Papa Francesco: “Battezzare un figlio è un atto di giustizia”. Rinati dall’acqua e dallo Spirito

Pontefice
Papa Francesco e uno dei 35 neonati battezzati ieri, in occasione della solennità del Battesimo del Signore
Gesù esce, sale dal Giordano, così come il popolo di Israele era salito dal Giordano per entrare nella terra promessa.È l’episodio posto all’inizio della vita pubblica di Gesù, il battesimo, ed è interessante notare che nelle letture e nel Vangelo di questa domenica, che conclude il tempo liturgico del Natale, troviamo la parola giustizia. In Isaia: “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano”. Negli Atti degli apostoli: “Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia”. In Matteo, nella risposta di Gesù a Giovanni al Giordano: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Il battesimo, una decisione che sorprende Giovanni Battista: “Il Messia non ha bisogno di essere purificato; è lui invece che purifica”, ha ricordato il Pontefice all’Angelus. “Ma Dio è il Santo, le sue vie non sono le nostre, e Gesù è la via di Dio, una via imprevedibile”.
Giovanni aveva dichiarato che “fra lui e Gesù esisteva una distanza abissale, incolmabile. Non sono degno di portargli i sandali, aveva detto. Ma il Figlio di Dio è venuto proprio per colmare questa distanza fra l’uomo e Dio. Se Gesù è tutto dalla parte di Dio, è anche tutto dalla parte dell’uomo, e riunisce ciò che era diviso”, ha affermato il vescovo di Roma.

Papa Francesco ha versato l’acqua sul capo di 32 neonati, nella Cappella Sistina, e ha affermato che “battezzare un figlio è un atto di giustizia, per lui. Perché nel battesimo gli diamo un tesoro, un pegno: lo Spirito Santo” che “lo difenderà, lo aiuterà durante tutta la vita”.
Il battesimo di Gesù è anche motivo per riflettere sulla relazione con la storia del suo popolo, il popolo di Israele. Proprio nella Cappella Sistina abbiamo la rappresentazione iconografica di due storie, o, meglio, di due diversi inizi di una storia che si interseca: guardando la parete di fondo, il michelangiolesco Giudizio universale, a destra vediamo il Battesimo di Gesù del Perugino, e di fronte, dello stesso autore, il viaggio di Mosè in Egitto. Quest’ultimo è l’evento fondatore della fede di Israele: la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, e l’ingresso nella terra promessa, dopo la prova del deserto e il passaggio del Giordano. Ma, come sappiamo, Mosè vedrà la terra promessa solo dal monte Nebo.

Gesù compie lo stesso cammino ma in modo inverso: la missione di proclamare la liberazione dalla schiavitù del male, conclude il cammino che vede la prova del deserto dopo il passaggio del Giordano. Gesù, in sostanza, percorre le stesse tappe iniziali della storia di Israele, ma lo fa al contrario portando così a compimento quello che per Israele era solo profezia, promessa. Gesù esce, sale dal Giordano, così come il popolo di Israele era salito dal Giordano per entrare nella terra promessa. “Chiede di essere battezzato – ha detto Papa Francesco all’Angelus – perché si compia ogni giustizia, si realizzi cioè il disegno del Padre che passa attraverso la via dell’obbedienza filiale e della solidarietà con l’uomo fragile e peccatore”. “È la via dell’umiltà e della piena vicinanza di Dio ai suoi figli”. Anticipo del tempo di Pasqua, cioè lo scandalo della croce. Ancora una volta “adempie ogni giustizia”: non scende dalla croce, ma compie fino in fondo la volontà del Padre.

Si è soffermato, il Papa, sul brano di Isaia, che annuncia “la giustizia del Servo di Dio”. Ha dichiarato: “Realizza la sua missione nel mondo con uno stile contrario allo spirito mondano: non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. È l’atteggiamento della mitezza, della semplicità, del rispetto, della moderazione e del nascondimento, richiesto anche oggi ai discepoli del Signore”. La comunità cristiana, nell’azione missionaria, “è chiamata ad andare incontro agli altri sempre proponendo e non imponendo, dando testimonianza, condividendo la vita concreta della gente”, ha affermato Francesco all’Angelus.

Matteo, nel suo Vangelo, scrive che appena Gesù fu battezzato, si udì una voce che diceva: “Questi è il figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Riscopriamo il nostro battesimo, chiede Francesco, perché “come Gesù è il figlio amato del Padre, anche noi rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo sappiamo di essere figli amati, oggetto del compiacimento di Dio, fratelli di tanti altri fratelli, investiti di una grande missione per testimoniare e annunziare a tutti gli uomini l’amore sconfinato del Padre”.