missione affidatagli dal Padre. Che Gesù sia il figlio di Dio eppure tentato nella libertà come noi costituisce uno scandalo. In realtà dimostra la solidarietà di Gesù con la condizione umana. Lo stesso Spirito sceso su di lui nel battesimo non lo risparmia dalla prova, ma lo spinge (getta) ora nel deserto perché, attraverso la lotta con il diavolo, superi la tentazione e confermi l’alleanza filiale conclusa con Dio al Giordano.
Marco non dice qual è la tentazione e come Gesù l’affronta perché tutta la vita del Signore, essendo una lotta continua contro il Maligno impegnato a mettere in discussione la validità della via indicatagli nel battesimo, si incaricherà di fornire la risposta. Marco dice sorprendentemente che, nel deserto, Gesù sta con le fiere e, d’altra parte, è servito dagli angeli. Mentre Matteo e Luca pongono Gesù in rapporto con il popolo d’Israele per mostrare come egli sappia superare la prova del deserto in cui il popolo di Dio era venuto meno, Marco sviluppa il confronto tra Gesù e Adamo. Adamo, soccombendo alla tentazione, ha rotto le armonie e perso il paradiso. Gesù, il nuovo e perfetto Adamo, riesce invece dove il primo uomo aveva fallito e trasforma il deserto in giardino.
In questo combattimento spirituale con lo spirito del male, Dio è vicino al figlio prediletto e manda i suoi angeli ad aiutarlo. Gesù supera la tentazione e dischiude l’orizzonte paradisiaco sognato all’inizio dal Creatore dove è ricomposta l’armonia tra Dio, uomo, animali e cosmo (cfr Genesi 2; Isaia 11). Ovunque Gesù passa lascia il mondo rivestito della sua bellezza.

Alla conversione si oppone la tentazione

Il racconto della prova di Gesù ci ricorda che la tentazione è la situazione normale della vita cristiana. Noi pensiamo che a uno vicino a Dio dovrebbe andare tutto bene invece chi ha scelto il bene è sempre tentato dal male. Solo chi è già a terra non cade più. Lo Spirito ci butta nel deserto perché essere messi alla prova è un buon segno: certifica che stiamo impegnandoci sulla via di Dio. La tentazione, in quanto tale, non è peccato ma una opportunità per confermare, con una scelta libera, la fedeltà alla volontà di Dio; peccato se mai è cedere alla tentazione. Solo una fede provata e purificata raggiunge la sua maturazione.
Chi nel battesimo ha ricevuto lo Spirito ed è diventato figlio di Dio non è messo a parte dalla prova perciò deve prepararsi a lottare contro lo spirito del male per rinnovare l’alleanza battesimale. La lotta insanabile tra Gesù e Satana ci dice che non possiamo conciliare il Vangelo e il mondo del male. Se noi non lottiamo è perché abbiamo confuso il male con il bene e ci siamo già arresi al male prima di combattere.
Il diavolo astuto, approfittando della fragilità umana davanti ai bisogni, cerca di ingannarci con la menzogna proponendo attraverso sollecitazioni (il fascino del potere, della ricchezza, del successo, come appare nel racconto di Matteo e Luca) una via mondana alternativa (messianismo sociale, taumaturgico, politico) apparentemente più facile e seducente di quella di Dio che sembra, attraverso uno stravolgimento, come difficile e impegnativa. Di fatto è proprio il contrario perché solo il Regno di Dio e la sua via di povertà, umiltà e servizio ci può dare quella felicità che desideriamo mentre se noi la cerchiamo altrove la perderemo.
Perciò siamo nel tempo in cui è necessaria una continua conversione dagli idoli a Dio, dall’individualismo alla fraternità, dalla distruzione dell’ambiente a un nuovo patto con il cosmo (Papa Francesco). Solo se cambia il cuore nasce un mondo nuovo di rapporti tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e il suo prossimo, tra l’uomo e l’universo. Alla conversione si oppone la tentazione. Mostrandoci l’esempio di Gesù nell’affrontare il tentatore e vincerlo e donandoci la sua grazia, il Vangelo ci assicura che anche noi, sostenuti dallo Spirito, possiamo superare la prova attraverso la penitenza e la preghiera.

La conversione vera non è morale ma religiosa

La Quaresima è un tempo di preparazione spirituale per la nostra missione. Non ci viene chiesto di lasciare la famiglia, il lavoro… per andare nel deserto di sabbia, ma di trascorrere un tempo di deserto, di silenzio e solitudine, ritrovare la via del nostro cuore, sottrarci al chiasso e alle sollecitazioni esterne, così da entrare in contatto con la verità più profonda del nostro essere, fare luce attraverso la Parola di Dio e mettere ordine con la rinuncia a tante cose inutili e dannose per puntare sull’essenziale: l’amore di Dio e dei fratelli.
Con i persuasori occulti (pubblicità, spettacoli di evasione, influencer) la società dei consumi e dell’apparire cerca di alienarci facendoci uscire da noi stessi, rendendoci superficiali, intontititi, così che non pensiamo con la nostra testa nè decidiamo liberamente ma da buoni conformisti seguiamo gli istinti, le passioni, le mode del mercato. Se vogliamo essere autentici dobbiamo fare un po’ di deserto dentro di noi per esaminarci, prendere cura della nostra interiorità, staccarci dalla mondanità e ritrovare la pace tra le pulsioni caotiche che ci abitano. La spiritualità del deserto non è evasione dalla realtà, ma capacità di vivere la quotidianità, sotto lo sguardo di Dio, con altruismo e senza ipocrisia. Vediamo.
Quando rientriamo in noi scopriamo innanzitutto che siamo continuamente tentati di mettere il nostro io e i suoi interessi davanti a Dio: l’egolatria. Il cuore di ogni tentazione è ridurre Dio a una questione trascurabile rispetto alle cose ritenute veramente importanti (Papa Benedetto). E’ il primo squarcio che dobbiamo ritessere.
La conversione vera non è morale ma religiosa. Gesù è venuto a dirci una sola cosa: “Il Regno di Dio è vicino”. Dio è il Signore e non il servo dei nostri capricci scambiati per diritti quindi è lui che decide ciò che è bene e va fatto da quanto è male e va evitato mentre noi, sue creature, possiamo solo metterci umilmente al suo servizio. Dio si è fatto vicino in Gesù suo figlio perciò non possiamo vivere escludendolo dal quotidiano come una questione privata perché c’entra con tutto quello che siamo e facciamo. Dio non è un’astrazione inutile, ma una risorsa per vivere con intensità la vita di famiglia, il lavoro, lo studio, le scelte di ogni giorno. E poiché lui è l’unico vero Signore noi siamo liberi davanti a tutti gli altri signori che vogliono ridurci in schiavitù come il successo, il dominio, il denaro, il piacere… Convertirci è credere che non siamo noi a salvarci con le nostre opere (la tecnica, il mercato) ma noi possiamo solo lasciarci salvare da Dio.

Senza il tu, l’io non può esistere

Secondo le statistiche mettiamo Dio all’ultimo posto dopo la salute, gli affetti, il benessere… ma inoltre siamo continuamente tentati di porre narcisisticamente il nostro io al posto del noi. Il secondo squarcio da ritessere riguarda il prossimo, considerato con indifferenza e ostilità. Si tratta di renderci conto che, senza il tu, l’io non può esistere ma che, la condizione per fiorire, è aprirsi all’altro nel dono di sé. La fede ci impegna a essere costruttori di comunione nella comunità. “Se vuoi cambiare il mondo, va a casa e ama la tua famiglia” (Madre Teresa).
Ci sono ancora persone che si impegnano per gli altri nel volontariato senza per questo insuperbirsi, sentirsi migliori e in diritto di proferire giudizi. Ma più importante ancora delle molte cose da fare è la qualità delle relazioni da coltivare attraverso l’ascolto, l’accoglienza, la comprensione, il prendersi cura. Dalla comunità occorre poi passare all’impegno sociale e politico. L’individualismo egoistico e il consumismo creano ingiuste diseguaglianze di reddito e benessere che sono causa di violenze e guerre. Il Vangelo ci invita ad assumere profeticamente stili di vita in controtendenza sobri e solidali se vogliamo salvare il creato e costruire la pace.
La Quaresima come tempo felice per ritrovare il meglio di noi stessi in un rapporto rinnovato con Dio, gli altri e la natura. Quando si parla di convertirsi si pensa sempre agli altri. “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” (Gandhi). Non basta rinunciare al peccato e fare qualche gesto di bontà ma si tratta di dare un orientamento nuovo alla nostra vita: rimettere Dio al primo posto, passare dall’individualismo alla fraternità, ritrovare un rapporto di alleanza con il creato. Allora si torna giovani dentro perché partecipi della novità di Cristo. Le forze per realizzare i grandi sogni rifioriscono, come la natura a primavera.

don Gianfranco Mariconti