Smog. Crema inquinata? Non è una novità, ma il problema va affrontato seriamente

Mentre Crema si appunta stelle di merito per le nuove colonnine di ricarica auto elettriche, ad avere la meglio in provincia è lo smog. La lombardia soffoca, la salute dei cremonesi e dei cremaschi è a rischio. Proprio così. Per primi abbiamo pubblicato online il comunicato giunto dalla Regione che annunciava come, domenica 28 gennaio, anche nelle province di Monza e Cremona, fosse stato raggiunto il 7° giorno consecutivo di superamento delle concentrazioni di PM10. Da martedì 30 gennaio, quindi, sono state attivate le misure temporanee di secondo livello: divieto di utilizzo dei generatori a legna per riscaldamento domestico (in presenza d’impianto alternativo) di classe emissiva fino a 4 stelle.

Le misure

Tra i divieti, le combustioni (in tutti i Comuni delle province coinvolte), l’accensione di fuochi all’aperto e lo spargimento degli effluenti di allevamento, delle acque reflue, dei digestati, dei fertilizzanti e dei fanghi di depurazione. L’agricoltura meriterebbe un articolo a parte. Nei Comuni con più di 30.000 abitanti (Crema compresa!) è prevista la limitazione alla circolazione tutti i giorni nella fascia 7.30-19.30 per i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e per i veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio, anche sabato e domenica. Coinvolti pure i veicoli Euro 4 diesel commerciali anche se con Fap e gli Euro 0 e 1 a GPL e metano. In tutti i Comuni della provincia è vietato anche tenere temperature sopra i 19°C in case e negozi. Sin qui tutto ok? Proprio no.

Chi controlla? Chi deve sensibilizzare?

Non una riga sul sito istituzionale del Comune di Crema fino al 31 gennaio (tre giorni dopo le misure) e neppure nei profili Facebook degli assessori, più attenti ad altro. Eppure Crema era ed è coinvolta! Il 31 gennaio i dati sono rientrati per le province di Lodi e Pavia e le misure anche: ci chiediamo perché non mantenerle a beneficio di tutti, ma è chiaro che la salute viene dopo molto altro. La nostra amministrazone comunale avrebbe dovuto spiegare bene ai cittadini cosa sta accadendo, invece è stato pubblicato online il solo comunicato regionale, pure in ritardo. Intanto molti camini in città erano accesi (il fumo dai comignoli non mente). Chi controlla? Chi deve sensibilizzare? I giornali non bastano, serve un’azione “comunale” più forte.

Salute a rischio

Del tema, un paio d’anni fa, s’era interessato l’ex consigliere regionale grillino Marco Degli Angeli, evidenziando come Cremona fosse la seconda città d’Europa più inquinata, “con incrementi di tumori e patologie respiratorie sopra la media rispetto al restante territorio di competenza di Ats Val Padana, così come sono impressionanti i dati riferiti al registro delle malformazioni congenite”. All’epoca, il Cremasco risultava una delle aree più compromesse: sempre dati Ats, riferiti al 2015-2019, a Crema sono stati 1.940 i casi di decesso dovuti a tumori dei polmoni, leucemia, malattie respiratorie o cardiocircolatorie. I casi salgono a 8.241 in tutto il distretto di Crema. Non è diversa la situazione di Cremona, anzi. Lo studio epidemiologico evidenzia un incremento delle ospedalizzazioni per patologie respiratorie pari al +14 % su Cremona e del +33 % per i Comuni limitrofi. Inoltre è stata evidenziata una maggiore incidenza pari al +17% per quanto riguarda la mortalità da tumore dei polmoni. Che i nostri ragazzi respirino smog è chiaro, che manchi troppo spesso la volontà di intervenire delle istituzioni anche.