Guanzate è una cittadina a 17 chilometri e mezzo a sud di Como, a un’ora e un quarto di macchina da Crema, lungo l’autostrada dei laghi (A9) all’uscita Lomazzo nord. Il santuario si raggiunge percorrendo la via principale (quella che s’imbocca uscendo dall’autostrada), fino a una rotonda che immette nel centro storico a sinistra e sulla quale si affaccia, a destra, l’inizio del lungo viale che porta al santuario stesso. Si tratta di un luogo di preghiera raccolto e suggestivo.
La storia
Il più antico riferimento storico oggi conosciuto a una chiesa di San Lorenzo è in due documenti, uno dell’aprile 1162 e un secondo del 1300. Con il passare degli anni l’edificio sacro andò via via in degrado e per rilanciarlo un ignoto guanzatese, un certo Giovanni Antonio, commissionò, nel 1497, l’affresco della Madonna che allatta il bambino Gesù che venne posto in una cappella vicino alla chiesa. L’immagine sacra fu conclusa il 28 ottobre dello stesso anno.
Nel 1574 venne in visita a San Lorenzo il vescovo san Carlo che ne constatò il degrado. E finalmente nel 1661 furono gettate le fondamenta per il completamento del santuario, grazie a don Carlo Landriani, che lo dotò di un lungo viale di accesso, iniziato nel 1674. Tutto il complesso venne dedicato all’Immacolata Concezione di Maria (ben prima della proclamazione del dogma da parte di Pio IX nel 1854) e venne chiamato dalla popolazione “La Chiesa della Madonna”.
Nel 1717 si ampliò la cappelletta primitiva costruendovi davanti la navata, e la si affiancò all’altra chiesa con ingresso indipendente. Si ampliò anche il viale d’accesso lungo ben 320 metri.
All’inizio dell’800, nonostante i tempi difficili, i guanzatesi non abbandonarono il loro

santuario e decisero di abbellire il viale costruendo 14 cappelle della Via Crucis. Il progetto venne affidato all’architetto Bolti e fu realizzato nel 1817. Le cappelle vennero affrescate dal pittore Giuseppe Lavelli dell’Accademia di Brera e inaugurate nel maggio del 1819 con una celebrazione straordinaria di cui restano memorie negli archivi parrocchiali. Le cappelle comunque sono state riaffrescate nel 1983 dal pittore Mario Bogani.
Per dare al viale un accesso adeguato, nel 1821 iniziarono i lavori dell’attuale ingresso ad esedra, con quattro piloni su cui vennero collocate le statue dei profeti: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, scolpite dallo scultore Antonio Gelpi e ancora oggi chiamate affettuosamente dai guanzatesi “I quatr’oman”.
Una terza chiesa, a destra del santuario, dedicata a San Giuseppe, fu costruita nel 1873 con l’intento di creare una simmetria estetica a tutto il complesso. Le tre chiese vennero rese comunicanti attraverso due arcate.
Nel 1935 si celebrò nel santuario la chiusura del Giubileo straordinario indetto da papa Pio XI in occasione del 19° anniversario della morte di Gesù Cristo. A memoria dell’evento il card. Schuster dettò un’epigrafe per una lapide di marmo posta sotto il pronao del santuario e ancora oggi leggibile.
Infine, nella ricorrenza del 500° anniversario dell’affresco mariano (1497-1997), venne commissionato allo scultore Mario Toffetti di Mozzanica il nuovo portale d’ingresso in bronzo, dedicato ai vescovi della diocesi di Milano. Nell’occasione si procedette anche al restauro di tutti gli affreschi interni.
Il lungo viale della via crucis
Partiamo dunque dall’ingresso del viale della Via Crucis. È disegnato ad emiciclo con due segmenti di parete che collegano la strada con l’inizio del viale: su quattro pilastri le quattro statue dei profeti Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele dello scultore Antonio Gelpi (1821). Sono appunto i profeti dell’Antico Testamento che hanno preannunciato la Vergine Maria: ancora oggi ci invitano a camminare verso di Lei. Ciascuno reca con sé una tavola con frasi profetiche in latino.
Percorriamo l’intero lungo viale erboso, affiancato a destra da un’alta siepe e a sinistra dalle 14 edicole della Via Crucis, affrescate dal pittore comasco Mario Bogani (1932-2016) che dedicò tutta la sua vita alla pittura sacra, in 300 chiese del mondo. Mentre preghiamo, rivivendo la passione del Signore, ammiriamo la bellezza degli affreschi in uno stile delicato e fortemente espressivo.
Il portale di toffetti
Passo passo ci avviciniamo al santuario che si presenta con una fronte composta da tre facciate simili con timpano (riflettono le tre chiese unite nei secoli), di cui quella centrale, più alta e leggermente aggettante è preceduta da un pronao, un portico a tre archi con quattro colonne di sostegno. Sull’architrave sotto il timpano la scritta: B. Mariae Virgini Dicatum (Dedicato alla Beata Vergine Maria).
Sotto il portico, sulla parete della facciata, tre lunette con dipinti: in quella centrale L’Annunciazione (con la scritta in latino: Ave Piena di Grazia), a destra Il matrimonio tra Maria e Giuseppe (con la scritta: Giuseppe prese Maria come sua sposa), a sinistra La visita di Maria ad Elisabetta (con la scritta: A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?).

Sotto, di fianco alla porta centrale, nei due campi della facciata, due epigrafi: a sinistra quella che racconta la storia del santuario, a destra quella che ricorda le celebrazioni per il XIX centenario della Redenzione (1935).
E veniamo al portale, certamente un capolavoro di Mario Toffetti, lo scultore dei papi. Fu finanziato da alcune famiglie guanzatesi nel 1997. Rappresenta la Storia dei Pastori della Chiesa Ambrosiana. Il portale è stato fuso in un unico pezzo, fa parte quindi del secondo periodo del maestro Toffetti: i primi portali erano infatti costruiti ancora in modo tradizionale, con pannelli singoli saldati sopra una base bronzea.
Lo stile è estremamente efficace, con una raffigurazione in movimento, tracciata mediante un tocco nervoso e profondamente spirituale. A destra è raffigurata la Madonna del Latte affiancata da sant’Ambrogio e san Carlo, i patroni della diocesi di Milano. Nel battente di sinistra salgono verso Maria il beato card. Ferrari, il card. Montini, poi san Paolo VI, e il card. Martini che ha benedetto il portale il 13 settembre 1997. Sotto la serie di vescovi, il beato card. Schuster, inginocchiato in preghiera. In alto sui due battenti cinque angeli in volo e in adorazione. Nella parte bassa del battente destro, un gruppo di persone in preghiera con le mani alzate, tra loro un bambino con fiori in mano: significano il popolo di Dio. Bellissime anche le due maniglie: in quella di sinistra due persone in preghiera, in quella destra il Signore Gesù in croce che li protegge.
L’antica cappella
Entriamo in santuario dalla chiesetta di sinistra, quella originaria, detta di San Lorenzo. È molto semplice, con una volta a botte; sulla parete sinistra un dipinto che raffigura il diacono romano martirizzato nel 258 durante la persecuzione di Valeriano.
Sul fondo si apre l’antica cappella, il luogo più sacro del santuario: sopra, nell’arco trionfale, un affresco del pittore Pietro Busnelli che raffigura la Visita di san Carlo Borromeo al santuario nel 1574 (1945).
La cappella è ricca di pregevoli affreschi del Cinquecento e del Seicento, opera dei figli di Isidoro Bianchi della scuola dei Campionesi. A destra ammiriamo La Natività con la Madonna in adorazione di Gesù e San Giuseppe che l’accudisce. Il Bimbo è posto su una cesta di vimini e sono raffigurati anche due pastori in preghiera: sopra, due angeli volanti che sostengono un nastro con la scritta latina: Gloria a Dio nell’alto dei cieli.
A sinistra, la Presentazione di Gesù al tempio (metà del sec. XVII), una scena movimentata, con al centro il sacerdote che tiene in braccio il Bambino Gesù sopra una sorta di altare. La Madonna conversa con la profetessa Anna che ha un dito rivolto verso l’alto, come per profetizzare a Maria le sue future sofferenze, compito in realtà svolto dal vecchio Simeone che qui vediamo sulla sinistra con due colombe in mano. Completano il quadro altri personaggi tra cui tre donne con bambini.
Nella volta della cappella è raffigurata L’immacolata Concezione, secondo l’immagine dell’Apocalisse: Maria (seduta sulle nuvole e non in piedi) è coronata di dodici stelle, sotto i suoi piedi la luna e il drago (il demonio) che richiama la profezia della Genesi. Attorno, angeli e putti in quantità. Nel catino dell’absidiola, altri angeli rivolti verso la Madonna del Latte.
L’antica immagine
L’antica immagine della Madonna del Latte è posta sopra l’altare della cappella in una cornice circondata da angeli scolpiti, di cui due, al sommo, sostengono una grande corona. L’antico affresco, di anonimo pittore, rappresenta la Vergine con il Bambino che succhia il latte dal seno destro scoperto. Bellissimo il volto della Vergine che guarda i fedeli che a lei si rivolgono, mentre il Bambino Gesù ha lo sguardo rivolto verso di lei.
La Madonna è seduta su un solenne trono e porta una veste rossa con una cintura sotto il seno, coperta da un mantello damascato con immagini di gigli, il fiore che indica la purezza e il candore della verginità.
Il Bambino Gesù porta al collo una collana di corallo con un rosso ciondolo a forma di croce, che richiama la sua passione.
Alla Madonna del Latte di Guanzate fanno riferimento moltissime giovani coppie per chiedere la grazia di un figlio o la felice conclusione di una gravidanza.
A lei si rivolgono con una speciale preghiera: “Scenda larga la tua benedizione Signore della vita sulla nostra famiglia che chiede, per intercessione di Maria tua e nostra madre, di avere dei figli, così che possiamo godere della missione di sposi e di educatori insegnando loro l’amore che nasce dal Vangelo e dalla Chiesa.”
In un ambiente a fianco dell’antica cappella, sono appese le numerose testimonianze di grazie ricevute in tal senso.
Le altre due chiese
A destra della chiesetta della Madonna, attraverso due grandi archi si passa, prima nella chiesa centrale dedicata alla Madonna Immacolata e poi in quella di San Giuseppe. Sono due belle chiese di stile barocco.
Nella prima, nella nicchia sopra l’altare, la statua dell’Immacolata, a sinistra Il Martirio di San Giacomo il minore, affresco di Napoleone Grandi del 1904; nella controfacciata un pregevole organo di Pietro Bernasconi (1885). Nella chiesa di San Giuseppe, la statua del santo nella nicchia sopra l’altare e sulle paraste dell’arco trionfale due episodi della Vita di San Giuseppe, di Pietro Busnelli (1945).