Natale. Il messaggio del vescovo Daniele

vescovo Daniele Gianotti
Il vescovo Daniele Gianotti (foto di repertorio)

A costo di essere monotono, o di sembrare inopportuno, affido a questo messaggio per il Natale di Gesù Cristo di questo anno 2021 – rivolgendomi ai fedeli della diocesi di Crema, e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che vivono nel suo territorio – il compito di augurare la gioia.
A costo, dicevo, di essere monotono: ho già scritto della gioia nella recente lettera Siate sempre lieti: il Signore è vicino! A costo di sembrare inopportuno: perché è risaputo che non si può “prescrivere” la gioia; e perché, si direbbe, non abbiamo molte ragioni per gioire, dopo quasi due anni di problemi derivanti da una pandemia che non dà segno di voler scomparire; e quando da ogni parte del mondo arrivano notizie di problemi preoccupanti; mentre nel nostro Paese – per stare solo ad alcune vicende recenti – non riusciamo a controllare le morti sul lavoro, e due bambini piccoli muoiono nel rogo della loro baracca, e non rallenta la violenza sulle donne…
No, non si può prescrivere la gioia, nel senso che non la si può comandare. Ma forse la possiamo “prescrivere” un po’ come il medico ci prescrive una medicina, una cura indispensabile. E se provassimo, cioè, a vedere la gioia non come qualcosa che sta alla fine, quando le cose saranno finalmente cambiate, ma come uno strumento per incominciare a cambiare le cose?
Il Natale di Gesù è un inizio, anzi l’inizio di un mondo nuovo. E se la gioia del Natale – la gioia di sapere che Dio non si stanca dell’uomo; la gioia di sentirsi amati e cercati da Dio, che non ha avuto timore di “mettere su casa” nella nostra umanità; la gioia di scoprire in Dio proprio il “prossimo” di cui abbiamo bisogno per rialzarci… – se questa gioia incominciasse a farci cadere di dosso la stanchezza? A farci riscoprire, valorizzare, curare e far crescere questa nostra fragile umanità? A “diventare prossimo” dell’altro, a partire da chi è meno amato, meno accompagnato, meno tutelato?
Senza dimenticare i nostri tanti problemi – anzi, proprio per non dimenticarli – trovo molte ragioni di gioia nella fede che mi fa guardare a Gesù, il Figlio di Dio deposto nel presepe tra l’asino e il bue, vegliato da Maria e Giuseppe. Insieme, trovo tante ragioni di gioia nelle molte risorse che so essere presenti nelle nostre comunità cristiane e nel nostro territorio. Sono risorse di fede, speranza e amore; risorse di collaborazione al bene di tutti e di senso di responsabilità; risorse di volontariato e di servizio; risorse educative e di solidarietà…
Invito me e voi a riconoscerle e a gioirne, con riconoscenza per tutte le donne e uomini, le comunità e le istituzioni che le incarnano, nella Chiesa e nella società cremasche. Sì, rallegriamoci in questo Natale: la gioia può essere il nostro nuovo inizio, a patto di andare al di là di allegrie superficiali e passeggere, per cercare le sorgenti di una gioia vera e contagiosa. Abbeverandoci ad essa, saremo incoraggiati a fare del nostro meglio, con l’aiuto di Dio, per far fronte a ciò che non va, e a operare insieme per un mondo più giusto, più fraterno, più pacifico, più conforme al sogno di Dio per noi.
Buon Natale!