Il territorio, la sua compattezza sui temi fondamentali e le sue priorità, la sanità, l’università e altro in questa intervista a Marco Degli Angeli, brillante consigliere regionale cremasco dei Cinque Stelle. Il grillino interviene anche sulla Revisione dell’Ats Val Padana e la nascita di un nuovo ente provinciale più vicino alle comunità.
“Le mozioni a favore di un superamento dell’attuale definizione geografica dell’Ats Val Padana che via via stanno vedendo l’approvazione sono un segnale forte, condivisibile e da sostenere. Oggi l’Ats non riesce a soddisfare, come è organizzata, le esigenze di una sanità a misura del territorio. Questo non funzionamento è uno degli aspetti di cui si dovrà tener conto nel superamento della Legge 23”.
Una presa di posizione di grande maturità e consapevolezza da parte degli enti locali cremaschi…
“Esatto! Per questo l’abbiamo portato a gran voce nell’Istituzione regionale: il Pirellone non può non ascoltare. È necessario riportare il diritto alla salute e la sua organizzazione più vicina alle comunità. Che sia attraverso una nuova Ats della Provincia di Cremona, soluzione che da sola forse non sarebbe sufficiente, o attraverso una revisione totale della Legge regionale e delle strutture intermedie e operative, l’importante è non perdere di vista l’obiettivo e il bisogno che emerge da sindaci e cittadini”.
Che ci dice del PreSST?
“A livello provinciale si dovrebbe lavorare in modo compatto per vedersi riconosciuti almeno 5 PreSST: Crema, Rivolta d’Adda, Soresina, Cremona e Casalmaggiore. L’emergenza sanitaria in corso, infatti, ha messo in evidenza le criticità dei servizi sanitari territoriali, tra cui proprio i servizi di prevenzione, i poliambulatori, i consultori e i medici di famiglia che hanno fatto fatica a intervenire in modo coordinato ed efficace sul territorio. L’offerta va capillarizzata per incontrare i bisogni dei cittadini.
Tutti servizi che dovrebbero essere inclusi, in ottica di rete, in uno degli obiettivi territoriali attraverso l’implementazione, con 5 anni di ritardo, di uno o più PreSST, o meglio di ‘Case della Comunità’ come definito dalla proposta di legge del M5S Lombardia che mi vede tra i firmatari. Dobbiamo ragionare in termini di servizi territoriali diffusi: a mio avviso, per il Cremasco, oltre a un PreSST a Crema, sarebbe fondamentale definirne un altro a Rivolta”.
Il tutto – dite – va incardinato in un nuovo paradigma di maggior valorizzazione del servizio pubblico.
“L’obiettivo è questo e sta emergendo a gran forza sotto la voce ‘medicina territoriale’ dai Consigli comunali scelti dai cittadini, che fanno sintesi dei bisogni esplosi in questi mesi di maggiore attenzione al tema sanità. È proprio nel solco di questo dibattito che vogliono collocarsi le nostre tre proposte di Legge: Superamento delle Ats; Istituzione delle ‘Case della Comunità’ ogni 15.000 abitanti; Accreditamento delle strutture. Le abbiamo messe sul tavolo nei mesi scorsi come proposte inter-operanti, per costituire una piattaforma di dibattito alla modifica della Legge 23. Hanno anticipato e ricalcano i rilievi fatti a Regione dal Ministero della Salute”.
È il momento di agire, insomma.
“I termini sono chiari. Fontana e la sua Giunta non hanno scuse. La bocciatura è arrivata ed è stata sonora da parte di Agenas, l’ente incaricato a dare un giudizio terzo. In 120 giorni va elaborata una nuova Legge sanitaria lombarda che deve nascere dal confronto di esperienze e competenze, dall’ascolto delle comunità e che non dovrà essere costruita a tavolino da manager e contabili. Il Cremasco deve far sentire la sua voce in modo compatto e unitario, pretendendo servizi sanitari pubblici a misura del nostro territorio” .
Lasciamo la sanità. Come replica se le dico “rilancio della sede universitaria” di Crema?
“Valuto ovviamente positivamente l’aver intrapreso un percorso per la riqualificazione dell’immobile e mi auguro il successo nel bando Cariplo, ma più della scatola a me interessa il contenuto, e qui sono piuttosto critico poiché non riesco a trovare molta innovazione in quel che viene definito ‘innovation hub’. Al momento si è semplicemente trovata una nuova sede al corso di Infermieristica e all’Its della Cosmesi, mentre si è perso di vista l’aspetto accademico e di ricerca pubblica, fulcro e motore pulsante di ogni hub. Mi riferisco alla perdita dell’Opt Lab del prof. Righini, il cui trasloco a Milano è ormai certo, non oltre il 31 gennaio. La spinta innovativa l’avevamo già in casa. Si sarebbe dovuto lavorare maggiormente per raccogliere sostegno esplicito al progetto da parte di tutti gli stakeholder del territorio, prima cremaschi, poi cremonesi e lombardi. La dipartita di ricercatori è grave dal punto di vista culturale ed economico. Basti pensare che grazie alla presenza della Ricerca Operativa, a Crema, tramite il progetto Ad-Com per il mondo della Cosmesi, sono arrivati sul territorio cremasco alcuni milioni di euro”.
Nascerà una nuova Fondazione…
“Mi auguro che la nascitura Fondazione, che da quello che ho capito, sarà comunque priva di un comitato scientifico, sappia promuovere al meglio le potenzialità del progetto di rilancio dell’hub sulle iniziative già avviate e contestualmente del Centro europeo di Matematica applicata (Ercam) e possa riportare la ricerca operativa a Crema. Senza gli ingredienti di ricerca pubblica, formazione e accademica e innovazione etica, sostenibile e accessibile rischiamo di snaturare il progetto originario. Va salvaguardata la destinazione della sede universitaria, evitando che un così importante bene pubblico venga dato in concessione o uso per soddisfare interessi di soggetti diversi dalle istituzioni che rappresentano i cittadini cremaschi”.