“In conclusione, in considerazione di quanto espresso, consultati le lavoratrici e i lavoratori, si diffida l’Azienda dal procedere con l’attuazione di quanto contenuto in oggetto, ritenendo fondamentale che le conseguenze di un chiaro errore contabile e gestionale non debbano ricadere sulle spalle dei dipendenti che, con impegno e senso di responsabilità, hanno prestato servizio per garantire la continuità tecnica e amministrativa successivamente l’entrata in vigore della Legge Regionale 23/2015”. Quella riportata, è la parte finale delle cinque pagine di documento con il quale le Forze Sindacali diffidano l’Asst Ospedale Maggiore di Crema a procedere con il recupero delle somme erogate a 116 dipendenti per le ore straordinarie lavorate da questi negli anni 2016, 2017 e 2018. La “diffida” porta la firma di Sabrina Negri e Roberto Dusi, rispettivamente segretari generali dalla Cgil Cremona e dalla Cisl Asse del Po.
Come anticipato dal nostro giornale – sia online sia sul numero cartaceo di sabato 5 giugno – i 116 dipendenti (quasi tutti dirigenti non sanitari e personale del comparto tecnico-amministrativo, alcuni già in pensione) dovrebbero restituire somme “indebite” che vanno da un minimo di 4,02 euro a un massimo di 12.310,74 euro, per un totale complessivo che ammonta a 145.810,82 euro. Il provvedimento dell’Azienda Ospedale nel procedere al recupero dell'”indebito” è frutto di una delibera del 14 maggio scorso, punto finale di un’articolata attività istruttoria e di controllo portata avanti dagli organismi preposti dell’Asst cremasca.
Gli straordinari percepiti dai dipendenti sono quelli relativi alle ore lavorate a seguito della Riforma Sanitaria Lombarda del 2015, che ha visto passare all’Asst alcune competenze prima in carico all’Asl: ciò ha comportato una gestione e organizzazione di nuovi servizi, un compito affidato al medesimo personale chiamato, pertanto, a maggiori ore di prestazione professionale. Ore che, evidenzia la Dirigenza dell’Ospedale Maggiore nella delibera del 14 maggio, sarebbero state retribuite dalla precedente Amministrazione non attraverso i fondi appropriati, ma mediante un “utilizzo erroneo della voce del Bilancio”. Da qui, il procedimento che ha portato alla richiesta di restituzione delle somme definite con il termine “indebito”.
Chiaro il malumore dei 116 dipendenti, che si sono attivati unitamente alle sigle sindacali. E oggi, ecco il documento di “diffida” siglato dai settori Funzione Pubblica di Cgil e Cisl. Nell’articolata valutazione dei fatti, i Sindacati ripercorrono quanto avvenuto negli anni 2016, 2017 e 2018, richiamando anche le “progettualità” specifiche che sarebbero state definite durante “rapporti formali e informali intercorsi tra la Direzione Aziendale e i dipendenti interessati”. Richiamando norme di legge e riferimenti tecnico-burocratici, i Sindacati invitano l’Azienda Ospedale, se si dovesse procedere con il recupero delle somme, a “valutare l’effetto, in termini di clima e benessere organizzativo, che tale manovra può comportare a livello di gestione del personale”. Inoltre, si rimarca che “la Corte dei Conti, sul caso specifico, non si è ancora espressa con sentenza”.
I Sindacati, riferendosi alla definizione di “erroneo” utilizzo della voce di Bilancio di esercizio “Debiti vs dipendenti”, si domandano anche “come i bilanci consuntivi relativi agli anni 2016 e 2917 siano stati regolarmente approvati e trasmessi a Regione Lombardia (la quale non risulta si sia espressa in termini di irregolarità). Inoltre, non si comprende come mai, in quegli anni, il Collegio Sindacale non si sia espresso diversamente, specialmente dal momento che un componente è rimasto lo stesso anche negli anni successivi”.
Dopo altre valutazioni e riferimenti, i segretari generali di Cgil e Cisl, Negri e Dusi, “diffidano l’Azienda – come detto all’inizio – dal procedere con l’attuazione di quanto contenuto” nella delibera del 14 maggio scorso.
È atteso ora il riscontro-risposta da parte dell’Asst Ospedale Maggiore. Che, evidentemente, non mancheremo di riferire.