“Le norme religiose servono, sono buone, ma sono solo l’inizio: per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso”.
Lo ha spiegato il Papa, durante l’Angelus di ieri, in cui ha lanciato un monito preciso: “I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore e distaccata, servi di un ‘dio padrone’ piuttosto che figli di Dio Padre. Gesù vuole questo: non avere l’idea di servire un Dio padrone, ma il Padre; e per questo è necessario andare oltre la lettera”. L’osservanza formale, in altre parole, “si accontenta del minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile”.
L’amore che dà compimento alla legge, alla fede e alla vita
“Dio non ragiona per calcoli e tabelle; lui ci ama come un innamorato: non al minimo, ma al massimo! Non ci dice: ‘Ti amo fino a un certo punto’. No, l’amore vero non è mai fino a un certo punto e non si sente mai a posto; l’amore va sempre oltre, non può farne a meno. Il Signore ce lo ha mostrato donandoci la vita sulla croce e perdonando i suoi uccisori. E ci ha affidato il comandamento a cui più tiene: che ci amiamo gli uni gli altri come lui ci ha amati. Questo è l’amore che dà compimento alla legge, alla fede, alla vera vita!”.
“Possiamo chiederci: come vivo io la fede?”, l’invito finale del Papa: “È una questione di calcoli, di formalismi, oppure una storia d’amore con Dio? Mi accontento soltanto di non fare del male, di tenere a posto la facciata, o cerco di crescere nell’amore a Dio e agli altri? E ogni tanto mi verifico sul grande comando di Gesù, mi chiedo se amo il prossimo come Lui ama me? Perché magari siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi, com’è Dio con noi”.
Preghiamo per le popolazioni terremotate e l’Ucraina
“Continuiamo a stare vicini, con la preghiera e con il sostegno concreto, alle popolazioni terremotate in Siria e Turchia”. È l’invito del Papa, dopo l’Angelus di ieri in piazza San Pietro.
“Stavo vedendo nel programma ‘A Sua Immagine’ le immagini di questa catastrofe, il dolore di questi popoli che soffrono per il terremoto”, ha rivelato Francesco: “Preghiamo per loro, non dimentichiamolo, preghiamo e pensiamo cosa possiamo fare per loro. E non dimentichiamo la martoriata Ucraina: che il Signore apra vie di pace e dia ai responsabili il coraggio di percorrerle”.
Papa: “Prego per mons. Álvarez e quanti deportati negli Stati Uniti”
Poi Francesco ha ricordato “con preoccupazione” il vescovo di Matagalpa, in Nicaragua, mons. Rolando Álvarez, “a cui voglio tanto bene, condannato a 26 anni di carcere, e anche le persone che sono state deportate negli Stati Uniti”.
“Prego per loro e per tutti quelli che soffrono in quella cara nazione, e chiedo la vostra preghiera”, l’appello del Papa: “Domandiamo inoltre al Signore, per l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, di aprire i cuori dei responsabili politici e di tutti i cittadini alla sincera ricerca della pace, che nasce dalla verità, dalla giustizia, dalla libertà e dall’amore e si raggiunge attraverso l’esercizio paziente del dialogo”.