La città piange uno dei suoi storici e più fini artigiani. All’età di 75 anni, infatti, se n’è andato Giuseppe Lunghi, meglio noto come Pinèla, soprannome cui teneva molto. Nell’ultima festa dei soci targata Libera Associazione Artigiani, nel 2019, aveva ricevuto un riconoscimento per gli oltre novant’anni di attività imprenditoriale a livello d’impresa di famiglia dalle mani del presidente Marco Bressanelli e del segretario Renato Marangoni. Nell’occasione, oltre all’applauso, aveva strappato a tutti un sorriso con l’urlo “Viva gli artigiani!”.
Da una vita era a capo dell’omonima falegnameria Lunghi di Santa Maria della Croce, in via Bergamo, al civico 15. Pinèla aveva un carattere estroverso, deciso, molto concreto. Era uno che non le mandava certo a dire. Anche per questo era apprezzato.
La sua “sapienza” nel mondo del legno era davvero invidiabile. Si sa, le macchine aiutano nella finitura di ante, manufatti e serramenti, ma il tocco artigiano alla fine fa sempre la differenza. E lui aveva doti eccezionali: anche chi scrive le ha potute apprezzare di persona.
Per tanti anni è stato impegnato nel volontariato nelle associazioni di Santa Maria, in particolare Arci, Bocciofila e Mcl e da oltre sessanta lavorava in bottega: una passione, quella per la falegnameria, coltivata sin dalla tenera età, trasmessa dal nonno Giuseppe (del quale portava il nome), da papà Natale e dallo zio Luciano. “Proprio così, ricordo ancora gli esordi a sette anni al resegù (lunga sega che si utilizzava in coppia), oppure i lavori nella sede dei Saletti, con creazione di carri, ruote, attrezzi agricoli, ad esempio lo strumento per schiacciare l’uva”, ci aveva detto nell’ultima intervista per lo speciale della Libera Artigiani.
Pinèla era un mago su tutto: realizzava serramenti, porte, telai, cornici, mobili, casse e oggetti di ogni genere, ma sempre di legno e di grande qualità. Per non parlare delle sistemazioni, delle riparazioni o della riqualificazione delle opere.
Da decenni lavorava da solo: “In questo modo non devo render conto a nessuno. Lavoro meglio, con i tempi che desidero e sono certo al 100% di quello che realizzo”. Nell’ultimo nostro incontro ci aveva ancora una volta parlato di don Zeno Bettoni, indimenticato parroco di Santa Maria, del quale aveva una fotografia su un macchinario.
Gli era affezionato? gli avevamo chiesto. “Molto. Quell’immagine è sulla mia calibratrice da più di 40 anni. Ho di lui un caro ricordo. Ho lavorato molto per la parrocchia (e continuava a farlo, anche all’asilo e alle scuole del quartiere, ndr) e il nostro amato parroco apprezzava molto le mie opere”, ci aveva confidato.
Le nostre condoglianze alla moglie Domenica e alla figlia Emilia con tutti i parenti.