Una vera volontà di pace. Il messaggio di auguri del vescovo Daniele per il Natale 2022

Natale
Foto di repertorio

Non ci sarà, pare, nessuna “tregua di Natale”, nella guerra che da dieci mesi devasta l’Ucraina. Non ci sarà tregua per donne, uomini, bambini dello Yemen, non ci sarà tregua per il popolo del Myanmar, non ci saranno tregue nei diversi conflitti tuttora in atto in tante parti del mondo. Del resto, quei soldati che sul “fronte occidentale”, in occasione del Natale del 1914, pochi mesi dopo l’inizio della “grande guerra”, misero spontaneamente in atto una tregua di Natale, che risultato ottennero? Per qualche giorno gettarono da una trincea all’altra, anziché granate, qualche pacchetto di sigarette, qualche dolce arrivato da casa; uscirono nella “terra di nessuno” per una stretta di mano, per intonare in lingue diverse gli stessi canti di Natale… Ma poi tutto finì, gli assalti ricominciarono, la macchina della guerra si rimise implacabilmente in moto, facendo i massacri che conosciamo.

Una vera volontà di pace

Sembra inutile, una “tregua di Natale”, se poi non c’è una vera volontà di pace. Del resto, sembra perfettamente inutile anche il Natale, se si limita alla ripetizione più o meno meccanica di gesti e parole ormai completamente staccati da ciò che avvenne a Betlemme di Giudea, poco più di duemila anni fa. A che scopo (a parte qualche emozione estetica) ricordare il canto degli angeli ai pastori, in quella notte, e quelle parole di “gloria a Dio nell’alto dei cieli”, e di “pace in terra per gli uomini, amati da Dio”, se poi non ci si mette con verità davanti a quel Bambino; e se non ci si prova a domandare in che modo la celebrazione della sua nascita e della presenza di Colui che i credenti riconoscono come il “Dio con noi” può rompere gli schemi sempre uguali di sopraffazione e violenza, e introdurre sul serio una “tregua”?

Pace, speranza, giustizia

Eppure, quella nascita ha pur fatto entrare nel mondo qualcosa di nuovo, e non solo per co-loro che riconoscono, nel bambino di Betlemme, il Figlio di Dio entrato nella nostra storia.
Perché, allora, la celebrazione della sua nascita non potrebbe segnare una nuova tregua? Una tregua che sia come una piccola fessura, una minuscola crepa nei muri compatti delle logiche di questo mondo e anche delle nostre vite, forse rassegnate. Quel Bambino inerme ha la forza di allargarla, quella crepa, di sgretolare quei muri, di trasformare una tregua parziale in un fiume di pace, in un tempo di speranza, in volontà di giustizia, in desiderio di vita buona per tutti.

L’augurio ai cremaschi: una tregua nella nostra vita

L’augurio che vorrei fare a voi, carissimi fratelli e sorelle di questa Chiesa di Crema, a voi tutti che vivete in questa terra cremasca, è appunto questo: che il Natale di quest’anno instauri una tregua nella nostra vita; una tregua nella quale possano insediarsi le promesse di misericordia e di pace che vengono da Dio, nel suo Figlio nato tra noi; una tregua che possa allargarsi in uno stile di vita, di pensiero, in un modo di abitare insieme questo mondo, che sia all’altezza di ciò che Gesù Cristo propone, e ci trasformi in artigiani di speranza.
Ci sia tregua, soprattutto, per chi più soffre, per gli ammalati, i poveri, i migranti, per chi ha perso la speranza e non sa vedere un futuro. Ci sia per tutti una tregua di Natale, che poi si dilati alla misura del cuore di Dio, amante della vita e fonte di ogni benedizione.
Buon Natale!

+Vescovo
Daniele Gianotti