Uniti nel dono/7. Padre Arnold. Vita pastorale: il Battesimo e il Matrimonio

Matrimonio battesimo
Padre Arnold con una coppia di novelli sposi

Un cristiano non è cristiano da solo. Vive la sua fede all’interno di una comunità, la quale segna i momenti cruciali della sua vita di credente soprattutto con i sacramenti. Sacramenti ai quali i sacerdoti preparano costantemente i propri fedeli. Oggi più che mai, in un periodo di particolare difficoltà nella pastorale.
Innanzitutto il Battesimo, l’atto di nascita con cui un credente, oltre a diventare cristiano, entra a far parte di una precisa comunità; e poi il Matrimonio quando due credenti fondano una nuova famiglia, una comunità domestica che diventa protagonista a nuovo titolo nella Chiesa locale, grande famiglia di famiglie.
Ne abbiamo parlato con padre Arnold Musoko, missionario dello Spirito Santo e parroco dell’Unità Pastorale delle tre comunità di Santa Maria della Croce, Sant’Angela Merici e Santo Stefano.

Il Battesimo, un doppio dono

“Per prima cosa – afferma – ricordo che il Battesimo appartiene al gruppo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Quello del Matrimonio al gruppo dei sacramenti dell’amore.
Lo ricorda spesso ai suoi fedeli. “Il Battesimo è un dono che Dio fa ai suoi figli. Un doppio dono, il primo è quello dell’amore di Dio: nel ricevere il battesimo siamo amati da Dio; il secondo dono è la figliolanza: diventiamo figli. Nel Battesimo di Gesù si parla dei cieli che si aprono: vuol dire che non c’è più alcuna barriera tra Dio e noi, cade ogni ostacolo per entrare in contatto con Dio.”
“Di questo parlo con la mia gente. Nei giorni scorsi dicevo a un gruppo che non dobbiamo dire che siamo stati battezzati, ma dobbiamo parlare al presente: io sono battezzato, io sono figlio di Dio e lo posso chiamare papà.”
In comunità si contano ancora numerosi battesimi? “Nella nostra parrocchia ce ne sono ancora, anche se non come un tempo. Penso che in un anno riusciamo ancora a battezzare tra 10 e 20 bambini.”

Il Matrimonio, sacramento del dono

E veniamo al Matrimonio, sacramento del dono. “Riceverlo – spiega padre Arnold – vuol dire vivere come dono e qui insisto sempre che bisogna far distinzione tra amore-dono e amore-possesso: quest’ultimo è quando uno dei partner vuole possedere l’altro. Questo non è amore: vivere il matrimonio come sacramento vuol dire viverlo come dono, dove io faccio tutto per il bene dell’altra persona.”
E padre Arnold fa anche una distinzione tra innamoramento e amore. “Sono due cose diverse. L’innamoramento nasce da un bisogno mio: vedo qualcosa che in quella persona mi attira e voglio stare con lei. L’innamorato parte da un proprio bisogno di trovare soddisfazione. Non è un fatto negativo, ma l’amore è esattamente il contrario, non parte dal mio bisogno, ma dal bene dell’altro: cercare in tutto il bene dell’altra persona. Mentre l’innamoramento può finire, quando scopro aspetti negativi nella persona, perché è la ricerca di un bisogno mio: se amo davvero cercherò per sempre il bene di quella persona. Ricordiamo che l’amore tra uomo e donna è qualcuno, è Dio.”

Perché sono così pochi i matrimoni religiosi oggi?

“Per due motivi. Innanzitutto perché la fede dice ormai poco a tanta gente che la vive come un’abitudine, legalistica: bisogna passare da un amore di Dio raccontato a un amore di Dio sperimentato. Il secondo motivo è che le nuove generazioni fanno fatica ad assumere un impegno duraturo”.

Cosa fa un parroco per favorire un matrimonio vero?

“Nella nostra parrocchia organizziamo attività per potere raccontare e aiutare le coppie a fare una esperienza di Dio amore sperimentato, con ritiri kerigmatici, con gruppi famiglia e con gruppi di apostolato della Croce che è la nostra spiritualità.
Purtroppo non sempre abbiamo una partecipazione notevole, gli impegni delle persone non favoriscono queste iniziative. Purtroppo c’è poco tempo per Dio.”