Al Rotary club Pandino Visconteo ospite l’attrice e scrittrice Giorgia Würth

Nuova conviviale del Rotary Club Pandino Visconteo, a Nosadello, presso l’osteria Volpi, lo scorso martedì. Ospite la scrittice, attrice, conduttrice e modella italo-svizzera Giorgia Würth, è stato affrontato il delicato tema del rapporto tra sessualità e disabilità. L’ospite ha portato in dote il suo romanzo “L’accarezzatrice”, pubblicato per Mondadori nel 2014. Una storia d’amore in cui un’infermiera diventa per necessità assistente sessuale. “Una professione che in Svizzera e in alcuni Paesi del nord dell’Europa esiste, in Italia no. Anni fa mi impegnai anche per una proposta di legge in Senato”, ha spiegato l’ospite dopo l’ottima cena.

Tema delicato, ma poco dibattuto

Con delicatezza  Würth ha parlato di questo tema “che ancora oggi in Italia è un grande tabù”: appunto la figura professionale dell’assistente sessuale per disabili (lovegiver), “capace di gestire l’affettività e la sessualità nelle persone con disabilità”.
Come ha sottolineato il presidente del Rotary Pandino Visconteo, Fabiano Gerevini, “con questa serata inauguriamo una serie di incontri che intendono affrontare problematiche reali e quotidiane, spesso purtroppo dimenticate. Questo volume ha il pregio di affrontare attraverso una storia, un problema vero e portarlo all’attenzione pubblica”. Spesso la gestione di tutto questo è lasciata alle famiglie delle persone disabili, “ma è giusto aprire una finestra per cercare di trovare delle risposte e sostenere chi è alla ricerca di risposte”, ha aggiunto Gerevini.

“Tutelare i più fragili”

Il libro, come ha chiarito Würth, ha alle spalle un grosso lavoro di ricerca durato quattro anni e anche grazie al dibattito aperto, qualcosa si è mosso “almeno in termini di presenza dell’argomento nelle trasmissioni televisive”.
Prima di rispondere alle domande dei presenti, molto interessati, l’attrice ha specificato bene che questi “donatori di amore” in senso generale non vanno assolutamente confusi con il fenomeno prostituzione, perché nei Paesi dove esiste tale lavoro esso è normato, “e l’assistente si caratterizza come figura che studia e approfondisce, soprattutto la sfera psicologica delle persone e dei clienti”. Per l’autrice si tratta di “un diritto alla sessualità” per le persone con disabilità, con “il dovere della società di tutelare i più deboli e fragili, sempre”. Ecco cosa l’ha spinta a indagare la questione.