IV Novembre. Onore ai Caduti per la Patria, viva le Forze Armate

Cerimonia in tre piazze per l’amministrazione comunale, in collaborazione con il Comitato di coordinamento, in occasione del IV Novembre, Giornata dell’Unità nazionale e Festa delle Forze Armate. Ancora una volta Crema ha celebrato al meglio i Caduti per la Patria e la libertà, nel giorno esatto della ricorrenza. A coordinare l’evento la nuova cerimoniera Alessia Bressani. Il ritrovo alle 9.30 presso piazzale delle Rimembranze, alla colonna votiva, con raduno di autorità e associazioni combattentistiche e d’arma e deposizione di una corona d’alloro. Alle ore 9.45, raggiunta in corteo piazza Duomo, la seconda deposizione di giornata, presso la lapide dei Caduti per l’Unità d’Italia. Alle 10 la santa Messa in cattedrale per i Caduti e dispersi di tutte le guerre. Infine, autorità e cittadini in piazza Trento e Trieste per l’alzabandiera, la deposizione di una corona d’alloro, la lettura del Bollettino della Vittoria da parte di Fabiano Gerevini e il discorso del sindaco Fabio Bergamaschi. A impreziosire tutti questi momenti, le note del corpo bandistico di Ombriano.

Tante autorità

Tra i presenti, accanto al sindaco, diversi assessori e consiglieri, le Forze dell’Ordine, il presidente dell’Area Omogenea Gianni Rossoni, quello del Comitato Gerevini, i consiglieri regionali Matteo Piloni e Riccardo Vitari, alcuni cittadini e gli studenti degli istituti Galilei e Munari. Dietro ai labari e agli stendardi dei diversi Corpi, dopo la Messa per i Caduti in cattedrale, il corteo è arrivato in piazza Trento e Trieste, per l’occasione vestita tricolore. Dopo l’alzabandiera, la deposizione al monumento dell’arciere e i discorsi di rito. “Il 4 novembre del 1918 per l’Italia fu un giorno di pace. Il primo giorno di pace. Un grande giorno al termine della Grande Guerra. Dopo aver pianto oltre un milione di vittime tra militari e civili, l’Armistizio di Villa Giusti, la resa dell’Impero Austroungarico e l’annessione di Trento e Trieste, con cui si compiva il processo di unificazione nazionale avviato in epoca risorgimentale, chiudevano vittoriosamente l’epoca dell’immane sacrificio”, ha premesso Bergamaschi.

Dimensione valoriale e di senso

“Un Paese vittorioso. Ma un Paese stremato. La vittoria non basta a se stessa. E il significato del ricordo della Prima Guerra Mondiale, del sacrificio e dell’eroismo dei combattenti italiani non può limitarsi alla celebrazione della vittoria in sé o della sopraffazione del nemico. Perché il vero successo di una nazione nell’ambito di un conflitto – sempre che di successo si possa parlare quando in questione vi è l’‘inutile strage’ della guerra, come ebbe a definirla Papa Benedetto XV – non si misura con il righello sulle mappe, ma orientandolo a una dimensione valoriale e di senso.
Certamente, il raggiungimento di un’unità nazionale tanto difficile quanto ardentemente voluta offre un alto significato al sacrificio di un popolo. Ed anzi ciò che ancora oggi celebriamo, a distanza di lungo tempo, fu proprio il nascere tra gli italiani di una coscienza di popolo e un sentimento diffuso di unità nazionale. Fu nelle trincee che gli italiani, provenienti da ogni regione, scoprirono di essere tali. Fu nel Milite Ignoto che ogni vedova riconobbe il proprio marito, ogni madre e ogni padre il proprio figlio”, ha proseguito il primo cittadino ripercorrendo le pieghe della storia.

Un luogo libero, democratico e giusto da abitare

“Nacque l’Italia come unità territoriale, ma anche come sentimento collettivo di chi finalmente avvertiva una comunanza di radici storiche e culturali, nonché di destino. Un momento determinante nella storia del Paese. Negli anni seguenti si aprì, al contrario, una stagione di sofferenza socio-economica che presto sfociò nel ventennio fascista, nella follia di un ulteriore conflitto mondiale e nella guerra civile tra gli italiani. Trovammo l’unità nazionale, pertanto, ma non raggiungemmo la coesione sociale. E ciò che ne conseguì rimane un importante monito per ogni epoca. Anche per oggi, in un tempo in cui il benessere socio-economico non appare più come una prospettiva diffusa e universalmente accessibile. Un luogo libero, democratico e giusto da abitare. Questo è il desiderio ardente degli italiani di oggi. Questi, credo, debbano sempre essere i valori irrinunciabili di una nazione. E questo è ciò che difendono, oggi, secondo il dettato costituzionale le nostre Forze Armate, che festeggiamo nella Giornata loro dedicata”.

Impegno quotidiano

“La difesa delle istituzioni democratiche, della sicurezza internazionale e della pace sono l’impegno quotidiano dei nostri militari, che operano negli scenari globali nell’ambito di forze multinazionali di peace keeping con professionalità ed eccellente capacità di relazione con le popolazioni locali, autentico tratto caratterizzante della nostra presenza nel mondo e, in radice, del nostro popolo. Un compito delicato, mai semplice e reso ora ancor più complicato dalle tensioni geopolitiche recentemente riesplose, nell’ambito di una dinamica delle relazioni tra gli Stati che si fatica a identificare con il concetto di progresso per l’umanità”.

Preoccupazione e angoscia

“Con questa preoccupazione, con il dolore quotidiano per le morti di militari e civili nell’atrocità delle guerre in Ucraina, Israele e Palestina, con l’angoscia che tutto possa ulteriormente precipitare con conseguenza inimmaginabili – ha concluso il sindaco – volgere lo sguardo alle nostre Forze Armate, al compito che abbiamo loro assegnato per Costituzione, al loro operato che ne diventa quotidiana traduzione, ci rende almeno orgogliosi di essere italiani. Orgogliosi di questa nostra Patria. Onore ai Caduti per la Patria, viva le Forze Armate”.