MANIFESTAZIONE – In piazza baristi, commercianti e ristoratori: diritto al lavoro! Così è la morte delle P. Iva [video]

Protesta pacifica in piazza a Crema lo scorso novembre

In piazza per la libertà e per il diritto al lavoro. Oltre duecento persone – tra ristoratori, baristi, dipendenti di negozi ed esercenti – hanno manifestato in piazza questa sera. Un’iniziativa pacifica e apolitica, annunciata la scorsa settimana alle forze dell’ordine, presenti in quantità in piazza Garibaldi, ma di fatto inoperose. Pattuglie presidiavano anche in piazza Duomo.

“Non si curano le malattie chiudendo le attività economiche e culturali”, si leggeva su un cartello. Qualche parolaccia c’è stata, i toni via via si sono lievemente alzati, ma nessun problema di sicurezza e incolumità. Lumini e bandierine d’Italia a terra (a significare il cimitero delle Partite Iva, “la morte dei 30enne e 40enni di oggi, che hanno investito in attività), bandiere tricolore al vento, un’artista di strada sui trampoli, di rosso vestita, con una colomba tra le mani. Anche per il mondo della cultura e dello spettacolo il periodo è durissimo. Tra gli organizzatori il ristoratore e produttore di birra Francesco Groppelli del Flumen: “Siamo qui per informare e manifestare, su tutto quello che esercenti commercianti e ristoratori hanno dovuto subire per adeguarsi. Abbiamo avuto spese economiche poi ci han detto ‘chiudiamo ancora tutto’. Non ci stiamo, non siamo virologi ma non ci sembra giusto. Il nuovo decreto porterà alla morte di 600.000 Partite Iva che vogliamo rappresentare stasera. Non siamo negazionisti, ma la pandemia va gestita meglio a livello nazionale”.

Baristi e ristoratori, insomma, hanno detto chiaramente che dopo aver rispettato tutti i protocolli e i dpcm si sentono presi in n giro. Spontaneo per Groppelli è partito un applauso, rifiutato dall’oratore: “Non siamo qui per farci battere le mani, ma a denunciare il fatto che tante attività a Crema non ci stanno più dentro economicamente. Non possiamo lavorare a singhiozzo, fino alle  12, poi alle 18, in sei al tavolo, poi in quattro… rivendichiamo il diritto al lavoro! Abbiamo sempre agito nell’interesse del cliente, la sua salute è la nostra. Ma questa cosa non è stata percepita ai piani alti! Se non si lavora si accumulano i problemi, non si risolvono!”, ha dichiarato ancora l’organizzatore. “Non siamo untori come ci vogliono far passare, il massacro è un altro, è a Roma”, ha aggiunto un collega.

LA VICINANZA DELL’AMMINISTRAZIONE

Abbiamo raccolto anche un intervento dell’assessore al Commercio Matteo Gramignoli, presente in piazza: “Una manifestazione che nel cuore del suo significato ha il rispetto mio personale e dell’amministrazione. Siamo vicini a ristoratori, baristi e commercianti – ci ha detto -. Comprensibile il loro sfogo, anche perché da sempre hanno avuto, per la stragrande maggioranza, comportamenti molto corretti. In questo periodo hanno rispettato le norme. Certo la situazione è complicata, ma è giusto farsi sentire, in ogni caso, nei modi corretti. Come amministrazione comunale siamo al fianco dei nostri commercianti”.
Spazio poi ad altri interventi al megafono. “Continuando così scoppiamo””, ha urlato un ragazzo. “Non diamogliela vinta, andiamo avanti a lavorare onestamente, non chiudiamo le Partite Iva, facciamo gli scontrini. Grazie a tutti i presenti per il sostegno”, ha ripreso la parola Groppelli. “Il problema è sempre stato nelle strade e noi nei locali – ha sostenuto un partecipante con cappello da chef -. C’è stato chiesto di allinearci ai protocolli, anche rigidi, e lo abbiamo fatto riducendo di molto i coperti e gli incassi, distanziando tutto e tutti. E ora ci fanno chiudere. Titolari o dipendenti poco cambia, ci fanno chiudere e basta”. Qualcuno ce l’aveva con i bonus vacanze: “Quest’estate spiagge piene e oggi le stesse persone che lo hanno permesso chiudono le nostre attività. Un’assurdità. Il Covid è negli assembramenti, non nei negozi e nei locali”. “Siamo in piazza perché la nostra dignità è alta: non vogliamo soldi, ma far rispettare il diritto al lavoro”, s’è lamentato un altro ristoratore. Giuliana, titolare di Partita Iva nel settore degli allarmi, otto anni fa s’è trasferita da Roma a Crema con la sua attività: “Fino a oggi tutto bene, anzi grazie per come mi avete accolta. Siamo stati 75 giorni in casa, tutto era chiuso e ora anche questo. Ho scelto di versare le mie tasse qui, in Lombardia, perché si tramutassero in servizi. Non è giusto!”. Queste le voci dei “nostri” commercianti.