Cremonese – ‘Stracci d’oro’, sfruttamento della manodopera irregolare. Organizzazione criminale sgominata dalla Polizia

Quattro arresti e dieci indagati costituiscono il bilancio dell’operazione ‘Stracci d’oro’ conclusasi ieri mattina all’alba con il trasferimento in carcere di tre persone, la disposizione dei domiciliari per una quarta e l’obbligo di dimora per altre tre (delle quali due irreperibili) tutte accusate d’aver reclutato e sfruttato manodopera irregolare. L’operazione condotta dalla Polizia di Cremona ha interessato oltre alla provincia di Cremona quelle di Lecco, Como e Reggio Emilia  ha smantellato una organizzazione gestita da nordafricani (Tunisini e marocchini) con il coinvolgimento di un italiano, napoletano residente nel Varesotto, dedita alla raccolta di stracci e indumenti usati che poi venivano stoccati e inviati con navi nel Continente Nero. Un sodalizio criminale con base a Soresina, paese ad alta densità di stranieri, soprattutto del Nord Africa, che aveva deciso di fare business (si parla di un giro d’affari pari a 200/300mila euro) sfruttando richiedenti asilo o migranti irregolari che cercavano di racimolare qualche euro. Perché di questo si trattava, 3 euro per ora di lavoro con turni massacranti e senza il rispetto delle norme in materia di sicurezza e igiene sui posti di lavoro. Per non parlare della definizione del rapporto di lavoro, del tutto irregolare.

Tutto è venuto alla luce a seguito di un incidente stradale che nell’aprile del 2018 aveva portato alla morte, lungo la strada Soresina Trigolo, di due stranieri che viaggiavano su un cassonato uscito di strada nel cui vano erano stati fatti salire richiedenti asilo. La circostanza aveva immediatamente fatto scattare le verifiche dei poliziotti che sono riusciti a risalire all’organizzazione del caporalato che reclutava stranieri per sottopagarli e farli lavorare nella raccolta di vestiti usati in buono stato che poi venivano poi inviati in Tunisia e rivenduti. Raccolta e stoccaggio, attraverso biglietti affissi ai campanelli delle porte e veri e propri cassonetti comparsi qua e la non solo nel Cremonese, venivano gestiti proprio dalla manodopera sottopagata che poi consegnava il tutto nei magazzini di stoccaggio agli aguzzini ai quali non restava altro che riempire container e inviarli in Africa.

Filmati custoditi nello smartphone di uno dei ragazzi sfruttati, coinvolto nel sinistro di Trigolo, hanno consentito agli investigatori di farsi ragione di scene di lavoro in condizioni disumane e di avere contezza dei movimenti dei caporali e di alcune delle basi utilizzate come magazzino. L’attività investigativa è proseguita per diversi mesi con intercettazioni telefoniche e pedinamenti e con gli stranieri sfruttati visti sfamarsi in gruppo con una sola scatoletta di tonno o bere dalle pozzanghere. Ieri mattina la conclusione dell’operazione con la rete criminale sgominata attraverso le disposizioni del giudice messe in atto dalle Forze dell’Ordine. In carcere sono finiti O.A., tunisino di 36 anni ritenuto il capo dell’organizzazione, A.H., marocchino di 42 anni e A.O.H., 46 anni tunisino. Agli arresti domiciliari un italiano di 61 anni – A.S. le sue iniziali – residente in provincia di Varese mentre K.E., marocchino di 34 anni domiciliato in provincia di Lodi, è stato sottoposto all’obbligo di dimora. Due le persone risultate irreperibili durante l’operazione e di conseguenza ricercate: A.M., 40 anni e A.R., 43 anni, entrambi marocchini.