Non è contento, ma “contentissimo”, Davide Simonetta, autore di due delle canzoni in gara alla 71a edizione del Festival di Sanremo le quali, testo e musica, hanno visto la luce nel suo studio di Bagnolo Cremasco. La sua Chiamami per nome del duetto Francesca Michielin e Fedez è, infatti, salita sul podio, meritando il secondo posto, mentre Dieci di Annalisa si è piazzato al settimo. Un Sanremo per lui “veramente positivo”, vissuto nella duplice veste di autore e per la prima volta anche produttore, quanto “anomalo”, rivelatosi però “il più emozionante che abbia fatto”.
Come hai vissuto le serate del Festival l’autore di due brani in gara tra i Big?
“Me lo sono guardato tutto. Anche quest’anno ero a Sanremo, con la differenza che, mentre gli anni passati, mi prenotavano un albergo, c’erano delle interviste da fare e poi assistevo al Festival a Teatro, stavolta c’erano delle regole ferree. Facevamo due tamponi al giorno e
con Fede e il suo staff siamo rimasti ‘segregati’ per una decina di giorni, dal giovedì precedente fino alla fine del Festival, in una splendida villa sul mare, a una decina di chilometri da Sanremo. Fede andava a cantare, noi lo guardavamo in televisione. Dieci minuti dopo l’esibizione, Fede tornava a casa e seguivamo il Festival insieme. Siamo
stati bene. Vivere a contatto con l’artista è stato veramente emozionante, anche se sono stati giorni intensi: durante il Festival c’è sempre molta ansia. Non dormi mai e continui a guardare classifiche e risultati”.
Un commento sulle esibizioni di Francesca Michielin e Fedez e su quella di Annalisa…
“È come se ci fossi andato io su quel palco. La prima sera ho proprio pianto, dopo l’esibizione di Francesca e Federico, non tanto per la qualità tecnica o la performance in sé, quanto nel vedere Federico e Francesca molto emozionati di portare un brano del genere. La stessa cosa mi è successa per Annalisa. Quando le cose vanno bene, mi lascio andare così. Di Federico, poi, mi stupisce sempre la fragilità e la sensibilità. Volendo, avrebbe potuto fare l’ospite e presentare un suo singolo. Avrebbe potuto anche cantare in playback, come tanti ospiti negli anni, invece ha deciso di gareggiare, per divertirsi e cantare. Io
stesso glielo avevo sconsigliato. Sanremo, infatti, premia sempre le belle voci e lui non è un cantante, come Jovanotti: non gli è richiesto di cantare intonato, ma di essere espressivo. Non so quanti, come lui, avrebbero rischiato”.
Esperti e giornalisti hanno definito questo Festival ‘rivoluzionario’: dai fiori assegnati anche agli uomini, grazie alla Michielin (‘Fantastica!” interviene Simonetta), ai vincitori in quanto gruppo rock. Rivoluzionaria è stata anche l’assenza del pubblico. Per te qual è stata la vera rivoluzione di questo Sanremo?
“La rivoluzione per me, banalmente, è stata farlo, contro l’opinione di tanti. L’idea di far ripartire il settore e ostinarsi, pur con tutte le precauzioni del mondo, è stata la carta vincente. Tutti i settori sono stati colpiti, compreso il nostro, e finora non c’era stato mezzo
segnale concreto di una ripartenza, a parte Scena Unita (ndr il Fondo privato promosso da artisti ed enti privati a sostegno dei lavoratori della musica e dello spettacolo). Con Sanremo 2021 il segnale è stato dato: si è mossa la produzione, sono usciti dei dischi, il Festival ha dato lavoro a tanta gente, tra fonici, truccatrici, ecc. Era il segnale di ripartenza più grande che potesse essere dato, in un momento storico dove, ti dico la verità, faccio fatica a vedere una via d’uscita. Sanremo, poi, in questi giorni ha fatto compagnia a tanti. Lo vedo come il campionato di calcio: una sorta di conforto per chi sta in casa dalla mattina alla sera e aspetta che giochi la Juve”.
Quale canzone di Sanremo 2021 avresti voluto aver scritto tu?
“Guarda, adoro Madame, mi piace tantissimo come scrive e soprattutto credo che abbiamo visto una ragazza di 18 anni con una notevole personalità. Bisogna essere coraggiosi per cantare su quel palco. C’è chi è teso ed eccede, chi dà poco, chi invece il giusto e lei, inoltre, ha scritto una bella canzone. Mi è piaciuto molto anche il gruppo La Rappresentante di Lista”.
Di Sanremo a dicembre 2020 era stato scritto: ‘Cast giovane per un pubblico di nicchia’. La 71a edizione ha visto, infatti, molti cantanti giovani e non popolarissimi, a forte influenza indie. Per te Sanremo 2021 è stato quel temuto Festival delle nicchie?
“È stato un bel Sanremo, a tratti rivoluzionario. I Maneskin, che io reputo una proposta pop vestita di rock, hanno portato sonorità abbastanza nuove. Anche il pezzo di Colapesce e Dimartino, che vengono messi nel calderone dell’indie, è stato abbracciato tantissimo dalla
gente. Per me è stato, quindi, il festival delle canzoni, dove, per forza, ci dev’essere un ricambio generazionale. Un cast fatto solo da veterani sarebbe stato un po’ scontato. Per il momento, poi, che stiamo vivendo, ripartire dai giovani è stato forse anche giusto”.
Ti è piaciuta Orietta Berti, una delle protagoniste indiscusse di questo Festival?
“Ma sai che sì! Devo dire che ha fatto il suo onestissimo Festival. Tra l’altro, cosa che probabilmente non è mai successa nella storia, è entrata lunedì scorso, 8 marzo, nella ‘Top 50’ di Spotify Italia”.
Archiviato Sanremo 2021, quali progetti hai in serbo ora? Sentiremo un tuo pezzo quest’estate?
“È appena uscito il disco di Noemi, che contiene una mia canzone, scritta insieme a Roberto Casalino, un amico fraterno e autore importante, con il quale lavoro parecchio (ndr è l’autore di ‘Magnifico’, ‘L’essenziale’, ‘Non ti scordar mai di me’). Abbiamo, poi chiuso il disco di Annalisa (uscito venerdì 12 marzo, ndr). Tanti altri artisti avranno dei dischi con i miei pezzi, ma ammetto che l’estate non è tantoil mio campionato, perché in generale sono un po’ scuro. Anche Bimbi per strada, uscito l’anno scorso con Fedez, era estivo, ma molto
malinconico, lontano da Karaoke. Prima o poi, però, mi piacerebbe uscire dalla comfort zone e affrontare il pezzo estivo, cercando di dare un altro taglio all’estate. È un sogno al quale sicuramente un giorno lavorerò”.