Libreria Cremasca. Pisanello al Palazzo Ducale di Mantova

Sabato 17 dicembre nelle scuderie di Palazzo Terni de’ Gregorj si è tenuto il ventinovesimo appuntamento della rassegna ‘Storici dell’arte in libreria’, organizzata dalla Libreria Cremasca. Ospite sarà Michela Zurla (Palazzo Ducale di Mantova) che presenterà il volume Pisanello. Il tumulto del mondo, catalogo della mostra (Mantova, 7 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023) a cura di Stefano L’Occaso, Electa, Milano 2022.

L’abbiamo intervistata in esclusiva per il nostro sito.

Dott.ssa Zurla, quale è stato il suo percorso di studi e come è arrivata a occuparsi di storia dell’arte?

Il mio percorso di studi non è stato inizialmente così lineare in quanto al momento di iscrivermi all’università avevo deciso di addentrarmi in un ambito molto diverso come quello dell’ingegneria civile. In realtà ho subito capito che era meglio seguire una passione che coltivavo dagli anni del liceo, quella per la storia dell’arte. Ho quindi conseguito la laurea triennale e poi la laurea specialistica presso l’Università di Perugia. Dopo una borsa di studio presso la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, ho perfezionato la mia formazione attraverso il dottorato, conseguito presso l’Università di Trento. L’ambito di ricerca che ho prediletto fin dall’università è la scultura di epoca rinascimentale, in particolare in ambito fiorentino e nel contesto genovese.

Qual è stato lo spunto per organizzare questa mostra?

Nell’autunno del 1972, quindi esattamente cinquant’anni fa, veniva aperta a Palazzo Ducale a Maontova una mostra che presentò per la prima volta al pubblico il ciclo pittorico di Pisanello, scoperto negli anni immediatamente precedenti. Si trattò di un evento che ebbe un’eco considerevole, poiché in un solo mese di apertura attirò circa 200.000 visitatori, desiderosi di vedere da vicino le incredibili testimonianze artistiche recentemente portate alla luce. La mostra attuale intende celebrare questo evento e ricordare anche colui che fu artefice della scoperta, il soprintendente del tempo Giovanni Paccagnini.

Quali interventi sono stati realizzati per rendere meglio fruibili i dipinti murali?

Il progetto ha previsto non solo l’organizzazione di una mostra temporanea, aperta fino all’8 gennaio 2023, ma anche un intervento di riallestimento permanente della sala del Pisanello e di quella attigua detta dei Papi. Nella sala del Pisanello è stato deciso di costruire una pedana sopraelevata per riportare il piano di calpestio alla quota originaria. Intorno al 1579 infatti il pavimento era stato ribassato di circa un metro nell’ambito di una serie di lavori promossi dal duca Guglielmo Gonzaga. Questa struttura ha permesso di ristabilire un più corretto rapporto con le pitture murali, consentendo di avvicinarsi alle pareti. La pedana ha permesso inoltre di installare un sistema di riscaldamento a pavimento che garantisce migliori condizioni di permanenza nella sala. Allo stesso tempo è stato installato un nuovo apparato di illuminazione che consente di apprezzare la ricchezza materica del ciclo.

Quali sono state, in sintesi, le vicende della sala che ospita i dipinti?

Le vicende della sala sono state alquanto travagliate. Già nel 1480 il soffitto dell’ambiente era parzialmente crollato, come ci rivelano tre lettere che parlano esplicitamente della “sala del Pisanello”. Gli interventi più considerevoli sono quelli attuati per volere di Guglielmo Gonzaga negli ultimi decenni del Cinquecento. Nel 1579 per far fronte a uno stato di semi abbandono, venne deciso un radicale rinnovamento: il pavimento fu abbassato di circa un metro, le due ampie bifore quattrocentesche furono tamponate e al loro posto vennero aperte tre finestre di minori dimensioni. I lavori interessarono anche le pareti in quanto si riscontrano tracce di almeno tre interventi pittorici, che andarono a coprire il capolavoro pisanelliano.

Nel 1701 le pareti furono decorate nella parte superiore con un fregio di ritratti dei Gonzaga, da Luigi a Ferdinando Carlo. Infine intorno al 1808-1812 si intervenne su quest’ultimo ciclo e sulla porzione inferiore delle pareti con un aggiornamento in senso neoclassico. Allo stesso periodo si data la realizzazione di un nuovo soffitto a una quota più bassa.

Cosa raffigurano i dipinti?

Il soggetto delle raffigurazioni è tratto dai romanzi di re Artù, che erano largamente apprezzati dai Gonzaga. In particolare la fonte iconografica è il Lancelot du Lac e l’episodio prescelto vede come protagonista Bohort, cugino di Lancillotto. La storia prende avvio dal torneo presso la corte del re Brangoire, al quale Bohort partecipa distinguendosi come cavaliere più valoroso. Attraverso questa impresa l’eroe suscita l’interesse della figlia del re, la quale organizza un banchetto per celebrare i vincitori. Durante questo momento conviviale, la principessa chiede ai cavalieri presenti quali imprese fossero disposti a compiere in suo onore. Ciascun cavaliere narra quindi le proprie prodezze e, grazie ai nomi lasciati da Pisanello accanto a queste figure, è stato possibile individuare il testo che ispirò la rappresentazione. I momenti successivi della narrazione sono purtroppo andati perduti ma prevedevano probabilmente il momento in cui la principessa, tramite un sortilegio, riuscì a superare il voto di castità fatto da Bohort e a passare la notte con lui.

Qual è l’ultima ipotesi riguardo alla datazione dei dipinti?

La cronologia del ciclo pisanelliano è uno dei numerosi aspetti che hanno suscitato un ampio dibattito tra gli studiosi. In mancanza di qualsiasi attestazione riguardo le modalità di esecuzione dell’opera, è stata la lettura della stessa a spingere verso una datazione o un’altra. Nel catalogo della mostra è stata proposta la cronologia 1430-1433 che tenta di spiegare il diverso stato di avanzamento riscontrabile tra le varie parti del ciclo, in particolare tra il Torneo, che ricevette la finitura a colori, e le altre scene che restarono allo stato di disegno a terra rossa e nera. Pisanello iniziò il ciclo intorno al 1430 e lo interruppe per trasferirsi a Roma nella primavera del 1431, dove eseguì la decorazione della basilica di San Giovanni in Laterano. Al suo ritorno a Mantova nel corso del 1432, riprese l’impresa di Palazzo Ducale imprimendogli un’accelerazione in vista dell’arrivo in città dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo nel settembre del 1433, venuto per confermare il conferimento del titolo di marchese a Gianfrancesco Gonzaga. La necessità di rendere la sala degna di accogliere questo illustre ospite e di permettere di leggere la decorazione pittorica dovette spingere Pisanello a eseguire un disegno estremamente preciso, senza però dipingerlo.

Nel 1438 Pisanello realizzò la medaglia in bronzo raffigurante l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo inventando a una tipologia di oggetti, le medaglie celebrative, destinate ad avere grande fortuna. Quali medaglie realizzò per i Gonzaga?

Sono in tutto tre le medaglie che Pisanello eseguì per i Gonzaga, tutte risalenti agli anni successivi al bando dell’artista dal territorio mantovano, decretato dalla Repubblica di Venezia nel 1442. Queste opere vennero commissionate da Ludovico II Gonzaga, succeduto a Gianfrancesco nel 1444. Le medaglie di Ludovico stesso e di suo padre celebrano le doti militari dei due protagonisti, rievocandole nelle figure di cavalieri presenti nel verso, figure che richiamano da vicino i protagonisti del torneo che si svolge sulla parete di Palazzo Ducale. Per la sorella di Ludovico, Cecilia, Pisanello scelse invece l’immagine di una fanciulla con un unicorno a richiamare la virtù della purezza.