Ricengo. Prati stabili, salvaguardia dell’ecosistema

Da sinistra, l'agricoltore Premoli e Comandulli e Monaci del Parco del Serio

Soddisfazione per il mantenimento della biodiversità e delle caratteristiche dei territori, nelle parole del presidente del Parco del Serio Basilio Monaci nei confronti dell’agricoltore Emilio Premoli di Ricengo, per il mantenimento dei prati stabili nei terreni della sua azienda, poco distante dalla riserva del Menasciutto. Si tratta di prati stabili secolari, caratterizzati da specie erbacee spontanee, dove non avviene l’aratura o l’erpicatura, ma solo lo sfalcio e una eventuale concimazione naturale. Una gestione che permane nel tempo, creando ecosistemi che hanno una stretta relazione con l’allevamento delle bovine da latte, in quanto i fieni dei prati vengono utilizzati nell’alimentazione degli animali, dalle cui deiezioni si può avere il ripristino degli elementi: un connubio quello tra prati stabili e zootecnia, che va tutelato e salvaguardato e la scelta dell’agricoltore Premoli va in questa direzione.

Attenzione a biodiversità e bellezza

L’Ente presieduto da Basilio Monaci particolarmente attento a biodiversità e bellezza territoriale, plaude alla scelta di Premoli, ritenendo l’area di Ricengo attorno al Lago dei Riflessi particolarmente suggestiva e che si presta, per le sue caratteristiche, quale area dove il mantenimento dei prati stabili debba essere sempre più stimolato. “Di questi tempi lo chiede anche l’Unione Europea nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici, perché l’apporto che forniscono i prati stabili in termini di ossigeno è molto importante, considerato che sequestrano circa 20-22 tonnellate ettaro all’anno di anidride carbonica, fissandola attraverso la fotosintesi nel suo apparato radicale – dice il presidente Monaci – andando nella giusta direzione, di diminuire in atmosfera l’anidride carbonica e aumentare al contempo l’immissione di ossigeno”. Peraltro, tra le caratteristiche positive del prato stabile, la mancata necessità di semina, il minor utilizzo di macchine agricole con i conseguenti gas di scarico, la copertura del terreno per tutto l’anno, ancor più, se rapportate ad esempio ad altre colture pur fondamentali per l’allevamento, come i seminativi, coltivati per periodi limitati dell’anno, con la conseguenza di lasciare per il resto del tempo il terreno nudo che, tramite l’evaporazione, rilascia a sua volta anidride carbonica. Tra le altre note positive dei prati stabili, non vanno dimenticati gli aspetti legati alla biodiversità animale e vegetale, dagli uccelli che nidificano a terra, ai fiori, in quanto il prato stabile non subisce diserbo: elementi di particolare rilevanza in un’epoca in cui la crisi climatica ha quale conseguenza diretta proprio la perdita della biodiversità.

Leggi l’articolo in versione integrale su Il Nuovo Torrazzo in edicola