Ritrovo al monumento di piazzale Rimembranze, stamattina, per fare memoria della strage del 12 novembre 2003 quando, a Nassiriya, impegnati in missione di pace, caddero carabinieri, civili e uomini dell’Esercito Italiano. Significativa la frase che si legge sul monumento posto tre anni fa accanto alla fontana: “Angeli della pace assassinati dalla fanatica follia dei vili mietitori di sogni. Le loro vite immolarono in terra irachena per garantire sicurezza all’Italia lontana. Versando il sangue loro, fedele, prezioso seme del patrio amore”.
Sentita partecipazione
Il sindaco Fabio Bergamaschi, affiancato dagli uomini dell’Arma – con i Carabinieri c’erano anche i colleghi della Polizia di Stato e della Polizia Locale, la Guardia di Finanza e il Genio Granatieri di Cremona – e da Fabiano Gerevini (presidente del Comitato di coordinamento associazioni d’Arma, combattentistiche e di servizio), ha deposto con i militari una corona d’alloro. Prima l’Inno e l’Alzabandiera. Tra i presenti anche alcuni assessori, la vicesindaco Cinzia Fontana, alcuni consiglieri comunali di maggioranza e minoranza e diversi cittadini, tutti schierati intorno ai labari e agli stendardi delle associazioni combattentistiche e d’arma. Nell’attentato alla Base italiana morirono diciassette militari e due civili. Li ha ricordati nel suo discorso il sindaco.
Militari al lavoro per la pace
“Pietro, Domenico, Orazio, Giuseppe, Giovanni, Alfio, Ivan, Daniele, Enzo, Alfonso, Massimiliano, Andrea, Filippo, Massimo, Silvio, Emanuele, Alessandro, Stefano, Marco. Padri, figli, fratelli, amici. Diciannove vite italiane che partirono per garantire la pace, la democrazia e la sicurezza del popolo iracheno e trovarono la morte, tornando avvolte nel tricolore e nella commozione di una nazione”, ha detto Bergamaschi.
Solo pochi giorni fa, in occasione delle celebrazioni del IV Novembre, aveva ricordato l’opera preziosa, competente e ricca di buoni sentimenti delle nostre Forze Armate “sempre più spesso chiamate per la pacificazione degli scenari di conflitto. È esattamente ciò che questi nostri connazionali stavano compiendo in quella lontana, tormentata terra irachena, quando, alle 10.40 ora locale e 8.40 ora italiana, un’autocisterna carica di esplosivo e di odio si scagliava con tutta la sua potenza sulla Base maestrale di Nassiriya”.
“Memoria, sentimento profondo, di tutti”
Il ricordo oggi non può risolversi in un adempimento istituzionale. “Deve essere l’occasione per rendere un senso al sacrificio di queste vite spezzate, attraverso l’espressione di affetto, gratitudine, ammirazione e orgoglio di un Paese, che possano bilanciare e anche superare il dolore della perdita, la rabbia per la barbarie del terrorismo, l’amarezza per un mondo che fatica a trovare pace”. La memoria per chi ha dato la vita nell’adempimento del proprio dovere non è oggi un sentimento profondo che appartiene solo ai Carabinieri, all’Esercito, alle Forze dell’Ordine, ma a tutte le istituzioni e alla comunità nazionale “che, nelle diverse forme siamo chiamati a servire, provando a orientare verso il bene il mondo. Convintamente, ostinatamente, anche quando pare volgersi altrove. Onore ai Caduti”, ha concluso il primo cittadino.
La cerimonia, ancora una volta, oltre a rendere omaggio alle vittime, ha inteso trasmettere valori di pace, specie alle giovani generazioni. Perché quanto accaduto a Nassiriya rimanga per sempre nella memoria del nostro Paese.