Itinerari dello Spirito/5. A Santa Margherita Ligure la Madonna della Rosa

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Con questo servizio vi portiamo non solo in un bellissimo santuario, ma anche in una splendida località qual è Santa Margherita Ligure. Siamo tra Rapallo e Portofino, nel meraviglioso golfo del Tigullio della Liguria di Levante. Il santuario che presentiamo è la basilica stessa della città, dedicata a Santa Margherita (che dà il nome alla località), ma nel contempo anche a Nostra Signora della Rosa.

Margherita di Antiochia di Siria è una martire del III secolo. Il governatore Olibrio cercò di distoglierla dal cristianesimo per sposarla: ella si rifiutò e così venne decapitata intorno al 305. Al governatore che l’aveva chiesta in sposa, Margherita aveva risposto di aver dedicato la sua vita a Gesù, suo sposo celeste: “Puoi pretendere che io rinunzi al cielo e scelga invece la polvere della terra?” Nel catino dell’abside del Santuario della città ligure è raffigurato proprio il martirio della protettrice.
Ma la chiesa – come s’è detto – è anche il santuario della Madonna della Rosa. La rosa è un simbolo privilegiato della Madonna. Sant’Ambrogio affermava che nell’Eden vi fossero rose inizialmente senza spine, che diventarono spinose dopo il peccato originale. Così la Madonna viene spesso definita la “Rosa senza spine”, poiché è stata concepita senza peccato. San Bernardo ha paragonato la sua verginità a una rosa bianca e la sua carità a una rosa rossa. San Domenico poi lanciò la devozione del Rosario, una serie di preghiere alla Vergine, simboleggiate da ghirlande di rose.
A Santa Margherita Ligure il culto verso la Madonna della Rosa ha antiche origini, sin dal Medioevo, quando – si racconta – un gruppo di marinai portò nel borgo ligure una statua lignea che raffigura la Vergine con il Bambino che tiene una rosa con la mano destra. La sacra scultura è oggi custodita in una nicchia sopra l’altare maggiore.
In realtà la piccola statua era stata collocata, fin dal 1672, su un altare laterale nel transetto di sinistra, oggi dedicato alla Madonna del Rosario. Alcuni documenti – il primo è databile al 1311 – testimoniano il forte legame della popolazione rivierasca verso tale immagine già in tempi più antichi.

Secondo la tradizione, durante i lavori di demolizione per ampliare la chiesa, il 4 maggio 1672 fu trovata sotto la mensa di tale altare un’anfora colma di acqua fresca e profumata (ancora il segno dell’acqua, simbolo di nuova vita) alla quale si attribuirono molte guarigioni. Nel 1756 la statua di Nostra Signora della Rosa – alla quale venivano riconosciuti poteri taumaturgici in particolare nella guarigione delle malattie dei bambini – fu trasferita in una nicchia sopra l’altare maggiore, dove si trova ancora oggi. Si tratta di una Madonna in piedi, vestita di un sontuoso abito bianco con un manto azzurro che copre anche il capo incoronato: tiene il bambino sul braccio sinistro, anch’Egli vestito con un abitino sontuoso. Il 25 luglio 1776 la Madonna e il Figlio vennero incoronati.
La festa di Nostra Signora della Rosa è celebrata ogni anno in maggio, nella V domenica dopo Pasqua, quando vengono benedette le rose portate dagli abitanti. Il patrocinio di Santa Margherita si celebra il 20 luglio.

Il santuario

Visitiamo ora il bellissimo Santuario. La prima pietra fu posta nel 1658, sul luogo dove esisteva un edificio sacro del XIII secolo. G. B. Ghiso fu l’architetto del nuovo tempio e lo pensò a forma di croce latina (la croce ovviamente richiama quella di Cristo dalla quale abbiamo ottenuto la salvezza) divisa in tre navate con una grande cupola al centro dell’incrocio: dalla croce si sale nella cupola che è l’immagine del paradiso.
La facciata è di un secolo dopo, opera dell’arch. Carlo Orsolino che eresse anche uno dei due campanili, quello di destra. L’altro corrispondente venne costruito nel 1927.
Oggi dunque, la bella facciata si apre su una vivace piazza, frequentata da tanti villeggianti e da ragazzi che vi giocano (è infatti chiusa al traffico). Si presenta divisa in cinque parti da colonne binate e lesene, dove sono inserite le tre porte (quella centrale più grande) e, alle estremità, due nicchie che contengono le statue in stucco di San Pietro e san Paolo.
Sopra un notevole cornicione s’innalza il fastigio con un grande timpano triangolare e due volute ai lati, al centro del quale si apre una grande finestra con una vetrata della Madonna della Rosa.

Un’epigrafe marmorea sopra il portale maggiore ricorda che la chiesa venne consacrata dall’arcivescovo di Genova, card. Giovanni Lercari nel 1770. Alle estremità della facciata i due alti campanili che le donano una particolare solennità.
Entrando nella basilica restiamo affascinati dal suo splendore. È certamente una delle più belle espressioni del Barocco ligure, ricco di ornamenti, tra cui splendidi lampadari in cristallo.
Dovunque trionfa l’oro, il colore di Dio. E questa bellezza barocca, popolata di angeli e santi, richiama la gioia del paradiso, di cui la chiesa non solo è simbolo, ma “anticamera”, possiamo dire, soprattutto quando avvengono le celebrazioni liturgiche.
La struttura, come si diceva, è a croce latina, con tre navate segnate da alte colonne con capitelli corinzi che reggono gli archi a tutto sesto, sopra i quali corre una trabeazione lungo l’intera aula, sorretta dalle lesene tra un arco e l’altro. Sopra la trabeazione s’innalza il soffitto a volta con grandi riquadri affrescati e, all’incrocio, la cupola su quattro pennacchi.
Splendido l’altare maggiore in marmo bianco con grandi angeli ai lati che sorreggono i gradoni dei candelabri e, alla sommità, l’edicola con la statua della Madonna della Rosa. Notiamo anche, a destra, prima dell’incrocio, il bellissimo ambone marmoreo, sopraelevato eseguito dai fratelli Repetto di Lavagna, su disegno dello scultore Odoardo Tabacchi nel 1876. È sostenuto da una grande aquila con il Vangelo nelle zampe. Sulle sponde La Madonna, Gli Evangelisti e alcuni Santi all’interno di nicchie.

Nella chiesa è custodita una vasta gamma di prestigiosi dipinti. Vediamo subito quello che riguarda la Vergine che troviamo all’altare della Madonna del Rosario nel transetto sinistro.
È La Madonna del Rosario, pala d’altare di Bernardo Castello (1557-1629) con la Vergine seduta e il Bimbo Gesù in braccio che dona il rosario a san Domenico ad altri santi e a numerosi fedeli. Attorno alla tela I Misteri del Rosario di Paolo Gerolamo Piola (1666-1724). Sul fastigio, retto da colonne in marmo di Porto Venere, sono raffigurate le allegorie di Fede, Speranza e Carità. Ai lati, sculture in legno policromo de La Madonna del Rosario (sec. XVII) e di San Giovanni Bosco (sec. XX).
Non abbiamo spazio per illustrare tutti gli altari e le rispettive tele. Ne ricordiamo alcuni, iniziando dalla navata di sinistra. Innanzitutto Il Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria di Valerio Castello sull’altare della stessa santa Caterina. La Pesca miracolosa di pittore ignoto sull’altare di san Pietro, costruito a spese dei pescatori e marinai di Santa Margherita Ligure nel XVIII secolo; nel vestibolo dell’ingresso a mare, un’urna funeraria romana di Lucio Taiezio Pepso della metà del II secolo dopo Cristo.

Nelle nicchie delle pareti laterali del presbiterio, le statue in marmo degli Apostoli Pietro e Paolo di Bartolomeo Carrea (1826). Nella volta La Gloria di Santa Margherita che si affianca al suo Martirio nel catino della volta, opera dei torinesi L. e G. Vacca del 1826.
Ricordiamo infine La Santissima Trinità del genovese Giovanni Andrea Carlone (1639-1697) sull’omonimo altare; La Pietà, ritenuta copia dell’opera di Luca Cambiaso, all’altare dell’Addolorata.